XXX - Let's Blow Up This Town

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Scendo dalla macchina, richiudendo lo sportello alle mie spalle e lancio uno sguardo perplesso alla palazzina in cui dovremmo alloggiare.

Ha un aspetto fatiscente e dà l'impressione di poter crollare da un momento all'altro, ma mio zio mi ha assicurato che fosse un posto sicuro. Sono cinque piani per ognuno dei quali vi sono due balconi con le ringhiere dello stesso colore verdognolo del condominio.

Sospiro, guardandomi intorno. Sulla stessa nostra schiera sono locate due casette nelle stesse condizioni del condominio, se non peggiori. Dai balconi penzolano principalmente vestiti di bambini.

<< Che posticino accogliente. >> commenta Brian con tono ironico, mentre richiude il cofano dell'Audi.

Ilyà grugnisce, avviandosi verso il portone d'ingresso. Osservo la sua schiena ampia con il cervello ancora spento. Poco dopo essere entrata in macchina, sono crollata e ho dormito per tutto il viaggio. Mi ha svegliata il biondo solo quando ormai eravamo quasi arrivati. In quei pochi minuti in cui ero cosciente, mantenni lo sguardo puntato fuori dal finestrino e il silenzio tombale regnava nell'abitacolo.

Nonostante il nostro rapporto, ora come ora non sia dei migliori, non vi era tensione nell'aria. Era più un tacito accordo di tregua, dati i recenti eventi che ci hanno scombussolati emotivamente.

Pur volendo, nessuno dei due sarebbe stato in grado d'ingaggiare una discussione.

Poggio una mano sullo stomaco che ha ripreso a brontolare senza pietà. << Sento che potrei mangiare anche le pietre, in questo momento. >>

Brian ridacchia, facendomi cenno di seguire Ilyà. Saliamo le lunghe scale, fermandoci al secondo piano, davanti una porta rossa con la pittura saltata in vari punti. Nonostante il posto non sia in condizioni impeccabili, regna un silenzio di tomba che sembra quasi dire "ognuno si faccia gli affari propri se non vuole finire nei guai".

Brian sfila un paio di chiavi dalla tasca posteriore dei jeans e apre la porta, spalancandola teatralmente. << Casa dolce casa. >>

Un lungo corridoio si staglia davanti a noi, in fondo solo un quadretto appeso al muro. Sulla sinistra si trova la stanza in cui dormiremo tutti insieme, mentre sulla destra una porta che si affaccia sulla cucina e un'altra verso il bagno.

Arriccio il naso quando dei granelli di polvere entrano nelle narici. L'aria è piena di pulviscolo, sembra quasi che l'appartamento sia rimasto inabitato per un lungo periodo. La luce flebile del lampadario al centro del corridoio di poggia sui muri color panna e le mattonelle bianche del pavimento, leggermente grigie a causa delle polveri.

Passo una mano tra i capelli, tirando un lungo sospiro. <<Sempre meglio di dormire su una panchina. >> ammetto. << Brian, posa i borsoni. Vedo se c'è qualcosa in frigorifero. >>

Senza indugiare ulteriormente mi addentro nella cucina. L'ambiente è abbastanza spazioso per far entrare un tavolo per quattro persone, un bancone cucina sulla sinistra dove ci sono tre fornelli, un forno e al di sopra un paio di sportelli dentro i quali dovrebbero esserci i piatti e bicchieri. Tutta la fornitura è in legno con una passata di pittura dal colorito biancastro sopra. Una piccola televisione appesa sul muro di destra poco distante dal frigorifero e, parallelamente alla porta d'ingresso, un balcone che si affaccia sulla strada adiacente dove alcune persone camminano a passo svelto.

<< Certo che mio zio poteva trovarci una sistemazione meno... traumatica. >> sussurro, aprendo il frigorifero, constatando con mio dispiacere che è vuoto quanto il deserto del Sahara. Lo richiudo, sbattendo lo sportello leggermente scocciata. << Vedo se riesco a trovare un supermercato e già che ci sono do un'occhiata in giro. Provo a fare qualche domanda in giro, ma dubito che riuscirò a cavare fuori qualche informazione senza destare alcun sospetto. Soprattutto perché siamo stranieri. Qualcuno che viene con me? >>

L'Incantatrice - La Caduta del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora