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Egitto, 13 Settembre 2005
Severus bussò per la seconda volta alla porta di Granger, imprecando mentalmente perché quella dannata donna non veniva ad aprirgli.
Si trovavano ad Assuan, dove c'era la famosa diga sul Nilo.
Dopo il Sudafrica, era la prima tappa in cui la persona che aveva effettuato le prenotazioni era riuscita a trovare loro almeno una camera dotata di bagno privato— la maggior parte delle sistemazioni precedenti aveva compreso l'utilizzo di un bagno comune, dato che si erano recati quasi esclusivamente in luoghi remoti e quindi privi di strutture alberghiere degne di questo nome, e lui ancora si domandava come avessero fatto a non prendersi tutte le malattie infettive conosciute a uomini e maghi. Cavallerescamente, lui aveva ceduto quella stanza a Granger, con l'intesa che lui avrebbe potuto usarne i servizi igienici quando ne avesse avuto l'esigenza, anziché ricorrere a quelli comuni in fondo al corridoio.
Stava per bussare di nuovo, quando la porta si aprì davanti al suo pugno proteso.
«Sì?»
Lui si trovò bloccato sulla soglia. Granger aveva un asciugamani intorno alla testa e un altro, striminzito, la copriva dalle ascelle alla sommità della coscia.
L'uomo trattenne a stento un verso strozzato, mentre cercava di costringere il cervello a rifiutarsi di processare le immagini che i suoi occhi gli stavano trasmettendo.
Lei si rese conto della sua improvvisa rigidità e del colore che lentamente stava salendo lungo le sue guance di alabastro e fece un passo indietro, senza riuscire a bloccare un certo compiacimento per l'effetto che il suo "abbigliamento" stava avendo sul controllatissimo ex professore.
Compiaciuta solo in quanto donna che vedeva confermata la propria bellezza a occhi maschili in genere così refrattari, chiaramente.
«Ah, Severus. Vieni, vieni, stavo facendo la doccia ma ora il bagno è libero.»
Dopo un paio di giorni che vagavano per i deserti del Nordafrica, si erano concessi reciprocamente il permesso di chiamarsi per nome, senza altre formalità, ma in quel momento Severus se ne pentì.
In quel momento più che mai avvertì il bisogno di tenersi lontano da tutti gli altri esseri umani, lei compresa.
Soprattutto da lei, anzi.
Cercò di ricordare a sé stesso cosa significasse essere professionali, raccolse intorno ai pochi resti anneriti di sé la sua corazza più resistente e si diresse verso il bagno, senza più guardarsi indietro.
Marocco, 15 Settembre 2005
«Severus? Severus, per favore, apri la porta.»
Preoccupata, Hermione bussò con più decisione. Erano quasi le nove, lui non si era presentato a colazione e il portiere non l'aveva visto uscire dall'albergo. Il loro contatto sarebbe arrivato di lì a mezz'ora per portarli al mercato magico e lei stava iniziando ad andare in ansia.
Fuori, la città di Fez brulicava di vita e attività, ma dalla stanza di Severus non proveniva alcun suono.
Prese una decisione.
«Severus, sto per entrare.»
Non ricevendo risposta, estrasse con discrezione la bacchetta, mormorò un Alohomora e spinse il battente.
Dentro, il buio era soffocante.
Hermione cercò a tentoni lungo la parete accanto alla porta e premette l'interruttore.
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Falling - A Snamione Story
FanfictionLa mia versione della Marriage Law :) Non era possibile che fosse così agitato. Non lui, che per quasi diciott'anni aveva mentito a uno dei Legilimenti più potenti del mondo. Non lui, che aveva giurato a sé stesso che avrebbe chiuso ogni emozione i...