XXIV - L'essenziale è invisibile agli occhi (I)

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   Un brivido freddo percorse il corpo di Shen, risvegliando i sensi e portandolo gradualmente dal sonno allo stato cosciente. Aprendo lentamente gli occhi, dovette proteggerli dalla luce che proveniva dalle finestre lasciate aperte e la sua mente impiegò solo tre secondi per passare dallo stato semi-cosciente ad uno spasmo di panico che lo svegliò del tutto. Un martello pneumatico sembrò aver preso possesso della sua testa. Poi, la consapevolezza di ciò che era successo colpì a tradimento, facendo crollare quel muro che avrebbe dovuto resistere a tutto. La respirazione era affannosa, mentre Shen si sedeva sul bordo del letto e posava le mani tremanti sulle ginocchia. Temendo che l'ansia avrebbe preso il sopravvento, si concentrò sul respirare profondamente un paio di volte, finché la sensazione di avere un elefante che camminava sul suo petto non fosse sparita. Punte delle dita che percorrono curve marcate, le mani che accarezzano delicatamente, i profumo che inebria i sensi, le braccia che stringono l'unione di due corpi... I ricordi offuscati mozzavano il fiato, mentre il professore cercava disperatamente di scacciarli, con gli occhi chiusi per non vedere la figura che giaceva accanto a lui. Si era ripromesso che non gli sarebbe più accaduto di lasciarsi andare, ma sembrava che il destino avesse di nuovo cominciato ad andargli contro. Voleva solo dimenticare. Agguantò la camicia sul comodino, la indossò e la abbottonò, mentre lo sguardo finiva sullo specchio che svelò un taglio sul labbro. Non sarebbe sparito molto in fretta, il che avrebbe reso difficile la prospettiva di poter dimenticare. Deglutì. Si alzò lentamente dal letto, pronto all'inevitabile ondata di vertigini che lo accolse, rischiando di farlo crollare di nuovo sul letto. Riuscì a rimanere in piedi ed inspirando qualche altra volta, riprese quasi del tutto il controllo.

 E' solo un altro giorno.

  Indossò la giacca che raccolse da terra ai piedi del letto e inforcò gli occhiali presi dal taschino interno; li portava sempre dietro per abitudine, perché le lenti dopo un po' gli davano fastidio. - Chissà dov'erano finite... - Pur esitando in un primo momento, alla fine Shen finì per voltarsi ad incontrare finalmente la figura di Zhao: russava lievemente, la schiena nuda illuminata dai raggi del sole, il viso affondato nel cuscino sotto il quale nascondeva un braccio. Notò il braccio bendato penzolare oltre il letto, il ferretto che teneva ferma la benda si era staccato e la fascia si era allentata. Nonostante tutto, convenne fosse meglio non lasciare il detective scoperto, così lo raggiunse nel suo lato del letto, sistemò la benda, gli tirò il lenzuolo fino alle spalle e per evitargli un bruciore agli occhi che avrebbe aumentato il suo sicuro mal di testa, tornò indietro a chiudere finestre e tapparelle. La semi oscurità avvolse la stanza. Uno stato d'animo simile a quello che Shen stava provando, mentre usciva dalla villa. Dovette pararsi di nuovo gli occhi dalla luce diretta del sole, prima di veder apparire il signor Zhao. Sentì il cuore scappare un battito, ma sorrise cordialmente, sebbene dallo sguardo truce che l'altro gli rivolse non doveva essere contento di vederlo.

- Buongiorno, signor Zhao. -

- Cosa ci fai tu qui? -

- Sono venuto a controllare se suo figlio si fosse ripreso, ma evidentemente dorme ancora. L'ho riportato io a casa ieri sera. Mi scuso a nome di entrambi per non esserci congedati dalla signora Song. Mi recherò personalmente alla villa. -

- Gentile da parte tua, ma dal momento che mio figlio insiste a fare queste bravate, imparerà anche ad uscirne da solo, che lo voglia o no. Buona giornata. -

  Il signor Zhao passò oltre senza un'altra parola, con lo sguardo basso, come a non voler incontrare quello di Shen. Un sorriso beffardo si dipinse sulle labbra di quest'ultimo, prima che raggiungesse la strada e si allontanasse a passo svelto. L'uomo non si era nemmeno preso la briga di chiedergli chi fosse; probabilmente l'aveva già saputo dal figlio. Ma era meglio così, la cosa più importante era andarsene da quel posto. Fece qualche metro quando evitò per un pelo che un'Alfa Romeo verde scuro lo travolgesse. L'autovettura si fermò con una brusca frenata ad un palmo da lui e ne uscì Lucy, con le mani in avanti e un'espressione terrorizzata.

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