Ma non dovrebbe essere distrutta?

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Ovviamente quando sono caduta, non poteva non capitarmi qualcosa perché se no quella in cui mi troverei non sarebbe la vita.
Sentivo che, caduta sul pavimento, avevo la sensazione di essermi rotta qualcosa e infatti era così. In un primo momento avevo sentito come un suono che assomigliava tanto a un  crack, poi dopo il bruciore pulsante era venuto il dolore atroce di quando ti eri reso conto che un osso del tuo corpo si era rotto. Mi morsi il labbro fino a farlo sanguinare. Non è stata una mossa astuta ma se volevo che gli altri si preoccupasserro del mio braccio in un altro momento, allora era meglio che non sapessero nulla fino alla fine del tour nella casa degli orrori...aspetta, no. Eravamo qui per cercare il covo, non farci spaventare da qualche spiritello rimasto intrappolato sulla Terra per tenere lontano i bambini cattivi che fanno chissà cosa nelle casa abbandonate da tanto tempo.
Intanto però, dovevo trovare una sistemazione adeguata per il mio braccio. Dato che non sapevo che cosa aspettarmi da questo magnifico film dell'orrore che è diventato la mia vita, avevo pensato bene di non viaggiare disarmata come fanno tutti i protagonisti stupidi che pensano di non trovare niente di che in una casa dell'alta borghesia, nella quale delle persone sono morte all'interno.
Tirai fuori il coltellino svizzero (che serve a qualsiasi cosa, dall aprire una scatoletta di tonno a tagliare la gola a un pazzo criminale) e, con molta attenzione, tagliai un lembo della mia maglia e lo usai come fascia per tenere su il braccio. Per fortuna mi ero rotta il sinistro, altrimenti avrei fatto più fatica. Mia madre mi ucciderà, ma è per una buona causa e sarebbe meglio se non lo scoprisse (ancora ho paura di quello che potrebbe succedere se sapesse che ho scavato nel suo passato da Mercedes Gomez). Mercedes...ancora non ci posso credere che me lo abbia tenuto nascosto, ma la cosa più inquietante e un'altra: la ragione per cui le persone cambiano nome è perché vogliono scappare da qualcosa, una colpa. E se mia madre fosse stata coinvolta nella morte di Juan Hernandez?
"Ragazzi, sono viva!"
Cercai di alzarmi, ma non fu una buona idea: caddi subito verso quella che doveva essere una parete, feci lo sbaglio di appoggiarmi col braccio rotto e, ciliegina sulla torta, attivai qualcosa. Più precisamente era un bottone grande e grosso, e quello che attivai a quanto pare era la luce. La stanza si era illuminata...
Oh...mio...dio...
Non ci credo. È praticamente uguale al covo segreto sotto il Verdant in Arrow, con l'unica differenza che i computer non c'erano. Quello su cui ero caduta era un tappetino da palestra, intorno a me c'era un tavolino pieno di mappe e libri, più o meno lunghi sette cento pagine, ma la cosa più straordinaria era che intorno al tavolo c'erano delle vetrine e al loro interno erano contenute delle tute, tute da vigilante.
"Ragazzi, credo di aver trovato qualcosa."

Non era stato facile far scendere i miei amici in un covo vecchio di venti anni: la scala che avevano usato per entrare l'avevano trovata per caso nel giardino, ovviamente col mio braccio rotto si era complicata la situazione.
"Come stai Kylie?", chiese Connor.
"Sto bene."
"Ma il tuo braccio..."
"Me la caverò, non ti devi preoccupare."
Come sempre Connor era pronto a fare l'eroe, ma stavolta non ce n'era bisogno. A volte non sempre bisogna salvare qualcuno quando lui non vuole, perché come mi ha insegnato mia madre: non tutti possono essere salvati.
"Ok, ci siamo tutti.", mormorai vedendo il resto della nostra 'squadra'.
"Da dove potremmo cominciare secondo te?", chiese Bellamy.
"Non lo so, forse dovremmo iniziare a esaminare che cosa c'è qui dentro e capire che cosa succedeva.", risposi.
"Di certo sapevamo che in questo posto i nostri genitori si riunivano per fare i vigilanti.", disse Betty.
"Sì, ma forse c'è di più.", disse Rick. "Non dimentichiamoci che qua dentro c'era anche Juan e per qualche motivo è morto, e con molta probabilità la sua morte è collegata a questo posto e con quello che faceva."
"Hai ragione Rick, dobbiamo cercare in giro. E forse potremmo trovare anche qualcosa sulla donna che ha ricattato Pablo, non mi sorprenderebbe se si scoprisse che faceva parte del loro passato."
Ci dividemmo in due gruppi: io e Rick; Bellamy, Betty e Connor. Nessuno aveva deciso, ci eravamo divisi le parti da guardare e poi ognuno decideva dove andare. Ovviamente c'era la regola di essere minimo due persone perché se devo essere sincera, questo posto metteva davvero i brividi.
"Ehi... Kylie."
"Cosa?"
"Ti ho chiesto se stavi bene.", disse Rick.
"Ho scusa Rick, non avevo sentito. Ero...con i miei pensieri. Comunque sto bene, spero solo che, se andrò a farmi medicare questa ferita, riuscirò a convincere il medico di non parlare del mio braccio rotto a mia madre. Non deve avere sospetti, soprattutto se siete coinvolti tu e i tuoi cugini."
"Ah, ok. Immagino che ti avrà detto di stare lontana da noi."
"E questo come fai a saperlo?"
"Mio padre mi aveva avvertito che Mercedes ti avrebbe detto quelle cose, mi aveva detto che siccome aveva tradito la fiducia di tua madre allora sarebbe successo."
"E in che modo avrebbe tradito la sua fiducia?"
"Diciamo che non l'ha protetta nel momento del bisogno, non ha voluto specificare. E, a detta sua, tua madre se l'era meritato."
Pensavo che dopo aver scoperto che mia madre si era creata un nome falso per scappare dalla sua vecchia vita, non mi sarei più sorpresa di niente e che nonostante tutto era ancora la persona che mi aveva allattato, mi aveva tirato su, mi aveva aiutato a fare i compiti e a truccarmi. Invece, a poco a poco, con le storie dei suoi vecchi amici o conoscenti, stavo iniziando a scoprire una persona completamente diversa dalla dolce, docile e gentile mamma con cui ero cresciuta. Io e Rick ci ritrovammo di fronte a una delle teche, in alto a destra c'era un nome: Robin Hood.
Doveva essere il costume che il padre di Rick indossava quando usciva in strada per aiutare le persone povere,  colpite dalle ingiustizie dei ricchi. Era tutto verde, con la maschera per terra, un laccio che legava la faretra ancora piena di frecce dopo tutti quegli anni e l'arco ricurvo potenziato alla sinistra del manichino.
"Sembra forte.", dissi.
"Davvero?", chiese Rick a braccia conserte.
"Sì, salvare le persone, fermare i cattivi...anch'io in fondo ho sempre desiderato dare una mano a questo mondo imperfetto."
"E perché non lo hai mai fatto?"
Mi girai verso di lui, e lo guardai negli occhi. E quella fu la prima volta che notai che, per quanto fossero pieni di tenebra, i suoi occhi erano bellissimi come quelli di un angelo.
"Perché quando volevo fare qualcosa i miei genitori me lo impedivano sempre, non che fossero cattivi, ma per una qualche ragione non me lo lasciavano fare."
Sospirai.
"Forse è il momento di infrangere le regole per una volta. Senza offesa, ma i tuoi sono veramente degli idioti a non sostenere questo tuo desiderio. E sappi che ci sono molti modi per aiutare le persone, i nostri genitori c'è lo hanno dimostrato."
Guardai di nuovo verso la tuta di Robin Hood, lo credeva davvero?
"Sembra una follia."
"Forse, ma è anche vero che (a volte) per fare avverare l'impossibile, bisogna rompete gli schemi."
Lo fissai intensamente negli occhi, immaginando di perdermi in quei pozzi profondi di oscurità. Non pensavo che la sensazione sarebbe stata alcuanto gradevole.
"Ragazzi, qui c'è qualcosa.", disse Bellamy.
Venne da noi con un quaderno con la  rilegatura in pelle. Era ovvio che fosse vecchio con tutta quella polvere intorno, ma non pensavo che sarebbe sopravvissuto fino ad oggi.
"Credo che sia un vecchio diario. Guarda il nome del proprietario."
In caratteri molto piccoli, in alto a destra, c'era un nome inciso: Wanda Hernandez, ma la cosa più inquietante fu quello che c'era scritto al suo interno.

Caro, diario. Io sono Wanda e sono lesbica.


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