Perché l'omofobia è ovunque!?

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Per fortuna, non mi hanno lanciato sguardi strani mentre cercavo di scavalcare la marmaglia. Anche perché avevo tolto il cappuccio prima di farmi vedere.
In un attimo la scuola si era riempita, e fin qui tutto normale, solo non capisco il perché di questa "normalità".
La campanella aveva suonato l'inizio delle lezioni. Non persi tempo a guardarmi in torno: in ritardo il primo giorno di scuola avrebbe comportato all'essere bollata come "la ritardataria". Tirai fuori dallo zaino l'orario delle lezioni. Prima ora: psicologia. Ubicazione: palestra. Aspetta, ma che vuol dire?
"Oh, scusa. Non volevo."
Una ragazza mi era andata contro. Non penso che lo avesse fatto apposta. Era una ragazza più alta di me di cinque centimetri, con i capelli neri ma con delle sfumature viola sulle punte e con gli occhi marroni. Carina. Ma che sia chiaro, non sono lesbica. Dico solo che potrebbe piacere a tutti i tipi di ragazzo.
"No, figurati.", le risposi.
"Giuro, non l'ho fatto apposta. È solo che ho litigato con mio padre stamattina. Ma non credo che ti possa interessare."
Sinceramente non sapevo cosa dirle. Che era normale? Che anche io come lei stavo affrontando una situazione come la sua? E se il suo problema fosse più delicato? Così le dissi:
"Comunque, io sono Kylie."
"E io Elizabeth, ma gli amici mi chiamano Betty."

Betty (che già da subito mi era stato simpatica), si offrì di accompagnarmi in palestra. Trovammo posto su delle panchine che mi parevano nuove. La prima cosa che notai quando mi sedetti era che i compagni mi guardavano in modo strano, era come se disprezzassero ciò che vedevano. Eppure all'entrata...
"Non ti preoccupare, è me che guardano.", disse Betty.
"Cosa?", le chiesi.
Non aveva niente di strano a mio parere. Aveva dei piccoli orecchini neri, vestiva con una gonna nera, una maglietta verde e stivali con la zeppa. Ma per il resto non sembra uscita da Mad Max.
"Ora lo vedrai.", lo disse in modo tranquillo, ma la sua espressione sembrava voler comunicare che aveva commesso un crimine imperdonabile.
Il professore di psicologia entrò in modo burbero, sembrava che lo avessero costretto a fare quella lezione e che aveva accettato solo perché lo pagavano tanto.
"Ok, ragazzi", disse puntando la bacchetta contro la lavagna. "Avrete notato che qui non ci sono quegli stupidi gadget che gli adolescenti usano oggi giorno. Be' perché tutte queste cose portano le persone a scoprire chi tra di loro è omosessuale. Con le esperienze strane: primi alcolici, prima sigaretta, primo bacio, prima volta... E noi non vogliamo i gay. Non capiscono mai quando è il momento di non incasinare la società, anzi la rovinato. Non capisco neanche se è un errore del Nostro Signore, o un dono di Satana.
Per concludere, etero è la norma in questa scuola. Nel caso dovessimo scoprire che qui si nasconde un omosessuale, allora verrà punito con l'espulsione immediata."
Il professore buttò a terra la bacchetta così forte che per poco non ebbi un infarto. La rabbia cominciò a ribollirmi dentro come l'acqua sul fuoco. Com'era possibile che questa scuola fosse popolata da individui del genere?
Poi Betty mi prese la mano, e non resistetti ad abbracciarla quando la vidi piangere.
"Allora è per questo."
"Sì.", disse tra i singhiozzi. "Sono lesbica."

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