Giorno 2: gatto

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'Chi vuol vivere senza alcun pensiero deve prendere esempio dai gatti': questo era ciò che pensava Sabrina, mentre accarezzava il piccolo felino tigrato che si era accoccolato ai suoi piedi facendo le fusa.
L'aveva incontrato in quella stretta viuzza, sdraiato su un basso muretto, che si crogiolava ai raggi del sole con un'espressione di serenità assoluta. In quel momento, come per magia, tutte le preoccupazioni che l'avevano attanagliata fino ad allora erano scomparse, lasciando il posto a un inspiegabile senso di pace.
Era stata una mattinata impegnativa: cambiare scuola ad anno iniziato creava sempre qualche difficoltà - almeno per quel che ne sapeva lei - e il suo caso non avrebbe certo fatto eccezione. Una seconda liceo è una classe relativamente giovane, ma essere la nuova arrivata in un gruppo già formato rendeva più difficile integrarsi. Non si poteva negare che lei ci avesse provato, ma i risultati non si erano visti: in quelle 5 ore la conversazione più lunga l'aveva avuta con il professore di letteratura, che le aveva chiesto a che punto fosse; con gli altri compagni si era trattato di qualche sporadico scambio di parole.
Uscita da scuola, aveva provato a chiedere se qualcuno passasse per la sua stessa strada, ma non aveva trovato nessuno, così aveva preso la bicicletta e si era avviata lungo un viale punteggiato di alberi. Era in una traversa di quel viale che aveva visto il gatto. Guardando il micio sonnecchiare al sole, un'espressione sorniona sul muso, si era sentita come a casa. Mentre la ragazza si stava avvicinando lentamente, il gatto aveva dischiuso appena gli occhi, mostrando una piccola parte delle iridi verdi, e aveva iniziato a fare le fusa. Sabrina allora aveva inizito ad accarezzarlo, e subito si era sentita pervadere da una calma che mai aveva pensato di poter provare quel giorno, dopo tutto quel che era successo. Più passava tempo con quell'affettuoso micio, più si sentiva serena e pronta ad affrontare con positività non solo ciò che restava di quella giornata, ma anche le successive.

"Se tutti fossero come te", esordì la ragazza rivolta al felino, "il mondo sarebbe un posto più sereno. Io stessa vorrei essere come te, ugualmente soddisfatta della mia vita. Non sarà bellissima, né piena di soprese piacevoli, ma devo godermela, finché ce l'ho. Ogni giorno è pieno di meraviglie che ci sfuggono, ma soffermandoci un momento, come fai tu, possiamo scoprirle anche nelle cose più piccole e banali. Ad esempio, non avevo notato quanto fosse bella la luce del sole oggi. Guarda come fa risaltare i colori delle foglie: decine di sfumature, dal rosso all'arancione al giallo. Sono semplicemente magnifiche, non trovi? Un po' come questo momento: sto parlando a un gatto, e probabilmente se qualcuno mi vedesse mi prenderebbe per matta; anch'io, vedendomi, lo farei. Tuttavia, credo ci sia qualcosa di speciale nei gatti, e negli animali in generale, forse nel modo in cui guardano le cose: con meraviglia. È qualcosa che noi abbiamo dimenticato, o che dimentichiamo col tempo, ma io non voglio dimenticare. No, voglio ricordare questo momento, questa serenità, e voglio anche ricordare come sia facile provarla, guardando semplicemente il mondo con occhi diversi."

Da qualche parte, un campanile risuonò, informando Sabrina che erano ormai le 13:30. Accarezzato un'ultima volta il micio, la ragazza si voltò, prese la bici e si avviò verso casa, un sorriso spensierato dipinto in volto.
Alle sue spalle, il gatto saltò nuovamente sul muretto, si stiracchiò e si sdraiò nuovamente al sole, pronto a godersi pienamente ogni attimo come se fosse l'ultimo.

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