Capitolo 18

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*Scusa se sono
nato bastardo
Sono sincero
come bugiardo
Sono anche aggressivo
nulla al riguardo
Vendicativo
e pure testardo*
~~

Natsu's pov
Cammino lentamente con il cappuccio della felpa alzato sulla testa, avanzo guardando in alto, il cielo scuro attornato da quelle poche stelle. Una mano nella tasca, nell'altra una sigaretta tra le dita. I piedi si trascinano pesanti sull'asfalto, timore che aumenta ai passi faticosi su questa solita strada deserta, paura di incontrare ancore i loro occhi preoccupati, vuoti, rassegnati, umidi, amari, volti privi di sorrisi, bagnati da lacrime sulle guance. Ansia orribile che penetra nel mio petto, il battito aumenta, boccheggio in cerca di aria. Aspiro il fumo terribile di questa sigaretta, alla ricerca di sereno conforto, inutile. Lo stomaco si chiude in una violenta morsa, vomito che pare salirmi in bocca, sapore orribile sulla lingua; dolore bieco che invade perfido il corpo, tremore ripugnante che rispecchia semplicemente il mio mostruoso e nauseante schifo. E ferisco malefico ancora, sofferenza attorno a quei genitori. Poso una mano tremante sul petto, cerco di respirare regolarmente. Smettila, ripeto. Mi dispiace, è quello che so dire, non basta. Per tutte quelle volte che inciampo a terra, non posso fare nulla, trascino in questo burrone estremamente profondo, terribilmente opprimente, coloro che affianco mi stanno; infliggo diabolico male, demoniaco dolore, dannata sofferenza. Li avvolgo con questo vuoto, disgustose mani insanguinate, crollo nel mio ripugnante percorso, fallisco costantemente nel volare, fatico ancora nel rialzarmi. Fresca angosciante amarezza, paura che si sviluppa, vita che si spezza.

Mi fermo davanti alla porta della casa. Sospiro chiudendo gli occhi per pochi secondi. Entro lentamente, subito vengo circondato da due esili braccia.

Spalanco gli occhi paralizzandomi, il fiato si mozza e faccio un passo indietro. Sono immobile, stretto in quest'abbraccio, circondato dall'affetto della donna che mi ha messo al mondo. Un calore potente mi invade, il cuore martella nel petto, gli occhi sono ancora strabuzzati.

"Ero preoccupata" sussurra guardandomi negli occhi. Mordo il labbro inferiore nervosamente, un colpo al petto, lo stomaco si chiude inevitabilmente. Perdonami.

"Scusami" bisbiglio a fatica abbassando lo sguardo. Mi posa una mano sulla guancia, incastra i suoi occhi ai miei, mi osserva dolcemente.

"No Natsu, ora sei qui" dice semplicemente.

Qualcuno mi circonda da dietro, osservo quell'uomo che tiene entrambi in quelle possenti braccia. In mezzo, tra la premura dei miei genitori, inerme e fragile, arde il loro cuore mentre il mio danza nel petto, adesso, qui, mi pare tutto più facile.

E lo capisco, mi è chiaro, per quanto feriti, loro sono qui, per quanto male provino, loro mi sorridono, come quelle stelle, volano.

"Mi dispiace" ripeto ricambiando l'abbraccio sorprendendoli.

"Grazie" la mia voce esce flebile, appena percettibile, lieve, tremolante.

Sorridono aumentando la stretta, la crepa in quelle orrende mura aumenta.

Ci accomodiamo sul divano, mi passo una mano sul volto.

"Dove sei stato?" Chiede papà.

Alzo le spalle, sono stato da quella ragazza, papà, la bionda che mi risolleva nonostante tutto, una ragazza che ride trascinandomi. E, con lei, riesco a respirare, con lei, riesco a star bene.

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