3.

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Dovevo assolutamente andare in bagno così mi alzai dal letto e infilai la vestaglia in seta azzurra, coprendo il pigiama coordinato composto da pantaloncino e canottiera. Socchiusi la porta, notando con piacere che la sua stanza era chiusa e il corridoio sgombero. Corsi a passi felpati verso il bagno a fine corridoio, che in quel momento sembrava lontanissimo. Non appena vi entrai chiusi la porta, tirando un respiro di sollievo. Quel bagno era tra i più belli che avessi mai visto, tutto in oro con i sanitari neri. Vi era persino una doccia e un mobiletto con asciugamani dalle taglie più svariate. Mi sciacquai la faccia, lavandomi anche i denti. Non appena finii riaprii la porta con più tranquillità: erano le tre del mattino e dormivano tutti in quell'aereo, anche se da quanto avevo visto, era praticamente vuoto. Mi girai, chiudendomi la porta alle spalle, cercando di fare il meno rumore possibile

"Che ci fai in piedi a quest'ora?"

Sgranai gli occhi. Era una persecuzione. Poggiai la testa alla porta, disperata

"Mi lascerai mai in pace?"

Sussurrai, tenendo la fronte premuta sulla porta

"Mh... no. O almeno, non fin quando non avrò ottenuto quello che voglio"

Mi girai, guardandolo malamente. Era senza maglietta. Mio dio. I suoi addominali, i suoi pettorali. Riuscivo a vedere i suoi lineamenti nella penombra delle luci fioche provenienti dai led appesi al tetto del corridoio. Aveva più tatuaggi di quelli che mi aspettavo: la spalla sinistra era piena di piccoli e grandi disegni, tra cui riconobbi una rosa e un drago che gli si attorcigliava lungo il braccio, sopra il gomito. Il busto era altrettanto colorato: due rami di palma erano disegnati sopra i suoi fianchi, seguendo la linea V che finiva sotto i suoi pantaloni di tuta messi fin troppi bassi; una scritta invece gli metteva in evidenzia il pettorale destro, ma non riuscii a decifrarla, c'era troppo buio. Dovevo andarmene subito, stavo per perdere ogni freno inibitorio

"Bene, allora dovrai aspettare"

Lo superai con una spallata per tornare in stanza. Ma prima di fare un altro passo, mi girai

"Tienitelo pure il documento, probabilmente è l'unica cosa che avrai di me"

Lui sorrise, leccandosi le labbra e squadrandomi da testa a piedi

"Questo pigiama è molto sexy"

Abbassai lo sguardo, notando che la vestaglia si era slacciata lasciando vedere le mie gambe e le curve del mio seno, coperto da quella stoffa leggera e sottile. Mi ricoprii velocemente, riallacciando la vestaglia e incrociando le braccia davanti al seno.

Mi girai e continuai a camminare velocemente, sentendo lui dietro di me che se la rideva

"All'una pronta! E magari rimettiti questo completino... ti sta molto bene, tesoro"

Iniziai a correre, arrivando in camera e chiudendomi la porta alle spalle. Mi buttai sul letto soffocando le mie urla di frustrazione sul cuscino. Lo odiavo!!!

Una luce debole mi fece risvegliare. I raggi del sole entravano dall'oblò posto sopra il letto. Amavo vedere l'alba, per questo non avevo chiuso la tapparella. Era un modo per ricordarmi di mia mamma, lei si alzava sempre un po' prima per ammirarla con un caffè rovente tra le mani; da quando se n'era andata a volte lo facevo anch'io, soprattutto nei momenti più tristi: in una qualche maniera mi faceva sentire vicina a lei.

Rimasi per qualche minuto seduta sul letto, con le gambe rannicchiate e lo sguardo puntato verso fuori, con il sole che piano piano saliva alto in cielo. Poi mi alzai, andando a lavarmi e portandomi un cambio.

Per fortuna non incontrai nessuno di sconveniente, tranne una signora sulla cinquantina che entrò nel bagno di fianco al mio e mi sorrise cordiale. Ritornai in camera, posando il pigiama nella valigia. Mi specchiai, applicando del correttore sulle occhiaie dovute alle poche ore di sonno e del mascara sulle ciglia. Avevo indossato un abitino color panna con le maniche a farfalla di Twinset, che arrivava poco sopra il ginocchio, e ai piedi degli stivali Givenchy in pelle nera alti. Misi un po' di rossetto rosso sulle labbra e uscii, prendendo il libro che stavo leggendo: Madame Bovary, di Gustave Flaubert. Una lettura non proprio leggera, ma comunque molto interessante.

Love is a strange thingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora