XIII. Non era questo che volevi? (Ilyà)

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Osservo il corpo sinuoso di Anna allontanarsi sempre di più da me mentre si dirige dentro la villa. Sbuffo e richiudo la tenda, passando una mando tra i capelli.

Torno a sedermi sul cofano della macchina, aggrottando le sopracciglia, confuso. Lancio un'occhiata alla giacca nera che non ho avuto il coraggio d'indossare, e adesso è abbandonata a se stessa appesa allo specchietto dell'auto.

Sono confuso. Non riesco a capire cosa stia succedendo dentro la mia testa.

Non ho mai dato particolarmente peso alle risposte di Atena, convinto che poi sarebbe tornata a rompere le scatole come suo solito. Probabilmente lo davo per scontato perché, durante le nostre discussioni, lottava fino all'ultimo e non voleva mai lasciarmela vinta.

Questa volta, invece, ho percepito qualcosa di diverso nell'aria.

Ha incassato il colpo, si è alzata e se n'è andata con un'espressione affranta. Nessuna risposta tagliente, nessun "Me la pagherai", e, ancora peggio, nessun insulto.

"Non era questo che volevi?"

Incrocio le braccia al petto, alzando gli occhi al cielo; un brivido mi percorre la schiena.

Tutto ciò che ho fatto, tutte le risposte taglienti che le davo erano finalizzate a farla allontanare da me; eppure, adesso che ho ottenuto ciò che tanto agognavo, sento che qualcosa di mai provato si sta smuovendo dentro il mio corpo. Non riesco a capire se sia delusione, tristezza, o rimorso; sono emozioni che non ho mai provato.

Me ne sono sempre fregato di ciò che le mie parole potessero scatenare dentro le altre persone. Con tutti, anche con lei, ma adesso sento di aver fatto un passo falso, un grande errore; però, non riesco a dare una valida spiegazione.

Sbuffo, scocciato. Mai prima d'ora mi era capitato di sentire le emozioni sfuggire al mio ferreo controllo, di non sentirmi in grado di tenere tutto dentro e rinchiuderle in una scatola.

Dentro il suo sguardo c'era una scintilla; scintilla che conosco benissimo, poiché la vedo nello sguardo di quasi tutte le persone che hanno a che fare con me: ha abbandonato la battaglia, gettato l'arma e lasciato che le puntassi la mia al suo collo finché non è stato scomodo. Adesso, ho raggiunto il mio scopo, ma non mi sento soddisfatto, sotto un certo punto di vista.

Probabilmente si sarà offesa per il modo rude in cui le ho risposto, ma, come le ho già detto, sono cose che non la riguardano. Non riesco a capire perché si ostina così tanto a volersi impicciare della mia vita privata.

Il suono dello strusciare della tenda giunge alle mie orecchie, e mi giro di scatto. Lancio una veloce occhiata alla figura, prima di distogliere lo sguardo e puntalo nuovamente sul cielo.

<< Hai litigato con Anna... di nuovo. >> La voce metallica mi provoca un leggero senso di fastidio. << L'ho vista che se ne andava via con una faccia che diceva "Ti ammazzo" e anche "Sono stanca". Non ho mai visto una combinazione di questo genere sul volto di nessuno. Dubito anche sia possibile averla. >>

Sbuffo, irritato del suo sarcasmo che compare sempre nei momenti meno adatti. << Non dovresti essere qui. >>

Tace, probabilmente domandandosi se vuole realmente intraprendere un discorso. Poi decide che sì, vuole chiedermi cosa sia successo, e si avvicina a passo lento, posizionandosi di fronte a me.

<< So che dovrei essere in hotel, perché potrei essere d'intralcio alla missione, ma volevo assicurarmi che tutto stesse procedendo secondo i piani. >> afferma, digitando velocemente sul dispositivo. Punta lo sguardo nel mio: ghiaccio contro ghiaccio. << Cosa è successo? >>

L'Incantatrice - La Caduta del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora