Cap.42

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«Chi è?»
Sono davanti la porta di casa di Cameron.
«Sono io,Cameron»,gli dico.
Lui mi apre la porta e mi sorride.
«Se mi rispondi io,non so chi sei»,ridacchia lui facendomi entrare.
Ridacchio anch'io ed entro.
«Com'è andata oggi?»,gli chiedo sedendomi a peso morto sul divano.

Sto provando a fare finta di niente,di quello che è successo oggi.
«Abbastanza bene dai,anche se avrei preferito stare con te»,mi sorride.
«L'avrei preferito anch'io»,gli sorrido.
Lui,intanto,si siede accanto a me e mi circonda le spalle con il suo braccio.
«Invece a te? Come hai passato la giornata con tua sorella?»,mi chiede accarezzandomi i capelli molto lentamente.

«Se intendi sentire i suoi racconti noiosissimi e i suoi pettegolezzi,beh a parte quello bene»,sorrido chiudendo gli occhi.
«So che ti sarebbe piaciuto di più stare con me»,mi dice baciandomi la fronte.
«Eh già»,gli dico.
E come un flash le immagini di oggi,di Cameron e Maya,si fanno spazio nella mia testa. Le scaccio subito,come se potessero farmi male.

Dovrei dirglielo,che l'ho visto. Oppure no,fare finta di niente. Ora in questo momento,avrei tanto bisogno dei consigli di Angela. Come una voce dall'alto sento la voce della mia amica che mi parla.
"Diglielo Jasmine! O finirà male"
Già. Ha ragione. Devo dirglielo.
«Senti,Cameron,posso dirti una cosa?»,gli chiedo spostandomi abbastanza per poterlo guardare.

Lui ricambia il mio sguardo e annuisce.
«Certo,dimmi»,mi dice spostandomi una ciocca di capelli da davanti agli occhi.
«Oggi sono stata al parco»,gli dico e lo vedo irrigidirsi,ma non vuole farmelo notare perchè mi sorride e mi ascolto.
«E beh,ho visto Maya. È arrivata e si è seduta su una panchina,poi sei arrivato tu. Non ho potuto fare a meno di sentire quello che vi siete detti»,gli dico.

Ho paura che possa capire il contrario. Non voglio che pensi che l'abbia spiati. Non sapevo si sarebbero incontrati,ne tanto meno li nello stesso parco.
«Hai sentito tutto?»,mi chiede lui sospirando.
Annuisco guardandolo.
Leva il braccio dalle mie spalle e si sistema meglio sul divano.

«Dovevo dirtelo»,mi dice lui abbassando lo sguardo.
Sono felice che l'abbia presa bene,e che non abbia capito il contrario.
«L'importante è che me l'hai detto. Anche se lo sapevo già,ma l'hai ammesso»,gli dico sorridendo.
Lui alza lo sguardo verso di me e accenna un sorriso.
«Ti ha contattata lei?»,gli chiedo dopo qualche secondo di silenzio.

«Si,sopra Instagram»,mi risponde.
«Quando?»
«Ieri sera»,mi dice.
Annuisco e mi sistemo anch'io,vicino a lui.
«Sei arrabbiata con me?»,mi domanda lui spostando lo sguardo dalla televisione ai miei occhi.
Scuoto la testa. «No,non sono arrabbiata»,gli dico.
Lui caccia un sospiro e sorride.

«Pensavi fossi arrabbiata?»,gli dico e lui annuisce.
«Non lo sono tranquillo»,gli dico appoggiando la testa sulla sua spalla.
Rimaniamo in questa posizione per tanto tempo: io con la testa sopra la sua spalla e il suo braccio che mi circonda. Se fosse per me,farei fermare il tempo e resterei sempre in questa posizione. Per la prima volta,in questa giornata,non penso più a niente e mi sento bene,sollevata,senza niente e nessuno che mi tormenta. Mi sento come se fossi libera.

Il baby sitter di mia sorella||Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora