Capitolo 17

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*Mi consuma,
tutto quello
che provo.
Tranquillo,
nulla di nuovo*

Natsu's pov
Sbatto le palpebre ritmicamente, svegliandomi del tutto. Noto tra le mie braccia, Lucy, dorme tranquilla. Mi volto, mi alzo sedendomi sul bordo del letto, ho assaporato quelle labbra, l'ho baciato, in quell'abbraccio, in preda alle sue amare e calde lacrime. Cazzo. Non avrei dovuto farlo. Abbasso lo sguardo respirando profondamente, serro le labbra. Faccio schifo. Accompagnarla nel mio disgustoso dolore, inaccettabile, trascinarla nel mio repellente male. Farla affondare, annegare con me, condurla nel mio ripugnante pianeta travolgente e malvagio, che mi opprime sempre di più, che mi uccide furioso, mi pugnala crudelmente con scuro e forte vuoto. Chiudo gli occhi, mi passo una mano in fronte. Guardo il mio petto nudo, colmo di questi tatuaggi. E bruciano sulla pelle quei dannati ricordi, cicatrici di male indelebile, marchio del mio nauseante essere, lama perfida che attraversava maligna, quel giorno, il mio inutile corpo. Ardo di catastrofica sofferenza, solo, qui in stanza, i pensieri di un tempo così vicino che affiorano improvvisamente. Urla nelle orecchie, grida nell'aria. Prendo fiato portando le mani alle orecchie, ovattati suoni orripilanti, crollo. Mi porto appresso quell'agghiacciante marchio, impetuoso schifo che mi attraversa. Coprirlo non serve, indelebile sofferenza.

"Fenicottero" sento la bionda svegliarsi, si avvicina e mi guarda, sembra studiarmi attentamente.

La osservo confuso, in attesa che proferisca parola.

"Già" conclude annuendo.

"Cosa?" Chiedo inarcando un sopracciglio.

"Sei proprio brutto appena sveglio, dannati tamarindi"

Sbuffo passandomi una mano sulla faccia.

Si alza, si allontana uscendo dalla porta, la seguo lentamente, dopo aver indossato la mia maglia.

"Fai schifo, pezzente"

Chiudo di scatto gli occhi. Sono un mostro, un orrido assassino. E ho provato a raggiungere quelle stelle, quando le gambe cedevano, loro me lo impedivano; ho tentato di urlare, di gridare aiuto, non mi sentivano; ho cercato di far notare loro le mie lacrime, non vedevano. Volevo sorridere alle stelle, perché loro mi sorridevano. Perché le stelle mi ascoltavano, perché mi guardavano. Sussurri di vita nel mio cuore che venivano semplicemente schiacciati, fino a sparire. Represse le mie ali, mura attorno a me, vuoto dentro al petto. Soffocavo, in quella mia corazza, non respiravo. Odore fetoso di morte avida si sentiva, tutto ormai mi respingeva. Ora cado, annego, soffoco in quell'asfiassiante mare di schifo paralizzante. Non mi rimane più niente.

Accendo una sigaretta velocemente.

"Non sembra un'orcella asiatica?" Indica la parete azzurra, davanti a noi "bellissima" aggiunge proseguendo.

Sospiro, provo a respirare profondamente. Fumo rilassando i nervi. Cammino mentre continua a parlare allegramente. Scendiamo le scale vedendo Jude e Sting davanti ai fornelli e Gerard, arrivato chissà quando, seduto al tavolo.

"Vedi questo mestolo? Te lo ficco su per quell'orrendo culo che ti ritrovi se non smetti di esistere o di essere un inutilissimo spermatozoo" Jude minaccia il figlio.

"No, poi come farai a cucinare? Io e le balenottere con il muso da delfino abbiamo fame" dice la ragazza.

"Il mio culo è fantastico" bisbiglia il biondo "sicuramente migliore del tuo e di quello di Lucy"

| Nalu | Non ti credo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora