IX. Dio sceso in Terra (Anna)

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Ore 22:07; Moonlight Beach.

Rimango appoggiata alla Bugatti Veyron di mio padre anche quando vedo Melanie con la mia R8, affiancare la Aston Martin ONE 77 di Manuel, a cui ho gentilmente chiesto di non seminarla e testare le sue abilità quanto basta per capire se possiamo lavorarci affinché vinca il Campionato.

Non ho ancora detto a mio zio del piano, ma so che si arrabbierà molto. Ci tiene davvero tanto che vinca questo Campionato per fare il mio grande debutto, e fino a qualche giorno fa ero decisa di non deluderlo, eppure mi sono resa conto che Melanie ne ha più bisogno di me, al momento. Farla entrare nel giro è l'ultima opzione di una lista lunghissima di decisioni tra cui poter scegliere per poterla aiutare. Stavo pensando anche di prestarle il denaro necessario, più un bonus che potrebbe aiutarli ad andare avanti nel mondo delle corse e concederle qualche sfizio che non si è mai potuta permettere.

Questa giornata mi è servita per conoscerla meglio, osservare il suo modo di approcciarsi alle persone e anche di pensare. Sembra una brava ragazza, e da quanto ho capito, è contenta di essere entrata nella mia cerchia ristretta di amici personali.

<< Tu non partecipi? >> La voce metallica mi distoglie dai pensieri, facendomi voltare a destra verso Emìle.

<< Sai che non mi piace stare al centro dell'attenzione, quando non sono costretta. >> ribatto, sorridendo.

"Il momento è giunto."

Annuisce, sedendosi sul cofano della Bugatti con un balzo. Le cicatrici risplendono sotto la luce del lampione e mi fanno rabbrividire al punto che sono costretta a distogliere lo sguardo. Non passa giorno senza cui mi ripeta che, se è conciato così, è solo colpa mia e che se potessi, tornerei indietro.

<< Quel Giammarco ti ha più dato fastidio? >> digita, facendomi sospirare. Ormai è un capitolo chiuso della mia vita.

<< Da quando è partito per l'Università, non l'ho più sentito. Prima della partenza ha cercato di contattarmi, ma non ho avuto il coraggio di rispondere alla telefonata. >> ammetto. << So che Laura è andata insieme a lui, decisa a continuare l'ultimo anno di liceo lì in Francia. >>

<< In Francia? >>

<< Non mi chiedere il perché, non lo so nemmeno io. >> Faccio spallucce, poggiando la testa sulla sua spalla. << Avere Manuel accanto è stata la mia ancora di salvezza. >>

Rimane in silenzio, accarezzandomi i capelli come faceva sempre quando ero bambina ed ero triste per un brutto voto a scuola, o perché uno dei soliti bulletti mi aveva buttato la merenda nel cestino. Decide di prendere parola solo dopo un lungo minuto di riflessione. << Lo ami davvero così tanto, bambina mia? >>

Annuisco senza pensarci due volte. Emìle mi stinge al suo petto e ricambio la stretta, lasciandogli un bacio sulla guancia intoccata. << E proprio perché lo amo che ho deciso di dare ascolto alle sue parole. Ti voglio bene, zio, te ne vorrò sempre. Qualsiasi cosa accada. >>

Lo sento spostare le braccia per digitare sull'apparecchio; so già cosa mi chiederà. << Non eri arrabbiata con me perché non mi sono fatto sentire per due anni? >>

<< Si, ma mi rendo conto che, messo a confronto con ciò che ti ho fatto, non è nulla. >> sussurro con gli occhi ricolmi dalle lacrime che ho trattenuto per troppo tempo. << Mi dispiace così tanto... così tanto... >>

<< Non ho bisogno di perdonarti, perché quando ho riaperto gli occhi, il mio primo pensiero, sei stata tu; perché so che non è colpa tua; perché ti amo di bene, nipotina mia. Te ne voglio così tanto che farei qualsiasi cosa per farti felice. Sei la figlia che non ho mai avuto. >> conclude, e sento delle gocce d'acqua finire sul mio collo.

L'Incantatrice - La Caduta del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora