XXVIII. Puzza di bruciato (Melanie)

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Ore 13:17; ospedale.

<< Ilyà. >> 

Attiro la sua attenzione, affiancandolo. Il biondo mi lancia un’occhiataccia, per poi riportare lo sguardo sullo schermo del cellulare. Da quando Manuel si trova in ospedale, non l’ho sentito pronunciare parola una sola volta. Anche se non sembra, è distrutto; si nota dalle occhiaie e dal colorito più pallido del solito. 

<< Come stai? >> domando, sedendomi anche a mia volta sul divanetto. Il mio sguardo si sposta automaticamente sul corpo inerme di Manuel sul lettino. È passata quasi una settimana dall’incidente, ma la situazione non è cambiata di molto. 

Ilyà mi lancia l'ennesima occhiataccia, intimandomi di tacere, ma non gli do retta. 

<< Con Anna non avete ancora chiarito? >> 

Riesco a cogliere un guizzo della mascella, come se avessi appena toccato un tasto dolente, ma il suo sguardo rimane impassibile. 

Mi trastullo qualche secondo nel silenzio della stanza, aspettando il momento giusto per sganciare la bomba. Tutti gli altri sono andati a mangiare al ristorante poco distante dall'ospedale. 

<< Deve esserci un motivo per cui la tratti in questo modo. Nessuno lo fa, senza una valida motivazione… A meno che non sia sadico. E non credo tu lo sia. >> ammetto tranquillamente, sfilandogli il cellulare di mano. 

Riesco a dare un'occhiata a ciò che stava combinando, prima che ne riprenda possesso; una chat in quello che mi è sembrato russo con un certo Mikel. 

<< Iniettati una buona dose di fattacci tuoi. >> sibila, bloccando lo smartphone e riponendolo in tasca. 

Scuoto la testa, ridacchiando e incrocio le braccia al petto. << La principessina è suscettibile quando si tocca l'argomento "Anna", uhm? >>

Alza gli occhi al cielo, sbuffando. << Parla colei che non sa nemmeno gestire la propria famiglia. >> 

Il sorrisetto sulle mie labbra muore. Quando non sa dove andare a parare, Ilyà colpisce sempre nei tuoi punti deboli. Lo sto imparando a mie spese. L'unica che sembra rimanerci male, nonostante sappia sia un modo per difendersi, è Anna. Molto probabilmente, l'unica che ha riposto fiducia in lui fino all'ultimo momento. Diversamente da me che non mi sono mai fidata. 

Forse non è una cattiva persona come vuole dare a vedere, ma c'è qualcosa che mi puzza di bruciato. Deve esserci un motivo per il quale si comporta così con tutti, e deve avere per forza a che fare con il suo passato. 

Basti vedere ciò che è successo nella sede dei Servizi Segreti. 

<< Posso essere totalmente sincera con te, Ilyà? >> Mi alzo dal divano per spostarmi alla finestra, vicino il letto di Manuel. Non mi risponde, quindi o non gli interessa, oppure vuole sentire ciò che ho da dire. << Credo che ci sia qualcosa che non ci stai dicendo riguardo il tuo passato. >> 

<< Non credo siano cose ti riguardino. >>

Ridacchio, puntando i miei occhi nei suoi, gelati. Questi pensieri non hanno fatto altro che ronzarmi in mente dall'incidente, e ho aspettato il momento adatto per espormi. Momento che, adesso, è giunto. 

<< Me? Oh, no, non riguardano me. >> Inarca un sopracciglio. << Ma Anna e tutti coloro che tengono a te. Sai, ti conosco solo da un paio di settimane, non so molto di te, ma non sei la prima persona che incontro ad avere un carattere del genere. >> Sorrido, malinconica. << Si chiamava Kim. Era una mia compagna di classe al liceo. Lei era quel tipo di persona che non voleva nessuno attorno a sé, era schiva, rispondeva bruscamente a tutti. Rimase con noi solo due mesi, prima di trasferirsi in Norvegia. Non le avevo mai rivolto la parola, m'incuteva troppo timore e me la facevo sotto quando incontravo il suo sguardo, anche solo per puro caso. >> 

L'Incantatrice - La Caduta del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora