XXXII - Bentornata, stella.

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Ritorno a casa leggermente insoddisfatta. 

Ho trovato qualche minimarket, ma dentro non c'era più di tanto. O meglio, di cibo che conoscessi. Alcune cose le ho prese solo perché mi ispiravano anche se non capivo nulla di ciò che c'era scritto sopra, in un spagnolo troppo diverso dal nostro italiano per anche eventualmente intuire. 

Mentre sto salendo le scale, affaticata dalla camminata, dal caldo e dalle buste che sembrano pesare tre tonnellate, un uomo a sua volta sta scendendo le scale. Gli faccio un cenno di saluto con la testa, troppo stanca anche solo per parlare, ma ciò che ricevo in risposta è un ghigno strano. Sento i suoi occhi scrutare il mio corpo mentre mi passa accanto, grattandosi la prominente pancia. 

Credo che l'espressione disgustata che sia comparsa in questo momento sulla mia faccia possa far invidia al repertorio di espressioni disgustate di Ilyà. 

Allibita continuo a salire le scale finché non arrivo al nostro piano, ma mi pietrifico sul colpo. Un bigliettino è appeso alla nostra porta di casa.

Lancio un'occhiata dietro di me, ma l'uomo sembra essere evaporato nel nulla. 

Poso le buste per terra e con un colpo secco stacco il foglietto di carta. Lo osservo per qualche secondo, timorosa. Non so per quale motivo, ma ho una brutta sensazione, come se non dovessi aprirlo. Però decido d'ignorare il mio istinto e lo apro.

Due semplici parole.

Due semplici parole che mi fanno tremare le ginocchia e le mani; il biglietto dolcemente finisce sul pavimento del corridoio mentre con la stessa mano mi poggio al muro, cercando un minimo di supporto. 

Cerco di mantenere la calma, di trattenere le lacrime ma il mio corpo ha piani ben diversi. Inizia a scuotere violentemente, ricordandosi di tutto il dolore che mi è stato inflitto in quegli anni e sento una parte specifica del mio corpo bruciare fino a trapassarmi la pelle. Annaspo in cerca d'aria, mentre la mia vista si oscura sempre di più finché quello che vedo non è altro che una luce lontana.

Perché? Perché ora? Perché lui?

Scoppio a piangere, lasciandomi cadere sul pavimento. E a tentoni appoggio la schiena sul muro, abbracciando le mie ginocchia e portandomele al petto per cercare un senso di conforto. Ma nella mia mente non faccio altro che rivivere quegli stessi momenti di anni e anni fa. Momenti di violenza fisica e psicologica. Momenti che pensavo sarebbero rimasti sepolti per il resto della mia vita, che non avrei vissuto più e di cui il creatore non ne avrei più sentito il nome. 

Non è possibile che ci sia lui dietro tutto ciò. Lui non dovrebbe nemmeno essere in circolazione. Non è possibile. 

Sento in lontananza il suono di una porta e, dopo qualche istante di silenzio, qualcuno che mi solleva e trasporta da qualche parte.

Ilyà.

Anna trema come una foglia nelle mie braccia, gli occhi sbarrati dalla paura fermi in un punto lontano dentro i suoi ricordi. Il suo corpo è gelido al tatto, ma anche sudaticcio. 

La stringo più forte al mio petto mentre trasporto il suo corpo lungo il corridoio del nostro appartamento, per poi infine appoggiarlo al suo letto. Lei, non appena lascia la mia presa, si rannicchia su se stessa sempre con gli occhi sbarrati ma almeno ha smesso di piangere. Passo un mano sulla sua guancia, cancellando le ultime lacrime che le hanno solcato il volto.

Non ho bisogno di leggere quel biglietto per sapere perché si trova in queste condizioni.

Sento Brian chiudere la porta con forza alle mie spalle e avanzare a passo pesante fino alla camera, fermandosi al mio fianco. 

Sposto a fatica lo sguardo da un'Anna terrorizzata alla sua espressione furibonda e con un velo di preoccupazione; il rumore di un pezzo di carta che viene stritolato in sottofondo.

Annuisco. 

Non possiamo andare più avanti così. 


Spazio autrice. 

Eh, pensavate fossi morta, ma in realtà no. 

Dedico questo capitolo a tutti i miei lettori che in questi due anni mi hanno bombardata di messaggi, sperando in un mio aggiornamento (e probabilmente ormai avete perso le speranze). Non so se siate ancora qui, ma tanto vale fare un tentativo.

Questo capitolo, sebbene molto corto, è pieno... pieno... di informazioni. Quindi, vi prego di leggerlo con calma e cautela.

Chi ha mandato il biglietto? Le scommesse sono aperte.

Dieci punti per chiunque riesca a trovare nel capitolo cosa c'era scritto nel biglietto (c'è scritto, vi assicuro).

L'Incantatrice - La Caduta del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora