Ministero della Magia, Londra, 2 Agosto 2005 (controllare il giorno della settimana)
Un leggero ma deciso bussare alla porta fece sollevare lo sguardo di Hermione dalla radice di artemisia che stava tritando. Si pulì le mani nell'asciugamani che teneva sempre poggiato su uno sgabello a portata di braccio e si affrettò ad andare a vedere chi fosse, prima che Snape le rivolgesse qualche commento antipatico sulla sua lentezza.
Nei cinque mesi abbondanti trascorsi dall'inizio del suo apprendistato non aveva dato al suo mentore motivo di lamentarsi — beh, tranne quella volta che era inciampata e aveva rovesciato un calderone, che per fortuna al momento dell'impatto conteneva solo pochi ingredienti, ma poteva capitare a tutti, no? — anzi, era quasi sicura che lui fosse soddisfatto del suo operato, per quanto possibile per un rompiscatole cosmico come lui. Nonostante questo Severus Snape, fedele al suo modus operandi, non aveva mai smesso di rivolgerle lo stesso feroce sarcasmo che riservava a chiunque altro, compreso sé stesso.
Quando aprì la porta si trovò davanti Cho Chang.
«Ehi, ciao, cosa ti ha spinta a scendere nell'Antro Oscuro?» sorrise. Cho lavorava per il reparto Risorse Umane e raramente si inoltrava nei piani inferiori del Ministero. Ogni tanto si vedevano per pranzo, dato che Snape le aveva fatto capire fin dal primo giorno che almeno durante la pausa non la voleva tra i piedi, quindi quando Ron e Harry erano fuori in missione, Hermione pranzava con lei o con Ernie McMillan, che era stato assunto come apprendista del Mastro Pozionista Beerbush nella stessa occasione in cui avevano preso lei.
«Ho un messaggio per il pr... Mastro Snape. Puoi per favore riferirgli che la signora Collins lo aspetta nel suo ufficio questo pomeriggio alle quindici?»
«Certo, nessun problema. Ci vediamo più tardi? Hanno aperto una sorta di fast food vegetariano ed ecologico qua vicino e volevo andare lì per pranzo.»
«Mi spiace, ho già detto a Laureen che avrei pranzato con lei. Domani?»
«Affare fatto.»
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Quel pomeriggio Snape tornò dall'appuntamento col capo delle risorse umane con un diavolo per capello. Non che fosse difficile capirlo dal modo in cui sbatté la porta rientrando nel laboratorio.
«Granger, a che punto sei con il Veritaserum per gli Auror?» abbaiò.
Lei non si scompose, abituata al suo modo di sfogare la frustrazione e consapevole di non aver fatto niente che le potesse valere una sfuriata. Lanciò un'occhiata al cronometro.
«Tra cinque minuti spengo il fuoco e lascio decantare. Poi posso iniziare con l'Anti-Insonnia.»
«No, aspetta. Devo parlarti, prima» rispose lui, sempre con lo stesso tono da incazzato col mondo. Chissà cosa diamine gli aveva detto la signora Collins. E chissà cosa c'entrava lei.
«Eccomi» disse raggiungendolo alla sua scrivania dopo il trillo che indicava lo scadere del tempo e dopo aver spento il fuoco. Si accomodò sulla poltroncina di fronte a lui, osservandolo con aria di aspettativa.
Severus continuò per qualche istante a ricontrollare l'elenco che aveva davanti, ignorando con ostentazione la sua apprendista. Ignorando il modo in cui le sue ginocchia abbronzate sporgevano dalla gonna e il ricciolo che le accarezzava la tempia. Ignorando le sensazioni contrastanti che ciò che stava per dirle suscitavano in lui.
Solo quando la vide agitarsi sulla sedia sollevò lo sguardo, regalandole una delle espressioni arcigne che gli riuscivano così bene.
«Come sai il tuo apprendistato finirà tra meno di un mese» le ricordò, con quello che non poteva essere dispiacere. D'accordo, si era abituato ad avere la ragazza tra i piedi, ad avere qualcuno di preciso e — quasi — competente su cui contare... a venire salutato con un sorriso mattina e sera e coinvolto in chiacchiere futili ma non del tutto sgradevoli ma, si disse, tra quello e desiderare che non dovesse cambiare laboratorio ce ne passava, no?
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Falling - A Snamione Story
FanfictionLa mia versione della Marriage Law :) Non era possibile che fosse così agitato. Non lui, che per quasi diciott'anni aveva mentito a uno dei Legilimenti più potenti del mondo. Non lui, che aveva giurato a sé stesso che avrebbe chiuso ogni emozione i...