Giorno 20: torta

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Fin dalla più tenera età, Michael aveva avuto una passione smodata per la cucina. In particolar modo, adorava i dolci: che fossero torte, gelati, muffin o biscotti a lui non importava, semplicemente gli piaceva cucinare - e mangiare. Ricordava ancora con affetto i pomeriggi passati a osservare un dolce che cresceva in forno, assumendo un piacevole colore dorato, oppure le ore trascorse al fianco della nonna, per apprendere i trucchi del mestiere.
Ogni giorno, se poteva cucinare lo faceva: creare qualcosa di buono, da condividere con gli altri o gustare in solitudine, pareva sempre metterlo di buon umore. Tutti gli eventi di famiglia si concludevano sempre con uno dei dolci di Michael, e lui ne andava particolarmente fiero. L'arte culinaria era tutto per lui: un passatempo, un momento di svago, un modo per scaricare la tensione. Aveva superato gli anni dell'adolescenza così, riversando tutti gli insulti che gli avevano detto a causa del suo peso in cupcake, semifreddi o crostate. Quando, intorno ai trent'anni, era riuscito ad aprire la propria pasticceria, gli era sembrato di vivere un sogno. Certo, di difficoltà ce n'erano state, ma le aveva affrontate come aveva sempre fatto: cucinando.
Il suono del forno risvegliò Michael dal torpore della memoria: il dolce era pronto. Lo sfornò e, mentre quello si raffreddava, preparò la glassa. L'avrebbe servito ai suoi clienti, che adoravano le sue creazioni. "Vorrei proprio sapere come fai", diceva sempre Carla, una delle più assidue frequentatrici della sua pasticceria. "È un segreto" era la bonaria risposta che dava sempre, un sorriso divertito sul volto paffuto.
Mentre glassava la torta, Michael si sentiva sollevato. Un altro problema superato, disse fra sé. Ora doveva soltanto disfarsi degli abiti del suo ingrediente segreto.

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