《Ricordò che aveva paura di innamorarsi proprio per questo struggente dolore dell'attesa.》
[Orhan Pamuk]♧
Liria era in camera sua, sdraiata sul letto a guardare il soffitto, quando Veronica entrò. Era passato sì e no un quarto d'ora, da quando si erano parlate per telefono, e la Lodge, vedendo l'amica sana e salva, si tranquillizzò.
"Che diavolo, Liria! Mi hai spaventata, lo sai? Credevo che ti fosse successo qualcosa..."
La mora spostò il suo sguardo sulla figura elegante della ragazza appoggiata allo stipite della porta. La fissò dritta negli occhi, tentando di far sembrare che tutto andasse bene, il suo volto non lasciava trasparire nessuna emozione. Veronica si sedette sul letto, vicino a lei.
"Stai piangendo?"
"Magari..." Commentò di rimando la Anderson. "Ho tre anni di sonno da recuperare, e dicono che le lacrime aiutino a dormire. In quel caso sì che piangere mi farebbe stare meglio."
La Lodge assunse un'espressione smarrita. Normalmente non si sarebbe curata dell'abituale sarcasmo di Liria, eppure, in quel momento, un campanello d'allarme nella sua testa gli disse di non lasciarsi ingannare. Qualcosa non andava, ne era certa.
"È per tua zia? Ti ha fatto disperare di nuovo?"
"È per Jughead." Mormorò la Anderson. "Io e lui..." Non terminò nemmeno la frase, Ronnie aveva già capito tutto.
"Ma è impossibile! È totalmente impossibile!... Tu... Lui..." Balbettò. "Ieri sera..."
"Lo so. E preferirei dimenticarlo."
"Dio, sono... Scioccata! Credevo che foste anime gemelle."
"Phf..." Sbuffò Liria, mentre si metteva a sedere sul davanzale della finestra. "Sono stata un'illusa, una dannatissima illusa..."
"Ma... Perché? Sembravate così uniti. Perché avete deciso di..."
"Lui lo ha deciso, io mi sono solo adattata. E vai a capirlo, il perché... Credevo che andasse tutto bene. Credevo che l'unico della famiglia a non rendersi conto dei dettagli fosse Tom, e invece..." Arricciò le labbra. "Forse ho fatto male, a fidarmi di Jughead. Mia zia lo detesta a priori, ed è sbagliato, ma magari se l'avessi ascoltata... Mi sento così maledettamente stupida."
"Non devi. Senti, per quanti io possa conoscerti, so che ti rifiuterai di ascoltarmi, che negherai ogni cosa e cercherai in ogni modo di sminuirti, perché è così che Liria Anderson si pone ai problemi, ma credimi: se non ti fossi fidata di lui, sarebbe stato un grave errore."
"Come fai a saperlo? Non ci parli mai, neanche vi salutate."
"Non c'entra niente, niente di niente. Io ho visto come ti guardava, come si comportava con te, ho visto la preoccupazione sul suo viso quando non c'eri... Liria, se questo non è amore, cos'è allora?"
"Cosa importa?! Ormai non conta più nulla..." La mora spostò lo sguardo sulla pioggia fuori dalla finestra.
Molto probabilmente Veronica continuò a parlare tentando di rincurarla, ma lei era troppo sovrappensiero, per ascoltare.
"Non mi ha guardato neanche in faccia... Non ha nemmeno avuto il coraggio di guardarmi in faccia, capisci? Per tutto il tempo non ha fatto altro che tenere gli occhi puntati sull'erba, come se avesse avuto un fottutissimo macigno a tenergli il capo chinato..."
"Codardo..." Mormoro la Lodge.
"Mi ha fatto correre dall'ospedale al parco dopo che ero appena svenuta." Veronica sospirò, sedendosi poi sul davanzale di fianco alla mora. "È frustrante, sai? Non sapere nemmeno il perché di tutto questo... Vedere che fuori diluvia, e non riuscire a trovare un motivo per cui non potremmo essere sotto la pioggia insieme. Io e lui, solo noi due... È frustrante sapere che non esiste più un noi, ma non capirne la causa."
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Rebel [Jughead Jones]
Teen Fiction[COMPLETA] Liria Anderson. Un nome, zero certezze. Il fatto che sia orfana e il suo immancabile sarcasmo sono le uniche cose che il mondo, senza alcun impegno, può conoscere di lei. Il resto è un dilemma, un codice indecifrabile scritto con l'inchio...