XIII. A modo mio.(Anna)

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Ore 10:30; San Diego.

Ho sempre pensato che Ilyà fosse un rompiscatole primordiale, ma non immaginavo così tanto.

<< Evita di far uscire il tuo lato da stupida, non fare domande senza senso e niente faccia da ebete. >> continua imperterrito, con il tono di chi sta parlando con una bambina di cinque anni e non di diciotto. << È uno dei miei contatti più vecchi e importanti, perciò evita di farlo scappare, perché ha meno pazienza di me. >>

Tiro il freno a mano, e le ruote della Bugatti strisciano per terra per qualche metro, sbalzando il nostro corpo avanti. Sono allo stremo delle forze, non fa altro che darmi della stupida da quando ha messo piede dentro la macchina e – erroneamente – ho dimenticato di togliere il freno a mano, accelerando bruscamente. Un'altra volta perché il volume della musica è troppo alto, di nuovo perché gli fa schifo il genere che ascolto – e tutti quelli che mi conoscono sanno che i pezzi musicali sono qualcosa a cui tengo quasi quanto la Porsche -, e ancora perché il semaforo è giallo e ho preferito rallentare che aumentare l'andatura.

<< Ce la pianti? >> urlo, battendo una mano sul volante. Se prima rischiavo una crisi di nervi, adesso sto esplodendo come una bomba a orologeria. << Non ce la faccio più con te! Smettila di darmi costantemente della stupida. Non so cosa ti abbia fatto, ma ti chiedo scusa, purché tu la smetta. Non ti tollero più! Ancora mi domando se la persona che ho visto a Capodanno, sia la stessa che ho qui accanto. >>

Hanno ragione quando dicono che il buongiorno si vede dal mattino, e la mia giornata è iniziata malissimo: mentre facevo colazione, ho urtato il tazzone del latte con il gomito e tutto il contenuto mi è andato addosso, guastando l'unico paio di pantaloncini puliti che avevo e sono stata costretta a indossare i pantaloni lunghi nonostante fuori ci siano quaranta gradi all'ombra; un genio di turno mi ha graffiato la macchina che avevo lasciato nel parcheggio dell'hotel, e adesso sulla fiancata sinistra sfoggio un bellissimo graffio lungo ben quindici centimetri abbondanti; a una rotatoria un pazzo con la moto mi ha tagliato la strada – dato che qui, gli STOP, nonostante siano a caratteri cubitali, passano inosservati – e quasi lo mettevo sotto; concludendo in bellezza: quando sono scesa dalla macchina per entrare nell'hotel di Ilyà, ho erroneamente pestato la coda di un cane che aveva deciso di appostarsi a fare i bisogni sulla ruota della Bugatti, e mi ha inseguito per una decina di minuti buoni, mentre – invano – tentavo di seminarlo, correndo.

Ilyà rimane in silenzio – probabilmente per la prima volta nella sua vita – e riprendo fiato, provando a darmi una calmata.

<< Scusa, okay? La giornata è iniziata malissimo, e mi dispiace se ti ho risposto male, ma proprio non sono in vena di stare ad ascoltare. >> Tolgo il freno a mano, inserendo la freccia a sinistra per potermi reinserire nel traffico dell'autostrada. << Oggi la mia pazienza è stata messa a dura prova, specialmente da un cane che sembrava desiderare profondamente d'infilzare i canini dentro un mio polpaccio. >> Provo a buttarla sul ridere, ma – ovviamente – non ricevo risposta.

Per ingannare il tempo, metto Torn di Ava Max e canticchio sottovoce, tentando di ritrovare il buon umore. La musica mi ha sempre aiutato nei momenti di tristezza. Non riesco ancora a capire come mai Ilyà sembra avercela così tanto nei miei confronti, dato che mi limito a stuzzicarlo solo talvolta ma ormai ho capito che non è il genere di persona da cui ti puoi aspettare una risata come risposta a una battuta.

L'Ilyà che ho qui accanto sembra l'opposto di ciò che ho conosciuto a Capodanno. Non è la stessa persona che mi ha abbracciato per consolarmi, per tenermi compagnia e rispettando il mio silenzio. Ancora non mi capacito come mio zio e Manuel possano riporre così tanta fiducia in lui. Se si comporta così solo con me, è probabile che sia perché sono l'unica femmina nella Piramide e gli dia fastidio.

L'Incantatrice - La Caduta del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora