Capitolo 32

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Eliza pov

Torno nel mio dormitorio sconfitta, affranta. Ho sbagliato praticamente tutto nella mia vita. Forse l'unica cosa che so fare bene è studiare, e per questa storia l'ho anche trascurato. Decido quindi di rimettermi in carreggiata, mi chiudo in stanza e studio fino a tarda notte. Se c'è una cosa che riesco a fare, è studiare tante ore di fila. Non mi sono fermata per niente, dalle 2pm alle 2am sono stata sui libri. Ho provato una sensazione di appagamento quando ho realizzato di ricordare tutto ciò che avevo imparato in quella giornata immensa, e nelle altre giornate che son trascorse.

Oggi mi sento meglio. Domani ci sarà l'esame e sono pronta per passare questa sessione come ho sempre fatto, e finire tutti i miei esami per poi laurearmi. Sono orgogliosa di me stessa.
Niylah non si è più fatta viva, sono morta per lei e beh, come biasimarla? D'altro canto, io anche ho fatto finta che non sia mai esistita. Credo che dopo una batosta simile l'ultima cosa che voglia vedere sia il mio nome sul display del suo telefono.
La cosa che fa ancora male però, è esser stata lasciata da Alycia, definitivamente, totalmente. E' tornata con Costia, è tornata ad essere succube di quella strega.

Sono distesa sul letto mentre tanti pensieri mi frullano nella testa. Il suono della voce di Lindsey mi riporta alla realtà:

"Eli, c'è qualcuno per te. Vi lascio, raggiungo Anya alle scuderie." - sono ancora a fissare il soffitto. Tanto chi sarà mai! Sicuramente qualcuno che vorrà i miei appunti.

"I miei appunti li pagate, mezze seghe, fareste bene a studiare!" - rispondo acida senza muovere il capo. Dall'altra parte regna il silenzio. Non sentendo nessuno mi spazientisco.

"Oh, cazzo mi hai sentita o sei forse sordo? I miei appunti li pag..." - mi esprimo con un tono abbastanza inalberato mentre mi alzo dal letto, mettendomi a sedere. Quello che vedo però, mi fa rimanere a bocca aperta, fa arrossire le mie gote e mi impedisce di terminare la frase.

E' Alycia.

E' di fronte a me che mi fissa, senza dire una parola. Solo mi guarda. I nostri occhi si incrociano per un tempo indefinito, ci guardiamo senza dire nulla. I suoi occhi verdi mi rapiscono, mi portano ai confini del tempo. Mi sembra di guardare un quadro di così tanta maestosa bellezza da provocarmi un senso di appagamento. Mi scende una lacrima nel guardare quella vasta distesa verde che sono le sue iridi, il mio cuore batte forte, lo sento pulsare nelle orecchie, in pancia, in gola. Ho quasi timore che lei riesca a sentirlo.

"Ciao Eliza." - mi dice dopo forse due minuti.

"Ciao." - le rispondo intimidita.

"Ho trovato Lindsey nei corridoi. Ci tenevo a vederti." - mi risponde con una immensa ed apparente calma, ma le sue mani la tradiscono, dato il loro leggero tremore.

"Come mai?" - le porgo quest'interrogativo che mi sta divorando le meningi.

"Domani hai l'esame con me, volevo chiarire le cose tra di noi una volta per tutte. Non voglio che tu possa compromettere in qualche modo il tuo esame data la mia presenza." - mi spiega giustificandosi e cercando di prevenire eventuali inghippi. E' venuta qui, nel mio dormitorio, per fare come Ponzio Pilato: lavarsene le mani. Ed io che pensavo chissà cosa. Nel mio cervello rimbomba la frase:
"Sei una stupida illusa".

"Non credo ci sia nulla da chiarire. Credo sia tutto molto chiaro. Non preoccuparti, perché non comprometterò il mio esame solo perché i tuoi fottuti occhi mi rendono schiava della persona di merda quale sei." - le dico tutto d'un fiato, dandole le spalle e alzandomi dal letto fingendo di fare qualcosa per evitare il suo sguardo e per smorzare la tensione.

"Perché non mi guardi negli occhi mentre me lo dici?" - mi risponde diretta.

Sono fottuta.

Questa stronza ha un potere su di me immenso. Questa stronza mi ha ancora in pungo.

"Perché mi fai schifo, i miei occhi non riescono più a guardarti come una volta." - le rispondo e so che sto solo dicendo una marea di minchiate.

"Mi hai detto che mi ami, Eliza."

"Certo, e tu non mi hai mai risposto. Mi hai però fatto capire bene ogni cosa con i tuoi atteggiamenti di merda." - le rispondo alzando la voce.

"Non urlare ti prego, sai che non potrei stare qui."

"Non potevi fare tante cose ma le hai fatte, quindi adesso di cosa ti preoccupi?" - stavolta questo glielo dico ad un palmo dal suo viso, la fisso e poi trattengo il fiato.

"Calma Eliza, calma, è solo una fottuta stronza che prenderesti volentieri a cazzotti."

"Eliza, non sono venuta qui per litigare." - mi risponde con tono pacato.

"Ah no? Volevi chiarire vero? Pensavi davvero che ti avrei detto "Oh cara Alycia del mio cuore, entra pure, accomodati, non preoccuparti, è tutto passato, il fatto che tu mi abbia trattato come una bambola di pezza non ha avuto alcuna ripercussione sulla mia persona!" - sono sempre più vicina alla sua faccia. E sto gesticolando come una matta.

"Non intendevo farti questo, lo sai bene."

"AH NO? HO LASCIATO NIYLAH PER TE! Capisci? Ho mandato a puttane una relazione con l'unica persona che davvero s'interessava di me. Ma no, l'ho lasciata per tu mi hai fottuto il cuore e anche il cervello e non me li hai mai ridati indietro. Non vedo l'ora che quest'anno finisca perché non voglio vedere la tua faccia di merda MAI PIU'. Sai che c'è? Domani farò il tuo esame, sarò come sempre brillante, mi laureerò e uscirò finalmente da quest'inferno." - mi manca il fiato, sto parlando a raffica, le sto vomitando addosso tutto il mio odio.

"T..tu, hai lasciato Niylah? Non lo sapevo." - mi risponde quasi dispiaciuta. Annuisco e le mie lacrime smettono di trattenersi e scendono lungo le mie guance.

"Sei una grandissima stupida Eliza. Di nuovo ti mostri debole ai suoi occhi."

"Non volevo farti del male Eliza. Ti prego, non piangere. Non sopporto vederti star male." - la sua mano cattura una mia lacrima e questo gesto riscalda il mio cuore fino ad ora ghiacciato dall'odio. Affondo di nuovo il mio sguardo nelle sue iridi. Le sue pupille si allargano, mi guarda, non dice altro, la sua mano è ancora sul mio viso. Mi accarezza piano ed io mi abbandono al suo tocco. Mi avvicino di più alle sue labbra, con cautela, con calma, sempre diffidente e terrorizzata che possa respingermi. I suoi occhi continuano a fissarmi, poi, le mie labbra catturano la loro attenzione. Fissa il mio neo che le ha dato tanti crucci tempo fa. Le mie mani decidono di posarsi sui suoi fianchi, ma lei non si divincola, non si allontana. Rimane lì ferma, ad accarezzarmi. Continuo ad avvicinarmi alle sue labbra, che sono adesso ad un millimetro dalle mie. Le sfioro e il mio cuore perde un battito, poi, piano, schiudo le mie e catturo il suo labbro inferiore. Poi, lei compie il gesto che tanto aspettavo. Mi attira a sé e preme con forze le labbra sulle mie. Mi chiede il permesso di entrare e glielo concedo, così le nostre lingue si toccano nuovamente dopo tanto tempo, e le sensazioni che tutto ciò mi provoca sono estreme. A parole non possono essere spiegate. Le sue mani si fanno quindi più audaci, vagano sul mio corpo senza una meta ben precisa, mi accarezzano, sollevano la mia maglietta e si posano delicatamente sulla mia schiena e, d'altro canto, le mie fanno lo stesso. La mia mano vaga tra i suoi capelli, scende lungo il suo collo. L'attiro a me per sentire tutto il calore del suo meraviglioso corpo. Il contatto tra le nostre pelli nude mi provoca interminabili brividi. Mi lascio sfuggire un gemito mentre mi aggrappo al suo collo e, sento che qualcosa non va. Il mio tatto percepisce qualcosa sotto la sua pelle, qualcosa che non mi piace.

Senza farle capire nulla e tocco ancora quel piccolo, minuscolo rialzo. Sembra sia presente una pallina sotto la sua pelle. Non aveva mai avuto niente di simile prima. Il mio sesto senso parte all'attacco: è opera di Costia, le ha inserito, chissà come, qualcosa dietro il collo, forse per controllarla. Mi stacco da lei per un attimo.

"Merda." - esclamo in preda al panico.

"Cosa c'è? Forse non dovevamo." - mi dice giustificandosi.

"Ma no, stai zitta. Toccati dietro la nuca." - le prendo la mano e la porto sulla zona.

"Cosa cazzo è?" - esclama anche lei in preda al panico.

"Io, un'idea ce l'ho, ma non prendermi per pazza."

"Te lo prometto." - mi dice, preoccupata.

"E' un microchip. Qualcuno ti controlla. E so anche chi." - le dico con fermezza.

"Chi?" - mi chiede sperando di non sentir uscire dalla mia bocca quello che pensa.

"Costia."

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