XVIII. Perché? (Anna)

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Il mio sguardo non lascia quello di Ilyà per un solo secondo, ma continuo a tenere le pistole puntate contro Denvers, in caso decida di fare qualche mossa avventata.

Non so come riesca ancora a tenere tutti i sensi in allerta, nonostante stia perdendo molto sangue. La ferita brucia e se provo a muovere la gamba, sento il proiettile spostarsi e affondare ancora di più dentro la carne.

Deglutisco rumorosamente, mentre il patrigno di Ilyà continua a riaprire le cicatrici del figliastro come se fosse del pesce da sfilettare. La mia curiosità dice di guardare, mentre il buonsenso conviene che sia meglio continuare a fissare lo sguardo negli occhi di Ilyà piuttosto che in tutto quel sangue.

La vista del sangue non mi è mai piaciuta - ed è uno dei motivi per cui ho subito scartato medicina per l'Università - e sono sicura che la colazione sarebbe rigettata sul pavimento - stavolta per davvero.

Scruto attentamente gli occhi color ghiaccio di Ilyà che continuano a rimanere impassibili e immobili, come se non volesse che guardassi Denvers continuare a sfregiare la sua schiena. Ero sincera quando dissi che non volevo sapere nient'altro sul biondo, perché se mio zio, o lui, non ha voluto dirmi nulla riguardo al passato, deve esserci un motivo. E sono sicura che il suo trascorso continui a torturarlo ogni giorno che passa. Sapere che la madre è morta neldarlo alla luce e che il padre gli faceva del male, mi basta per capire con chi ho a che fare.

E probabilmente anche Ilyà deve aver capito che non ce l'ho con lui più di tanto, anche se la bugia ancora brucia dentro.

<< E ne aggiungiamo un'altra come simbolo del tuo tradimento. >> dichiara Denvers dopo un minuto di estenuante silenzio. Non un solo rumore si è sentito - cosa alquanto strana poiché siamo in un ufficio. << Così impari a voltare le spalle alla famiglia. >>

Lo vedo strofinare il coltello sporco di sangue sulla manica bianca della camicia, come se fosse nulla e ritorna a posto, mentre Ilyà si infila di nuovo la maglietta; le pistole sempre puntate su quella bestia del padre.

<< Ilyà. >> gracchio, schiarendomi la voce; lui mi lancia un'occhiataccia - tanto per cambiare. << Andiamocene. >>

Annuisce, e si alza lentamente, trattenendo una smorfia di dolore. Faccio leva sulla gamba sana, mettendomi in piedi - seppur zoppicante - e non accenno a mettere via le pistole; ho il cuore che batte forte nella cassa toracica, e quasi ho paura di rischiare un collasso davanti a loro.

Lunghi rivoli di sudore freddo percorrono la mia schiena, così come il sangue continua a fuoriuscire copioso dal foro del proiettile; stringo i denti, irritata.

"Se potessi, l'avrei anche tolto a mani nude. "

Indietreggio, trascinando la gamba e tocco la porta con la schiena; Ilyà, invece, si avvicina alla postazione della segretaria. Aggrotto le sopracciglia, senza capire e quando lo vedo stringere le chiavi della Lamborghini, intuisco e distolgo lo sguardo.

<< Siete dei poveri illusi se pensate di uscire fuori di qui vivi, e soprattutto trovare il Lottatore. >>

<< Ci sottovaluti. >> rispondo telegrafica, facendogli un occhiolino che lo infastidisce e quando faccio un cenno con il capo verso la porta, Ilyà capisce che è il momento di levare le tende.

Usciamo il più velocemente possibile dallo studio, chiudendoci la porta alle spalle e lancio un'occhiata al lungo corridoio davanti a noi, nel quale vi sono delle brevi strisce di sangue. La mia mente è in totale confusione, non capisco più cosa stia facendo e soprattutto, se ho fatto la cosa giusta nel non indagare ulteriormente su Ilyà.

L'Incantatrice - La Caduta del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora