Capitolo 9

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*Volevo chiederti di
rimanere incastrato
tra i miei sogni,
Ma non serve chiedertelo,
hai incastrato i miei
ai tuoi occhi*

Igneel's pov
Che cosa ho fatto? Continuo a fissare inerme questa mano ancora aperta. Quella stessa mano che ha colpito forte la guancia di mio figlio. Gli occhi sono ancora spalancati e il mio fiato è corto, mozzato. Che cazzo ho fatto? Respiro profondamente chiudendo la mano in in forte pugno, stringendo fino a far sbiancare le nocche. La passo sulla fronte, poi tra i capelli rossi, sospiro e chiudo gli occhi. Sento il tocco leggero di mia moglie sul braccio. La guardo con sguardo inumidito da lacrime represse, gocce d'acqua che ora solcano il viso fragile della donna che amo. Un senso orribile si fa largo nel mio petto. Serro di scatto gli occhi, mi sento un mostro.

"Mi dispiace" sussurro. La abbraccio stretta, la circondo con le mie forti braccia attirandola a me e la stringo come se ne valesse della mia inutile esistenza "sono stato un coglione".

Mi lega ancor di più a sè e chiude gli occhi singhiozzando. Fa male vederla così, ed è solo colpa mia.

Zeref sospira, mi poggia una mano sulla spalla, sorride flebilmente e si avvia verso l'uscita.

"Vado a cercarlo" afferma uscendo velocemente.

Sollevo Sophia per le cosce e mi dirigo verso il divano. Mi accomodo sopra di esso, con lei ancora piangente tra le mie gambe. Metto la mia fronte contro la sua.

"Scusami, non dovevo, ero solamente... stanco"

"Igneel devi avere pazienza, lo sai. Eri stressato e stanco, di tutto, per colpa del lavoro, questa situazione di merda, e lo capisco, ma non trovare in Natsu un pretesto per sfogarti!" Singhiozza ancora una volta.

Ha ragione. Ha semplicemente ragione. Tutto questo casino... va estremamente male con il capo di merda di quel mio fottuto lavoro e speravo solo di riuscir ad ottenere qualche risultato con mio figlio, ma l'approccio è stato completamente sbagliato, mi sono soltanto sfogato, con la testa da un'altra parte, ho gridato senza controllo e la mano è partita. Non avrei dovuto. Quei suoi occhi vuoti che mi guardavano e quando mi ha voltato le spalle per scappare, correre via da me. Il cuore si è stretto e ancora mi duole.

"Sono stato un coglione" ripeto posando il mento sulla testa di Sophia.

Alcune ore dopo, Zeref torna a casa con volto rassegnato e stanco. Ci osserva e scuote la testa. Sospiriamo e ci stringiamo tutti sul divano.

Passo una mano sulle spalle di mio figlio, che si appoggia prontamente a me, mentre stringo con un braccio la vita stretta di mia moglie.

"Va sempre peggio" sbuffa il corvino.

Va sempre peggio. Quando ci sembra di potercela fare, il mondo ci respinge. Quando proviamo a rialzarci, il suolo ci tira a terra. E questa volta è solo colpa mia.

È molto tardi ormai, Natsu potrebbe essere dovunque e potrebbe succedergli qualsiasi cosa. Sposto lo sguardo su Zeref.

"Non mi guardare così papà, ho cercato dappertutto. Nel solito locale, al parco, non c'è. E non risponde nemmeno al cellulare. E pensare che domani volevo trascorrere una giornata tranquilla con Mavis" sbotta con amarezza.

"Non preoccuparti di questo, se non torna entro tarda mattina, andrò a cercarlo sicuramente io. Tu dovresti concentrarti solo sulla tua fidanzata e sul bambino che state per avere"

"Non ci riuscirei anche se lo volessi papà, mio fratello è là fuori chissà dove, come faccio a non pensarci?"

"Mi dispiace, ho rovinato tutto a tutti"

| Nalu | Non ti credo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora