Capitolo 18

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Nuova Zelanda, 11 Ottobre 2005

Il pub era sorprendentemente pieno, dati la scarsa densità abitativa della zona e soprattutto il fatto che era un martedì sera.

O forse era davvero piccolo come sembrava e quindi una manciata di persone era sufficiente per riempirlo.

In quella zona ci doveva avere una netta propensione per la musica country, a giudicare dal volume con il quale essa veniva sparata dalle numerose casse sparpagliate un po' dappertutto e dall'entusiasmo in cui una mezza dozzina di avventori si muoveva lungo i passi di un ballo di gruppo nello spazio libero al centro del locale; in ogni caso, la musica non era sufficiente per coprire il fracasso infernale proveniente dal tavolo da biliardo in fondo alla stanza, dove tre uomini e una donna sembravano avere intavolato la Terza Guerra Mondiale, più che un gioco di precisione e abilità.

Severus si guardava intorno con irritazione, portando meccanicamente alla bocca il salmone che aveva ordinato. Era ottimo, ma lui non sopportava tutto quel caos, il caldo umido e soffocante dovuto ai termosifoni accesi, alla quantità d'acqua che il cielo stava riversando di fuori e al dannato effetto-stalla della presenza umana.

Almeno, quando a Hogwards aveva dovuto subire il chiasso disordinato di un'orda di ragazzini, quest'ultimo effetto gli era stato risparmiato.

E poi lo turbava lo sguardo insistente di una donna sulla quarantina che, seduta qualche tavolo più in là con un'amica, continuava a lanciargli occhiate di non difficile interpretazione, totalmente incurante del fatto che non si conoscevano e che lui era in compagnia di un'altra persona.

Anche Hermione aveva notato la donna, che sembrava proprio non voler fare mistero del suo interesse nei confronti di Severus. Continuava a guardarlo e, quando si alzava per andare al bancone a prendere un nuovo giro di birre, si premurava di sculettare in maniera evidente davanti a lui, in una gonna troppo corta per quel clima.

Era una bella donna, con un sorriso malizioso, lunghi capelli scuri, gambe chilometriche e un décolleté che lei, col suo fisico a pera, si poteva solo sognare. Una donna di età più vicina a quella di Severus.

Una donna che, ragionò Hermione, se lui avesse voluto portarsela a letto, sarebbe stata in effetti una buona scelta. Eppure la sua presenza le causava un'irritazione profonda come raramente le era capitato di provare. Si sentiva come se le stesse rompendo le uova nel paniere, quando invece sapeva benissimo che sarebbe stato opportuno che il suo paniere rimanesse vuoto, in quel viaggio in particolare e per quel che riguardava il suo collega Severus in generale.

Il suono della suoneria del suo fedele Nokia la riscosse da quei pensieri – e le evitò di ringhiare in direzione della donna interessata a Snape.

Harry. A Londra era mattina presto e lei gli aveva promesso che gli avrebbe inviato un sms dopo la missione di quel giorno, dato che tutti sapevano che sarebbe stata pericolosa. Eppure se n'era completamente dimenticata.

«È Harry, esco a rispondere perché qui non sentirei niente» gli disse, alzandosi in piedi. Lui annuì senza quasi guardarla.

Quando lei si fu girata, però, seguì con lo sguardo l'incedere sinuoso di quel suo corpo così femminile verso la porta che dava sul portico sul retro, sentendo il morso del fastidio pungolargli la gola.

Anche se da diversi accenni che lei aveva fatto durante varie conversazioni, Severus era quasi del tutto certo che Hermione fosse single, quel rompiscatole di Potter l'aveva contattata ogni giorno su quello stupido ammennicolo babbano.

D'accordo, avevano stabilito con Witcheheazel in persona che, dato che Hermione era ben ferrata in quella strana tecnologia babbana, sarebbe stato più comodo e veloce comunicare con l'Auror incaricato di seguire i loro progressi – Potter per l'appunto – tramite il telefonino.

Falling - A Snamione StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora