Capitolo 25

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Chinatown, Londra, 14 Ottobre 2005

Quando aveva scelto quell'appartamento, Hermione aveva guardato innanzitutto la praticità.

Si trovava a poche traverse dal Paiolo Magico e a meno di quindici minuti a piedi dal Ministero, pur trovandosi in una zona che non aveva i prezzi proibitivi di Whitehall o Covent Garden.

Era piccolo, perché le sue finanze non erano poi così floride, ma adeguato alle sue esigenze e lei era piuttosto orgogliosa di come era riuscita a sistemarlo.

Alle otto e venticinque di quella sera, però, si aggirava tra l'unica camera da letto, il cucinino e il piccolo salotto, domandandosi come il suo nido colorato e francamente un po' disordinato sarebbe apparso a una persona pignola e rigida come Severus Snape.

Si era ripetuta più volte che lui non era lì per ammirare casa sua, ma continuava comunque a ritrovarsi a cambiare la musica sullo stereo, sprimacciare cuscini e raddrizzare i quadri alle pareti, lanciando occhiate impazienti al caminetto.

Fu quindi piuttosto sorpresa di sentir suonare il citofono alle otto e trenta in punto.

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Per la prima volta in quasi sei anni, Severus era uscito dal laboratorio alla stessa ora in cui tutti gli altri dipendenti del Ministero si precipitavano fuori dai propri uffici come se avessero l'Ardemonio alle spalle.

Si era quindi recato nella palestra vicino casa che frequentava abitualmente, dove aveva sfogato col sudore un certo nervosismo che si era con fastidio scoperto a provare. Infine, dopo essersi adeguatamente lavato, aver mangiato qualcosa e dopo aver indossato la sua solita "divisa", si era materializzato a Diagon Alley e aveva intrapreso la breve passeggiata fino all'indirizzo di Granger, che aveva reperito sui documenti che gli erano stati consegnati quando era stato obbligato ad accettarla come apprendista.

Davanti al portoncino di quell'edificio anonimo nel bel mezzo di Chinatown, aveva preso un respiro profondo, cercando di venire a capo del conflitto che gli rodeva l'animo.

Da un lato, voleva continuare a esplorare un aspetto della vita che fino a quel momento era stato costretto a tralasciare. E godere, sì, voleva continuare a godere.

Dall'altro, sapeva benissimo che tutto aveva un prezzo. E il prezzo di intraprendere una specie di rapporto di... come aveva chiamato un accordo analogo Cho Chang, spettegolando in corridoio con Laureen O'Neill senza accorgersi della sua presenza? Ah, ecco, scopamicizia. Il prezzo di una scopamicizia sarebbe stato rinunciare alla solitudine della quale si era ammantato e alla quale si era abituato. Rinunciare allo stato di oblio nel quale si trovava così bene.

Non voleva nemmeno pensare a quale sarebbe stato il prezzo se – Merlino e tutti i grandi maghi glielo scampassero – in qualche modo il suo cuore avvizzito avesse iniziato a venire coinvolto in tutto ciò. Aveva già sperimentato una volta il dolore del rifiuto, di venire accantonato per qualcuno di più bello e più popolare, di venire scartato a vantaggio di un suo acerrimo nemico e non ci teneva a ripetere l'esperienza, grazie tante. Perché non c'era dubbio che sarebbe finita in quel modo, nel caso.

Non che ci fosse chissà quale pericolo, in questo senso: Lily aveva fatto man bassa dei suoi sentimenti e del suo cuore, e non era rimasto nulla di cui qualcun'altra si sarebbe potuta appropriare.

Questo fu ciò che Severus si disse, davanti a quel citofono un po' ammaccato, e questo fu ciò che fece pendere l'ago della bilancia della sua decisione: la sensazione di essere al sicuro.

Premette il campanello e, quando il portoncino si aprì, salì le scale con una trepidazione che da venticinque anni gli era aliena.

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Hermione osservava le luci della città che filtravano dalla tenda alla finestra, oltre la spalla nuda di Severus.

Il sesso le aveva reso le membra pesanti, eppure si sentiva leggera. Le era mancata, la sensazione del corpo caldo di un uomo accanto a sé nel letto e il fatto che si trattasse di una persona speciale come Severus Snape, miglior Mastro Pozionista d'Inghilterra, eroe di guerra e persona coraggiosa e colta oltre i limiti umani, la riempiva di... orgoglio.

Sì, era quello. Era orgogliosa che proprio lei, così giovane rispetto a lui e decisamente non la più bella delle streghe, fosse riuscita a farlo uscire dal guscio coriaceo della sua solitudine.

Dalla porta aperta che dava sul salotto filtrava una vecchia canzone dei Rolling Stones, che lui sembrava stare ascoltando con una certa attenzione, a giudicare come tendeva l'orecchio mentre giocava con le ciocche ribelli dei suoi capelli, tirando uno dei corti ricci per poi mollarlo e osservare il modo repentino col quale riprendeva la propria forma.

«Invidioso?» gli chiese.

«Non particolarmente, però è rilassante guardare gli effetti delle diverse forme molecolari delle proteine che compongono i capelli.»

Lei fece una risatina.

«Abbiamo studiato chimica organica, eh? Io invece invidio la forma della cheratina che rende i tuoi capelli dritti. Sono molto più facili da gestire.»

«È per questo che li hai tagliati così corti?»

«Sì, anche. Ero stufa di incantesimi liscianti e di combattere con l'umidità. Ora fanno quello che vogliono e non mi danno fastidio.»

«Beh, in ogni caso ti stanno bene.»

«Uh-hu, Severus Snape che mi fa un complimento... è un evento da festeggiare!»

Lui fece un sorriso sghembo.

«Beh, mi sembra che anche il fatto di volerti nuda addosso a me sia un complimento, no?»

Lei rise.

«Sì, mi daranno il premio di Strega-Spezza-Corazze dell'anno.»

«Simpatica.» Lui si alzò dal letto, stiracchiandosi. «Per quanto trovi... piacevole stare qui a giocare coi tuoi capelli e ad ascoltare musica babbana, è ora che io torni a casa.»

«Puoi fermarti a dormire, se vuoi. Domani è sabato.»

«Lavoro anche di sabato, signora Granger. Non come certi giovani sedicenti pozionisti scansafatiche...»

Lei gli mostrò la lingua.

«E meno male che sei cresciuto nell'epoca dei diritti dei lavoratori.»

Lui si chinò a baciarle la fronte, troppo riservato per spiegarle che non lavorava per stacanovismo, ma perché il lavoro era rimasta l'unica cosa che gli dava un senso e che gli permetteva di arrivare alla fine di ciascuna giornata senza impazzire.

«Buonanotte, Hermione.»

** Non so perché, ma scrivendo questo capitolo mi è tornata alla mente questa canzone. Chiunque sia stato adolescente in Lombardia nei primi anni '2000 (e qui vi rivelo la mia veneranda età :P ) probabilmente li ha sentiti almeno una volta.

... come posso non immaginarmi Severus "in mutande da te"?!

Ho di nuovo sedici anni e loro sono Le PornoRiviste, LOL! **


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