I. Afraid of her. (Melanie)

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Ore 14.30; Washington D.C.

<< Stringi quella curva! >> La voce di mio padre nell'auricolare.

Un rivolo di sudore attraversa la mia fronte, mentre accelero e stringo la curva, per non farmi superare dalla Porsche. Pigio sull'acceleratore per aumentare la distanza tra la Boxter e la mia Lamborghini bianca.

<< Brava la mia bimba! Vai così, Mel! >> esulta mio padre, quando taglio il traguardo.

Mi abbandono sul sedile, e i muscoli in tensione si sciolgono, così come tutta l'ansia accumulata. Batto una mano sul volante, lanciando un urlo di felicità.

<< Sei ammessa, piccola. Sei stata ammessa! >> Altre voci di sottofondo esultano e riconosco anche quella di mio fratello Riordan, che esulta più per il fatto che sua sorella abbia tagliato il traguardo viva piuttosto che essere arrivata prima.

Diminuisco la velocità quando sono vicino al box del mio sponsor, e accosto, saltando giù dalla Lamborghini in men che non si dica.

Sfilo il casco, e corro all'interno del box alla ricerca della mia famiglia. Mi faccio strada tra la massa di persone che viene da me per congratularsi, e salto addosso a Riordan appena individuo la sua posizione.

<< Ce l'ho fatta, Rio! >> urlo al suo orecchio, tendendo le braccia in alto.

<< E grazie a Dio sei viva. >> sussurra, stringendomi a sé come se potessi scappare. << Sai che sono contrario a ciò che stai facendo. >>

Mi stacco dal nostro abbraccio, facendo un passo indietro con volto amareggiato. << Riordan, non ho altra scelta. Le nostre condizioni economiche non sono delle migliori, e questo torneo è ciò che ci serve per andare avanti. >>

<< Ne riparliamo a casa... >> sussurra, abbattuto. << Vai da papà. >>

Annuisco, e dopo avergli lasciato una pacca sulla spalla corro da mio padre, che mi aspetta seduto nella postazione di comando.

Lo abbraccio da dietro, poggiando il mento sulla sua spalle; mi accarezza i capelli. << Grazie, Melanie. Per tutto ciò che stai facendo. >>

"Vorrei diventare sorda."

<< Pa', smettila. È la centesima volta che me lo ripeti in una mattinata! >> ribatto, giocosamente.

<< Si, ma la figlia in questione domani mattina prenderà un volo per Los Angeles. >> continua, sbuffando. << E rischierà la vita. >>

Per l'ennesima volta della giornata, gli ripeto che andrà tutto bene, mettendolo a tacere una buona volta per tutte. Poi mi ordina di tornare a casa, per riposarmi un po' dopo la gara stressante e avvertendomi che lui e Rio sarebbero rimasti per sistemare le ultime cose nel box.

Quando vado a cambiarmi nel bagno della pista, quasi ho le lacrime agli occhi al solo pensiero di lasciarli qui, soli. Sono tutto ciò che ho, e li amo più della mia stessa vita.

A volte rimprovero me stessa, per non essere abbastanza, per non riuscire a guadagnare qualcosa di più dalle corse. Ma, dopotutto, cosa può fare una ragazzina di diciannove anni che l'unica cosa che sa fare decentemente è guidare un'auto e smontarne i pezzi?

Grazie ai vari lavori part-time di mio fratello Riordan riusciamo ad arrivare a fine mese, senza doverci preoccupare degli avvoltoi: le banche. Siamo costretti a dosare ogni singolo centesimo che spendiamo, dato che con i soldi che nostra madre ci ha lasciato in eredità ci pago le modifiche per la Huracan e l'Università di ingegneria.

L'Incantatrice - La Caduta del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora