XXIX. Chiudiamo la faccenda. (Ilyà)

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Ore 17:50; Hotel.

Quella Melanie non mi piace proprio. 

Non faccio altro che pensare alle sue parole e, più lo faccio, più mi rendo conto che non devo parlarne ad Anna. 

Con uno scatto stizzito, richiudo il borsone e passo una mano fra i capelli. Vorrei tornare a quel punto della mia vita in cui non la conoscevo. Prima, era tutto più facile. 

Qualcuno bussa alla porta della camera, e riesco già a immaginare chi vi sia dietro. << Entra. >> 

La porta si apre. Mi accomodo sul letto, con le braccia incrociate e pronto per la ramanzina. 

<< Se stai aspettando che ti faccia la ramanzina, hai fatto bene a metterti comodo, perché qui ne avremo ancora per un po. >> Brian mi punta un dito contro, per poi richiudere la porta alle sue spalle. 

<< Non sei mia madre. Quante volte dovrò dirtelo? >> ribatto, inarcando il sopracciglio. 

Ci conosciamo sin da quando ho messo piede in Italia, insieme a Emìle. Non è cambiato molto da allora, ed è una delle poche persone che rispetto e ascolto. Solitamente è un'ottima fonte di consigli, ma ogni tanto si crede mia madre e mi rimprovera quando faccio qualcosa che non gli va a genio. 

<< Sì, lo sono, in queste circostanze. >> Mi lancia un'occhiataccia, facendo un mezzo sorriso. << Perché non me l'hai detto? >>

Alzo gli occhi al cielo, scocciato. Sembra che tutti vogliano farsi gli affari miei. << Perché non lo ritenevo importante...>> 

Brian scoppia a ridere, avvicinandosi anche lui al letto e poggia il borsone nero accanto al mio. << Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Avevi la stessa espressione scocciata di adesso. Però, mi dicesti una cosa che non scorderò mai. >>

La mia faccia si trasforma in una smorfia di disgusto. << Non voglio ricordare, e non è il momento più adatto per parlarne. >> 

Mi lancia un'occhiata di traverso, come per dire "Con chi credi di avere a che fare", ma non insiste ulteriormente. Sa che in quel periodo conobbi quella ragazza, e ciò che dissi rispecchiava perfettamente le mie intenzioni. Tuttavia, adesso, si sta rendendo conto che, quelle parole, stanno assumendo una posizione a mano a mano meno importante dentro di me. 

<< Lo sai che devi parlarle. >> dice, rompendo la quiete apparente che si era creata. 

Alzo gli occhi al cielo, scocciato. << Emìle non sa proprio tenere la bocca chiusa. >> 

Ridacchia, ma la sua espressione si fa seria. << Emìle ha a cuore la salute di sua nipote, come dargli torto. Dovresti capirlo meglio di tutti... >>

Ha ragione, e non ho il coraggio di ammetterlo. Sto proteggendo mia sorella. 

<< Anna non le torcerebbe un capello, lo sai. Adora tua sorella. >> Scuoto il capo, e lui capisce immediatamente ciò che intendo dire. << Sei tu il problema. >> Annuisco. << Ilyà... non hai nessuna colpa. Non puoi farci niente, e non potevi farci qualcosa già allora. >>

<< Non capirà. >> ammetto, puntando lo sguardo sul muro asettico della camera. << Non è il momento giusto. >> 

Sospira, e mi poggia una mano sulla spalla. << Non sarà mai il momento giusto. Hai fatto di tutto pur di allontanarla da te, e ha funzionato, ma ne sei davvero così sicuro? >>

<< Non saremmo andati d'accordo a prescindere. >> Faccio spallucce. << è irritante. >> 

Lo sguardo di Brian incrocia il mio per qualche secondo. Ha capito quale sia il problema, ed Emìle prima di lui. 

L'Incantatrice - La Caduta del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora