Capitolo 4

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*L'avvenire ci tormenta
Il passato ci trattiene
Il presente ci sfugge*
~Flaubert~

Natsu's pov
Mi sento morire. Apro gli occhi, respiro, li richiudo. Respiro, sono vivo, fuori fa freddo, mi sembra di essere morto, vuoto, un cadavere. Dentro ho il gelo, fumo che avvelena ogni parte, alcool nel sangue deteriorato e vuoto, solo vuoto. Mi alzo, mi vesto. L'umanità fa schifo. Io mi faccio schifo. Non mi resta niente, solo tanto odio e indifferenza. E lo ripeterò ancora una volta, scusatemi mamma e papà per non esserci riuscito, scusatemi perchè sono semplicemente cambiato, perdonatemi per essere tornato, mi dispiace, tanto. Ingoio la mia saliva, mi appoggio al muro, sto crollando, non riesco a respirare. E quello che ieri ho evitato, si rafforza nel mio oggi. Mi sento soffocare. Mi accascio con la mano sul petto e le immagini tornano.

"No" sussurro mettendomi le mani sulle orecchie. Serro a forza gli occhi.

Tiro un potente pugno al muro. Mi alzo e corro fuori da questa casa. Non ho intenzione di andare a scuola. Non posso, non voglio, non oggi.

Muovo velocemente le gambe, una dopo l'altra, non pensare Natsu, non pensare. Mi fermo. Sono in mezzo a persone che camminano. Solo, immobile. Prendo profondi e lenti respiri. Sono vivo, nel cuore ho solo il marcio, ma sono vivo, nonostante il male che reprimo.

I miei occhi famelici scattano da una parte all'altra. Poggio una mano in fronte, guardo il cielo pieno di nuvole, tra poco pioverà.

Il mio cellulare squilla, Gray mi chiama continuamente, lo spengo, oggi a scuola non entro, dalla vita io mi stacco.

Una goccia sulla mia guancia, poi un'altra e un'altra ancora. Piove. La gente corre cercando riparo, a me non frega più nulla.

Cammino con le mani nei jeans, non so dove io mi stia dirigendo, sto solo facendo dei passi.

Mi fermo al parco, quel posto che ancora un po' riesce a trattenermi, quell'unico luogo che riesce a comprimere ogni cosa e mi libera da tutto. Non posso nemmeno fumare in mezzo alla pioggia.

Mi siedo davanti al muretto, resto in attesa sotto le goccie, con attorno il vuoto, rimango in cerca di conforto.

Quel giorno non pioveva. Era solo buio, notte fonda e avevo freddo, tanto freddo. Tremavo, avevo paura, paralizzato.

Scuoto la testa. Sto bene, va tutto bene.

Non sta andando bene un cazzo invece. Rimaniamo incastonati tra le ragnatele di vita, in attesa di qualsiasi cosa. E veniamo divorati da giganteschi eventi che non puoi sconfiggere. Il mondo ci inghiotte al suo interno e, se non ci ribelliamo, veniamo schiacciati e spariamo nel nulla. Perciò ribellati, fatti forza e rialzati, chiunque tu sia, ci riuscirai, quel sorriso non perderai, mai. Ribellati perchè tu sei più potente di tutto. Ribellati perchè è ciò che ci resta in questa vita di merda, rialzati e combatti. Lotta con tutta la tua forza, urla a squarciagola. Sorridi. Ridi.

L'acqua continua a bagnarmi, ho i vestiti fradici, i capelli sulla fronte, quasi sopra gli occhi, nulla intorno a me.

Poi non mi sento più bagnare. Un ombrello mi copre, una figura si siede al mio fianco.

"Ieri non hai fatto la doccia e hai deciso di rimediare oggi, fenicottero?"

Non rispondo, sorrido soltanto. Solo ora mi rendo conto che porto solo una maglia a maniche corte. Sto gelando.

| Nalu | Non ti credo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora