Giorno 25: ansia

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La stanza in cui Perry si trovava non era altro che un parallelepipedo delimitato da quattro spoglie pareti. Le uniche vie di comunicazione con l'esterno erano la piccola finestrella in alto, serrata da sbarre di ferro, e la porta della cella.
Tic tac
L'orologio sul suo polso segnava ritmicamente lo scorrere del tempo, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora.
Tic
Lento e inesorabile.
Tac
Rapido e incorruttibile.
Tic tac
Perry guardò fuori dalla finestra. Tutto ciò che vedeva era il cielo, su cui le nuvole bianche si rincorrevano. Erano anni che non sentiva il calore del sole sulla propria pelle, confinato com'era in quell'angusta stanzetta.
Tic
Anche quella famiglia di Holcomb si trovava in un luogo angusto. O almeno, quel che ne restava dopo ciò che Perry aveva fatto.
Tac
In fondo, lui li avrebbe presto raggiunti. Entro un'ora sarebbe passato da quattro pareti di mattoni e cemento a quattro di legno. Sarebbe stata una sistemazione molto più stretta, senz'altro meno comoda; il lato positivo è che non ci avrebbe fatto caso.
Tic
Aveva dei ripensamenti? Certo che sì. Se soltanto avesse saputo che il suo destino sarebbe stato quello di essere impiccato, quel quindici novembre 1959 sarebbe rimasto a casa e avrebbe evitato accuratamente di recarsi a Holcomb.
Tac
Perry guardò nuovamente l'orologio: era passata mezz'ora. Ancora altri trenta minuti: a questo si era ridotta la sua vita. Riguardo a lui i posteri avrebbero ricordato due cose: le poesie scritte in carcere e l'orrendo massacro a Holcomb. Onestamente, dubitava della prima opzione.
Tic
Erano passati cinque minuti da quando aveva guardato l'orologio e si era accorto che alla sua misera vita non restava che mezz'ora.
Tac
Ora dieci.
Tic
Quindici.
Tac
Venti.
Tic
L'ultimo sguardo dei bambini a cui aveva sparato era vivido nella sua memoria, sebbene fossero passati anni. Richiamarlo alla mente non risvegliava in lui alcuna sensazione. L'unica cosa che in quel momento era in grado di provocare una qualche reazione era l'idea che, nel giro di dieci minuti, la sua vita sarebbe finita.
Tic
Ora nove.
Tac
Perry si guardò intorno un'ultima volta. Le quattro pareti che lo circondavano erano macchiate di muffa e umidità. Il pavimento, su cui tante volte gli era capitato di dormire, era sporco. Tutti i suoi effetti personali erano spariti dalla stanza: non gli era rimasto nulla per allietare i suoi ultimi minuti di vita.
Tic
La tensione cresceva.
Tac.
Il cuore di Perry aveva iniziato ad aumentare i battiti quando la lancetta indicò che mancavano cinque minuti; era come se volesse consumarsi subito, per non sprecare neanche un secondo.
Tic
Mancavano quattro minuti. Quattro brevi, lunghissimi minuti. L'ansia che in quel momento si era impossessata dell'uomo voleva che il tempo finisse: l'attesa non faceva che aumentare l'agonia. D'altro canto, più i secondi passavano più la tensione cresceva.
Tac
Perry sentì dei passi lungo il corridoio che portava alla sua cella.
La porta si aprì, e due guardie gli si avvicinarono, le pistole ben visibili appese alla cintura. Gli cinsero i polsi con delle manette e lo scortarono fuori con la massima attenzione.
Tic
La porta con cui terminava il corridoio era sempre più vicina. Il cuore di Perry batteva senza ritegno. Se i passi suoi e degli agenti non avessero fatto rumore, era sicuro che quelle pulsazioni si sarebbero sentite per tutta la prigione.
Tac
Erano usciti dal corridoio e si stavano dirigendo verso il luogo della sua impiccagione.
Tic
L'ultimo luogo che avrebbe mai visto.
Tac
Quando scorse il cappio che gli avrebbero stretto attorno al collo senza batter ciglio il sangue gli si gelò nelle vene.
Tic
"È così", pensò per la prima volta, "che devono essersi sentiti a Holcomb. Questo è il terrore che devono aver provato."
Tac
Per la prima volta, Perry provò un senso di colpa che non pensava avrebbe mai conosciuto.
Tic
Era vicino alla corda.
Tac
Le guardie che l'avevano scortato infilarono la sua testa nel cappio.
Tic
Il cappio fu stretto.
Tac
Qualcuno pronunciò delle parole che Perry non si diede pena di ascoltare. L'ultima cosa su cui voleva concentrarsi era il ticchettio regolare dell'orologio.
Tic
Tac
Tic
Tac
Sentì l'appoggio sotto i piedi venir meno.
Tic
Tac
Tic

Nota: questa storia è ispirata alla canzone "Four Walls (The Ballad of Perry Smith)" dei Bastille

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