Faccio una prima brutta impressione a Mister Tenebra

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Non era una novità che qualcuno non ti accettasse per quello che eri, ma questo era fuori da tutte le situazioni possibili.
Com'era possibile che in tutti i posti possibili per mettere una scuola piena di omofobi avessero scelto Barcellona? L'unico posto che potesse aiutare mio padre a portare un po' di soldi a casa. E adesso?

Un po'di tempo dopo...

La rabbia aveva iniziato ad assopirsi, ma non abbastanza da evitare di guardare male tutti. Ogni volta che passava qualcuno mi chiedevo: "È omofobo? È omosessuale come la mia nuova amica? O non sa niente?"
"Tranquilla, non odiare tutti. Alcuni di noi non odiano quelli come me. Anzi, a volte nascondono il nostro segreto."
"Non hai mai pensato che lo facessero solo per ferirvi quando saranno in grado di essere fedeli fino alla fine, e poi dopo rivelarlo al preside?"
"No, non l'hanno mai fatto. Quindi mi fido di loro."
Buon per lei, io invece sapevo come erano fatti gli omofobi. Avevo visto il loro comportamento già una volta, ma era stata un'esperienza che non riuscirei neanche a ripensare.
Un ragazzo mi diede una spallata, o forse era una ragazza? Non l'ho capito dal cappuccio in testa.
"Ehi, ma guardi dove vai?", gli dissi in modo burbero.
Ma solo dopo capii di aver fatto un errore. La figura con la felpa nera si tolse il cappuccio: era un ragazzo dai capelli neri, con occhi color nocciola penetrante come non mai e (nonostante la mia paura) non feci a meno di notare il suo fisico imponente. Se non altro, era un bel ragazzo.
"Come, scusa? Mammina non ti ha detto che è scortese rivolgersi in questo modo a qualcuno?"
Fu un duro colpo per me, non solo perché le mamme non dovrebbero essere tirate in ballo nelle situazioni dei giovani, ma anche perché mia madre non me lo aveva detto siccome era muta. Ma opposi resistenza, non volevo mostrarmi debole di fronte a quel bullo.
"Ah, è così. Tua madre non ti ha mai detto che non si deve spintonare la gente?"
Ero così furiosa che avrei potuto sbattere un banco in testa a quel tipo. In meno di un minuto, tutti i ragazzi della scuola si erano voltati nella nostra direzione. Nel momento in cui il ragazzo stava zitto, avevano cominciato a bisbigliare cose del tipo "Oh, Cordero ha trovato qualcuno che non ha paura di lui" oppure "Adesso la incenerisce con lo sguardo e se ne andrà a gambe levate". L'unica cosa che il ragazzo fece fu rivolgermi uno sguardo triste negli occhi e andarsene, a poco a poco i ragazzi tornarono a fare le cose che facevano fino a pochi istanti fa, ma era sicuro che la notizia si sarebbe sparsa in fretta.
"Ma chi si crede di essere quello lì?", dissi a Betty.
"Quello lì, è mio cugino."
Per poco non mi cedette la mascella. Suo cugino? Chissà come doveva vivere a casa.
"Betty non può fare il maleducato ogni volta che vuole."
"Lo so che ha sbagliato. È solo che non vuole che la gente lo guardi."
"È perché?"
A Betty venne un groppo in gola, chiaro segno che per lei non era facile parlarne.
"Perché una volta è stato sui giornali. Ed era l'unico testimone dell'omicidio di sua madre."

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