Capitolo 13

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*Capita
che ti penso
spesso
E se non ti penso,
Capita
che mi vieni
in mente
lo stesso*
~~

Natsu's pov
Sospiro. Chiudo gli occhi, l'aria entra violentemente attraverso le mie narici ben aperte. Zeref non c'è. Mi mordo il labbro inferiore nervosamente. Mi alzo dal letto lentamente, lo specchio rispecchia il mio corpo, il petto che racconta la sua storia, i tatuaggi che viaggiano. Scompiglio i miei capelli già disordinati, passo le mani sulla fronte. Mi vesto, respiro profondamente. Mio fratello ora non è qui, è lontano, l'ansia sale e la sento colpire il petto. Ce la posso fare, mi posso rialzare, cerco di respirare. Ma quel ricordo lontano continua a tornare, parole di persone che realmente non mi capivano, voci che ancora rimbombano prepotentemente nelle mie orecchie. Le mie urla silenziose, represse, chiuse, spente. Ho spento me stesso, invaso dal dolore, dall'odore acre di morte, ho serrato le mie ali sulla schiena, volare sarà un piacere irraggiungibile, annegherò, è più facile, soffocherò, non ci riuscirò, cadrò.

Devo allontanarla. Sono un mostro, le farò solo del male, Lucy dovrebbe solo starmi il più lontano possibile. Il cuore si ferma al solo pensiero di doverla evitare, della distanza che dovrei mantenere. La gola si secca, averla lontano sarà un'arrogante tortura dolorosa. La sto avvicinando più del dovuto, sta penetrando dolcemente nel mio terribile mondo, si ferirà, la trascinerò in quest'oblio spaventoso, ragnatele di disgustoso schifo la circonderanno, intrappoleranno e soffocherà insieme a me, cadrà a terra, la sofferenza la macchierà, il demonio che ho dentro, la spezzerà. E non potrò far nulla, una guerra contro me stesso, un volto che la terrà distanziata, una maschera fasulla.

Scendo le scale rapidamente ed entro in cucina, dove sono presenti già i miei genitori. Mi guardano sorridendo, manca solo mio fratello.

Ricambio forzatamente e mi accomodo di fianco a mio padre.

Sento la pressione dei loro occhi magnetici. Colpiscono la pelle, premono sul cuore. Tremo leggermente, quel loro affetto mi attraversa, gelo sul posto, freddo sul corpo. Rigido, non ce la faccio, ora. Mi alzo, senza aver toccato cibo, regalo un'occhiata veloce e mi allontano. Esco da questa casa fin troppo piena di ricordi.

Metto entrambe le cuffie, alzo il volume al massimo, il suono rimbomba aspramente nelle mie orecchie, quasi a tappare, quasi a evitare parole indiscrete che potrebbero passare nella mia testa, che potrebbero arrugginire il mio petto.

Le mani sono entrambe nelle tasche, il cappuccio alzato sul mio capo, nascosto tra le mie vesti, questa felpa e questi jeans stretti. Guardo a terra, i miei piedi che si muovono, mi pare di essere osservato da tutti, mi guardano e parlano tra loro, avanzo indifferente fino a raggiungere il parco, mi siedo sul muretto.

Prendo il mio pacchetto di sigarette, ancora pieno, in questi giorni ho fumato poco, una al giorno, forse meno. Lo osservo, lo rigiro tra le mie mani, estraggo una sigaretta, l'accendo e la porto alle mie labbra. Le gambe penzolano nell'aria e colpiscono lievemente il muro. Aspiro provando a rilassarmi.

Telefono a Gray, mi raggiunge in pochi istanti e si mette accanto a me, prende anche lui una sigaretta e comincia a fumare.

"Allora, cosa c'è?" Chiede osservandomi.

"Lucy" sussurro solamente. Sento il fumo entrare e uscire velocemente, questo veleno che deteriora i polmoni, ma che mi rilassa così tanto.

"Natsu, tu credi solo di non meritarla, non è così. Cazzo, non è colpa t-"

Mi alzo ignorandolo. È solo colpa mia.

| Nalu | Non ti credo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora