Ministero della Magia, Londra, 8 Gennaio 2005
«Si può?»
L'uomo sollevò di scatto la testa dal foglio su cui, da più di un'ora, scribacchiava appunti e considerazioni. Un senso di irritazione si diradò dalla gola al petto.
Odiava le persone che, dopo aver bussato, non aspettavano di ricevere una risposta ma aprivano la porta con una frase stupida come quella che la maga a capo del reparto Risorse Umane aveva appena pronunciato, chiedendo per finta un permesso che, di fatto, si erano prese già da sole.
«Sì?» chiese, inarcando un sopracciglio con aria sdegnata, riuscendo a convogliare in quella sillaba tutto il fastidio che provava.
«Non ho mai ricevuto risposta alle mie missive, quindi ho deciso di venire di persona a stanarti» disse la donna, anche lei evidentemente seccata.
«La mancanza di risposte non è immotivata» replicò lui, glaciale.
«Mi dispiace, ma stavolta non puoi evitare questa cosa.» Era chiaro, dal sorriso compiaciuto che le si era dipinto sulle labbra tinte da un rossetto che le stava malissimo, che non le dispiaceva affatto. Quella donna era la sua persecuzione da quando aveva avuto la malaugurata idea di iniziare a lavorare in quel posto. «I tuoi esimi colleghi sono sovraccarichi di lavoro e apprendisti, eppure il reparto non è in grado di soddisfare tutte le richieste.»
«Forse, signora Collins, se licenziaste quell'imbecille incapace di Sean Burstup anziché permettergli di giocare con un laboratorio tutto suo e ingredienti preziosi che fa puntualmente esplodere, ci sarebbero meno perdite di tempo e non dovreste tormentare me, che tra l'altro da solo riesco a produrre quanto tre altre persone in questo reparto.»
«Assegnarti un apprendista, uno solo tra l'altro, non è equivalente a tormentarti: è una cosa normale, anzi richiesta dal tuo ruolo, e lo sai anche tu.»
«Quando mi avete assunto mi avete garantito che...»
«Quando ti abbiamo assunto ti abbiamo fatto concessioni notevoli: un laboratorio in un corridoio separato, interazioni limitatissime con gli altri dipendenti, riservo sulla tua presenza qui e la possibilità di lavorare da solo, tranne che per periodi limitati di tempo in caso di necessità. E tu tendi a dimenticare quest'ultimo dettaglio.»
«Ti ho appena illustrato una soluzione molto semplice che non implica un mio diretto coinvolgimento.»
Ormai il suo tono era così gelido che era strano non fossero ancora apparsi i ghiaccioli alle finestre. La donna, però, sembrava imperturbata.
«Sai benissimo che non possiamo licenziare Burstup. Il viceministro...»
«Sì, il viceministro è suo zio e il piccolo imbecille deve avere un lavoro, a costo di correre il rischio che faccia esplodere l'intera città. Ha mai sfiorato la vostra mente... impegnata l'idea di cambiargli reparto? Mandatelo da qualche parte a incollare francobolli.»
«Siamo maghi, non abbiamo bisogno dei francobolli» protestò lei, esasperata.
Lui stirò le labbra in un sorriso antipatico.
«Appunto.»
L'espressione sul viso della donna mutò e gli fu chiaro, prima ancora che lei aprisse bocca, che stava per cambiare tattica.
«Tu sei il migliore: non ti dispiace che tutta la tua conoscenza vada sprecata, senza essere trasmessa a qualcun altro?»
«Ho già dato in quel senso, grazie tante. I miei giorni da professore sono finiti. Per fortuna, oserei dire.»
«Non è la stessa cosa.»
Lui scrollò le spalle.
Lei si protese in avanti sulla scrivania, guardandolo da occhi ormai ridotti a fessure.
«Senti, non ti stiamo mandando qui un imbranato come Burstup, ok? Abbiamo selezionato i giovani Pozionisti di Secondo Livello più promettenti del Paese, li abbiamo corteggiati per mesi e la prossima settimana saranno qui per il primo colloquio. Ne sceglieremo due e, nel secondo incontro, stabiliremo quale sia il migliore: quello sarà affidato a te, l'altro a uno dei tuoi colleghi. Non potresti ottenere un apprendista più preparato nemmeno se lo cercassi tu stesso. Anzi, ti invito a partecipare a tutte le fasi di selezione, così potrai scegliere di persona.»
«L'idea non mi sfiora nemmeno» ribatté lui. «Se proprio mi dovete rifilare un rompiscatole tra capo e collo, nonostante sappiate bene quanto disprezzi la presenza di altre persone nel mio laboratorio, sceglietelo voi e prendetevene tutte le responsabilità.»
«Come preferisci. Un'ultima cosa: il tuo apprendista non sarà il tuo schiavo. Tu puoi fare tutte le ore che vuoi, stare qui anche di notte, è una tua decisione siamo lieti di pagarti le ore in più dato quanto rendono, ma dopo il caso Clarke un paio d'anni fa, gli orari degli apprendisti seguono regole molto rigide che servono per evitare che si parli di sfruttamento. Otto ore al giorno da lunedì a venerdì, non di più, e il sabato mattina solo se strettamente necessario. E niente lavoro durante le festività. Sono stata chiara?»
«Chiarissima. Per tua informazione, meno avrò tra i piedi il nobile rampollo della nostra invidiabile razza, meglio starò, quindi sta' pure tranquilla: lo spedirò a casa all'esatto scadere dell'ottava ora. Buon pomeriggio.»
Senza più degnare la donna di uno sguardo, tornò a concentrarsi sulle sue carte. Si rilassò solo quando sentì i passi di lei raggiungere la porta, e il tonfo del battente che si richiudeva alle sue spalle.
Solo allora Severus Snape si concesse di lasciarsi andare all'indietro sulla sua sedia.
A volte si domandava perché il fato avesse deciso di continuare a punirlo, mantenendolo in vita.
** Capitolo un po' corto, ma spero sufficiente a mostrarvi come il morso di Nagini non abbia in alcun modo ammorbidito il carattere del nostro amato Sevvy :D
Buon fine settimana a tutti! **
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Falling - A Snamione Story
FanfictionLa mia versione della Marriage Law :) Non era possibile che fosse così agitato. Non lui, che per quasi diciott'anni aveva mentito a uno dei Legilimenti più potenti del mondo. Non lui, che aveva giurato a sé stesso che avrebbe chiuso ogni emozione i...