X. Incapace. (Melanie)

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Ore 12:30; Hell Pub.

<< Che nome ridicolo. >> borbotta Anna, parcheggiando la Bugatti in un vicoletto isolato vicino al luogo dell'incontro.

<< Non hai tutti i torti... >> concordo, stringendo la tracolla della borsetta. << Però mette inquietudine. >>

Sento Anna sospirare, per poi spegnere il motore della macchina e uscire dall'abitacolo. << Sei sicura di voler venire? >> domanda per la prima volta da quanto le ho chiesto di farmi venire per assistere alla discussione con il famoso ragazzo dagli occhi d'oro. Forse per curiosità, o forse perché pensavo che Anna avesse bisogno di supporto, poiché Manuel questa mattina è occupato con una gara al circuito.

L'idea del supporto è andata a farsi benedire quando mi ha fatto vedere la pistola che teneva nascosta nei pantaloni, sotto la camicia a quadri, perciò ho optato per la solidarietà.

Annuisco. << Sono sicura. Ti ho chiesto io di venire, e adesso non mi tiro indietro. >>

Non risponde, facendo scattare la chiusura automatica della Bugatti – che ho scoperto essere di suo padre – e con passo deciso si dirige verso la porta a vetri rossi e neri, dove vi è affisso il cartello "Hell Pub". Per trovare il posto siamo state costrette a spostarci in periferia, dove è, appunto, ubicato l'edificio. Un grande e alto palazzo in mattoni con tre finestre per ognuno dei quattro piani.

<< C'è una Ferrari qualche metro più in là... forse è la sua. >> Le indico la macchina bianca poco più indietro, in un angolo d'ombra. << Memorizzo la targa. Faremo delle ricerche anche su quella macchina... un proprietario deve averla, e se scopriamo anche da dove proviene, potremo avere qualche informazione dal fornitore. >>

<< Probabile. >> conferma Anna, bussando alla porta a vetri perfettamente pulita, diversamente dal marciapiede che è ricolmo di cartacce, siringhe e bottiglie vuote di birra e alcolici vari. << Voglio sapere cosa nasconde questo Howard. Non mi piace proprio. >>

La porta si apre all'improvviso, e la faccia di un asiatico ne fa capolino con espressione diffidente. << Chi siete? >>

È Anna a rispondere: << Sono Atena. Siamo qui per parlare con Howard. >> Il tono sicuro fa quasi rabbrividire.

Il ragazzo sulla ventina scruta entrambe da sotto il lungo ciuffo nero con i suoi occhietti color carbone, come se si aspettasse che da un momento all'altro gli puntassimo una pistola alla tempia. Passano i secondi, ma tutto ciò non avviene; Anna continua ad aspettare, a braccia conserte e un'espressione scocciata.

<< Entro domani però. >> sbotta a un certo punto, spazientita.

<< Jugin, è da maleducati far aspettare due donne davanti alla porta. Te l'hanno mai detto? >> Una voce sconosciuta si fa strada nel nostro campo uditivo, ma non visivo. Dall'espressione terrorizzata che si dipinge sul volto del ragazzo, posso dedurre che a parlare sia stato qualcuno di importante, e che avrebbe fatto meglio a non scoprirlo.

Jugin si fa da parte, facendo cenno di accomodarci e Anna mi fa segno di stare dietro di lei. L'aria dentro il locale è irrespirabile, principalmente perché nonostante ci siano un sacco di finestre, sono tutte chiuse e decine di uomini fumano peggio di ciminiere e bevono come se avessero una cisterna al posto dello stomaco.

L'ambiente è cupo, suddiviso in tre aree: quella di destra dove vi è un bar e numerosi tavolini, quella di sinistra oscurata da una pesante tenda rossa. Un ragazzo pressappoco sui vent'anni ci appare davanti, e lo osservo attentamente, riconoscendolo subito: è il ragazzo che parlò con Ilyà quella sera nel locale. Un bell'imbusto dai capelli biondi e gli occhi color oro; già non mi piace.

L'Incantatrice - La Caduta del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora