Capitolo 1

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*Quando soffia il vento
del cambiamento,
Alcuni costruiscono muri,
altri, mulini a vento*
~Tra genio e follia~

Natsu's pov
Guardo il giornale buttato su un angolo lontano del tavolino di legno, così fottutamente scuro da rendere ancor più deprimente qualsiasi pensiero che abbia anche solo voluto avvicinarsi al mio cervello. Quel pezzo di carta, il mio unico e solo contatto con l'esterno. Parole che cercano di richiamare qualsiasi evento strano o a tratti patetico, eventi non percepibili se non tramite brividi freddi che corrono, attraversano rapidi la spina dorsale e cercano di far provare anche solo un qualche ipotetico senso di pietà e compassione. Sentimenti detestabili. Occhi compassionevoli o pietosi, il gelo che uccide, il cuore che si chiude. Il vuoto che si impone.

Sbuffo raccogliendo la mia testa tra le mani. Il sole. Chissà come sarà rivedere davvero il sole senza nessuna barra in mezzo. Quella rotonda palla gialla capace di illuminare i desideri più ecclatanti e accecarci improvvisamente la vita. E non siamo degni di guardarlo. Quasi a volerci evitare, si nasconde dietro a nuvole soffici, scudo dai nostri pungenti e giudicosi occhi diabolici. E si illumina, nonostante questo tremendo odore di schifo.

"Pezzo di merda, vieni, ti devo accompagnare fuori"

Quell'uomo... osservo i suoi tratti duri, sposto lo sguardo sulle sue mani ben aperte. Chiudo i pugni dal nervosismo, dalla rabbia, lo guardo ancora una volta esprimendo il mio più profondo disgusto. Un disgusto forse, in fondo, solo rivolto verso il mio essere.

Mi alzo silenzioso e lo seguo a passo pesante trascinando con facilità la valigia.

"Questa feccia della società. Fosse per me, sareste già tutti morti" inizia a borbottate.

Cerco di ignorare il commento guardando avanti.

Feccia della società, a volte non ci rendiamo conto di quanto veramente faccia schifo l'umanità. Anche qui dentro. Non i criminali, persone che hanno commesso chissà quale tremendo crimine per motivi a me ancora totalmente ignoti, ma alcune di quelle persone in divisa che molti chiamano 'eroi'. E sorridono ai bambini fuori. Sorridono agli uomini mostrandosi forti. Sorridono attirando su di loro qualsiasi saluto amichevole. Qui dentro si trasformano. Si rivelano. Delle bestie senza ritegno. Riversano tutta quella rabbia repressa, quell'odio furioso, quel vuoto scuro, su di noi. Una maschera su quel loro freddo viso, su le labbra, un bel sorriso, ingannevoli attori, ce ne sono di migliori?

E non parlo di tutti, con addosso quella divisa, però chi si ribella e spicca, viene spezzato senza lasciare traccia.

"Attento a quello che fai, ti teniamo d'occhio, soprattutto io, un solo passo falso e ti ributto dentro con le mie stesse mani, e puoi star certo che non ne uscirai tanto presto" mi minaccia avvicinandosi pericolosamente al mio volto.

Lo guardo con superiorità mentre lui apre finalmente quelle dannate porte. Vengo subito colpito da quel cerchio giallo luminoso. Vengo pervaso da un senso di ansia improvvisa. Una morsa allo stomaco e mi si mozza il fiato. Le mie narici assaporano quell'aria che troppo tempo mi ha impedito di sentire.

Le gambe sembrano cedere. Una sensazione nostalgica si fa largo nel mio petto. Ingoio a vuoto e faccio alcuni passi avanti.

"Natsu..."

Vedo delle lacrime percorrere veloci il volto pallido di mia madre, mio padre si trattiene a malapena e Zeref sorride raggiante osservandomi. Non muovo un muscolo, neanche quando mi abbracciano stretti al loro petto, impassibile, rigido, ricevendo quel calore che la vita mi aveva strappato e che mi è stato riportato. Non è famigliare, ancora pungente nel mio cuore sigillato, la paura forse prevale. Mi afferrano saldi ripetendo e affermando il loro affetto. Accenno un lieve sorriso quando mamma mi posa la mano sulla guancia e mi sussurra dolcemente quanto le sono mancato.

| Nalu | Non ti credo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora