#26 Old Memories

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Cole's Memories

Il Maestro della Terra camminò lungo il corridoio scuro. Giocherellava con dei detriti, che creava dal nulla.
"Cole!" Il ragazzo si bloccò. La voce di Louie Brookstone, gli giunse alle orecchie. "Papà?" L'uomo avanzò verso di lui. Uno sguardo contrariato in volto. Deluso. "Papà?- Ripetè Cole -Cosa ci fai qui?"
"Mi disgusti." Sibilò il vecchio. Il figlio socchiuse la bocca. "Cosa stai dicendo?"

"Un figlio gay?"
"Gay..?"
"Posso accettare tutto quanto. Che tu sia un ninja, che tu abbia mollato l'accademia d'arte drammatica. Ma un figlio omosessuale, no."
"Di cosa stai parlando!?"

Cole deglutì. "So di te e del nindroide, Zane."

"Papà, io..."
"Io non sono tuo padre."

Estrasse una foto dalla tasca. Un ritratto di Cole e la stracciò, gettando le due metà. "Mio figlio è morto." Sibilò, lasciando Cole distrutto. A pezzi. "No..."

Lloyd's Memories

"Lloyd, Lloyd!" Il padre gli correva incontro. Indossava un kimono nero, con una scritta bianca sulla schiena, chiuso da una cintura verde. "PAPÀ!"
Anche il figlio gli corse incontro. Le lacrime agli occhi. Il cuore gli scoppiava dalla gioia. Poi Garmadon si fermò e Lloyd andò a sbattere contro qualcosa di invisibile. Non poteva avvicinarsi, poteva guardarlo, ma non toccarlo. "Papà, papà!- Iniziò a chiamarlo, ma l'uomo si limitò a sorridergli -No, papà! Ti prego, papà!"
Garmadon iniziò a sbiadire, senza dire una parola. "No, no, Papà! Ti prego, ho bisogno di te!" I suoi occhi iniziarono a vomitare lacrime, mentre il ragazzo cercava un qualunque modo per raggiungere il genitore.
Anche a Garmadon scappò una lacrima. "PAPÀ!" La gola gli faceva male, a forza di urlare. "Ti prego!" Crollò sulle ginocchia, quando l'uomo iniziò a scomparire del tutto. Colse solo una frase, in inglese: "I love you, son."
Poi scomparve del tutto, lasciando il figlio a piangere da solo, sconvolto e distrutto. "No...papà, ti prego..."
Si afferrò i capelli, distrutto. Suo padre era lì, davanti a lui e non aveva potuto nemmeno abbracciarlo.

Ronin's Memories

Stava in piedi, la katana stretta in mano. Le gambe tremavano e stava di merda. Per la seconda volta.
"Oh, guarda chi è tornato.- Nadakhan svolazzò accanto a lui, ma sapeva che non era vero -Secondo round!"

"Lasciami stare!"
"Oh no, parlavi di inferno. Riportalo qui, dimmi di cosa parlavi!"
"No!"

Il Djinn rise. "Allora farò da solo!- Gli passò un braccio attorno alle spalle -Quanti anni avevi? 10? O forse 12?"

"Smettila..."
"Oh, no. Ricordo. Ne avevi 11. Lasciami riflettere, su cosa era successo."
"Smettila!"

Una donna sorridente comparve davanti al ladro. Era molto bella. Capelli lunghi, color mogano e occhi grandi, verdi come smeraldi. Non era altissima, nè magra. Nemmeno grassa, appena in carne. Ma sembrava davvero molto dolce e gentile. Sorrideva a Ronin, le mani intrecciate davanti. "Lei chi è, Ronin?"
Il ladro, quasi meccanicamente, iniziò lo stupido gioco malato di Nadakhan. "L...lei è...Anne.- Mormorò -Lei è mia madre..."

"E cosa le è successo, dopo?"
"Smettila...smettila!"
"Lo dico io?"

Il capitano fece un gesto. Accanto ad Anne, apparve un uomo, vestito come un tagliaboschi canadese. Compresa la barba. Era calvo e i suoi occhi erano due pezzi di carbone, incastrati in un viso di pietra. La bocca era uno squarcio sottile. "E lui, chi è?" L'uomo giocherellò con una rivoltella. "Lui? È Carl...mio padre." A quelle parole, l'uomo si voltò e, puntata l'arma verso la donna, sparò. Fece fuoco con sei proiettili, tutti diretti al suo petto.
Ronin urlò, guardando il corpo della madre cadere a terra, in una pozza do sangue. Un bimbo piccolo, le si avvicinò, piangendo. Era lui, Ronin, da piccolo. Le guanciotte rosa e i ricci biondi, lo facevano apparire come un angioletto. "Mamma..." Anne alzò una mano e gli accarezzò il viso. Poi assieme all'uomo e al bimbo, scomparve.
"Mamma..." Il Djinn svolazzò attorno a lui. "Ricordi cosa è accaduto dopo?"
Lo ricordava, eccome.
Aveva passato la vita con suo padre. Ogni giorno, il suo vecchio lo riempiva di legnate, incolpandolo e facendogli pesare la morte della madre. Era quasi arrivato a rompergli le gambe, a tredici anni. Poi lo aveva ucciso a sua volta, tagliandoli la gola, quando aveva solo diciannove anni. "Ma lo sai!- Ringhiò Nadakhan. -È colpa tua, se è morta! Tuo padre non ti voleva! Tua madre è morta perchè c'eri tu!"
"BASTA!" Con un movimento rapido, Ronin si voltò e tagliò la testa al Djinn. Testa e corpo, scomparvero come fumo.

Yoru's Memories

La stessa scena le si presentava davanti continuamente. Sua madre investita dallo stesso autobus. Una, due, tre volte. E così la scena della morte di suo padre. Schiacciato da un macchinario.
Ma non reagiva. Sguardo freddo, tenuto in avanti, quasi annoiato. "E tutto qui quello che sai fare?- Domandò ad alta voce -Un po'debole, non credi? Mi stai solo ripresentando gli incubi che ho da anni. Ci ho fatto l'abitudine. Non mi toccano più!"
La ragazza continuò per il corridoio, per quello che le parve un tempo infinito, poi, finalmente, lo spazio davanti a lei si allargò e tante fiaccole si accesero al suo passaggio. Al centro della sala, stava un leggio. Yoru si gettò verso di esso e lo voltò. "Porco..." Era vuoto. Il libro non c'era più.
"Cercavi questo, piccola Ninja?"
La voce viscida di Clouse raggiunse le sue orecchie. Stava dietro di lei, assieme a qualche scagnozzo e ognuno di loro, la minacciava con qualche arma. Katana o Balestra che fosse. Lo Stregone Oscuro stringeva il libro sotto braccio. "Ma davvero pensavi di riuscire a salvare questo posto?- Sghignazzò Valery, comparendo accanto al padre -Patetico. Patetico pensiero di una bambina!"
Yoru sollevò un sopracciglio e scagliò contro padre e figlia una sfera nera e viola. Ma Clouse la respinse, come se nulla fosse. Le puntò contro la mano aperta. Yoru venne sollevata in aria. "È un peccato che qui si concluda la tua vita." Iniziò a stringere il pugno, esercitando la stessa pressione alla gola della Maestra dell'Antimateria. "Forse non sarai tu a morire, oggi!" La lasciò cadere a terra e scagliò una fiamma viola alle sue spalle.
Si udì un rumore metallico e una risatina, bassa. "Mi hai mancato, Clouse." Ronin si avvicinò e aiutò la più giovane ad alzarsi. Yoru non poté non notare gli occhi rossi e lucidi e le scie di lacrime, ormai asciutte, sul suo viso. La katana era crepata.
"Uccidetelo." Sibilò Clouse ai suoi uomini.
Questi attaccarono Ronin e Yoru, mentre Clouse e Valery, scortati da almeno otto guardie, lasciavano il luogo.
"Prendi il libro!- Ordinò il ladro, respingendo e uccidendo tre soldati -Ci penso io!"
Si scambiarono una rapida occhiata, poi Yoru, rincorse lo Stregone.
Lo vedeva davanti a lei e lo avrebbe raggiunto in pochi secondi, se il pavimento fra loro non fosse franato, trasformandosi in una trappola mortale, insuperabile.
Non perse tempo. Tornò sui suoi passi e raggiunse Ronin. C'era un solo soldato in piedi. Anzi, un Generale. Kozu. Menava fendenti, verso il ladro, con il palese intento di ucciderlo. "Ci vediamo all'inferno!" Ringhiò il Guerriero di Pietra. Con un colpo spezzò la spada di Ronin. Poi fu tutto rallentanto, davanti alla più giovane.
Il frammento della katana di Ronin cadde a terra, sollevando una nuvola di polvere.
Kozu lo afferrò per una spalla e, al contempo, lo trafisse, all'altezza dello stomaco, facendo uscire la lama dalla sua schiena.
Ronin socchiuse la bocca e spalancò gli occhi.
Sembrava confuso? Disorientato?
Non fece un fiato quando lo trafisse, nè quando sfilò l'arma.
Kozu ripulì la lama sulla gamba del pantalone e lo spinse, facendolo cadere sulla schiena.
Rivolse uno sguardo compiaciuto a Yoru e se ne andò.
La ragazza si gettò al suo fianco, scoprendo la ferita.
Il ventre del castano era coperto di sangue e una pozza dello stesso, si stava formando sotto di lui. "Yo...Yoru...- Mormorò, prendendole la mano -Di' a Morro, che mi dispiace...gli avevo promesso che sarei tornato e...e non l'ho fatto. Ho promesso tante cose, nella mia vita e volevo rispettarne almeno una...Sono sempre stato un bugiardo, anche per lui. Mi dispiace...ti prego, diglielo...digli anche che lo amo..."
Rimase immobile. Lasciò la mano della più giovane. La bocca socchiusa.
Il cuore fermo. Era morto e niente lo avrebbe riportato indietro.

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