21.

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Riaddormentarmi era al quanto impossibile e avevo ancora un'ora prima che la sveglia suonasse... quella chiamata mi aveva al quanto scossa, anche perché non mi aveva chiesto niente: aveva solo minacciato le persone a cui volevo bene. Avevo bisogno di schiarirmi le idee, capire cosa volesse da me, così mi alzai, scalciando le coperte, e mi vestii con il mio completo da corsa nero, indossando le scarpe, per poi scendere silenziosamente e uscire di casa.

Non appena aprii la porta, avvertii il venticello fresco accarezzarmi il volto, facendomi rabbrividire. Il tempo caldo stava cambiando, sostituendosi con il freddo secco.

Mi tirai su i capelli in una cosa stretta e infilai le Airpods, uscendo dal cancello e iniziando a correre. Passando davanti casa di Stef non potei fare a meno di girarmi a guardarla, notando il silenzio assoluto e le imposte del piano superiore chiuse: stavano ancora dormendo tutti, e come biasimarli: era ancora l'alba.

Aprii il cancello del residence, immettendomi nella strada e iniziando la mia corsa disperata, cercando di ordinare i fatti e gli avvenimenti dell'ultimo periodo.

Ormai conoscevo una mezza verità su Stef, la sua storia, o almeno una parte. Ero consapevole che non mi avesse detto tutto e che ci fossero molte cose ancora all'oscuro.

Sapevo che suo padre era immischiato in faccende losche, coinvolgendo anche lui, e in qualche modo di tutto questo facevano parte anche Zayn e un carico. La polizia era dalla parte di Aron, rendendo tutto ancora più sospetto, e c'era anche sua madre... suo padre aveva commesso il suo assassinio quando lui era solo un bambino e io mi ero appena andata ad impelagare in tutto quello, ma non me ne pentivo. Volevo davvero aiutare Stef, non lo avrei lasciato solo. Ma la chiamata di Zayn complicava tutto perché ora sapevano che probabilmente io ero un qualcosa con cui ricattare Stef. Forse ora riuscivo a capire perché volesse allontanarmi a tutti i costi...

Non mi ero resa conto di quanto stessi correndo veloce, fin quando le mie gambe cedettero esauste, facendomi atterrare a terra in ginocchio. Riuscii ad atterrare sulle mani, evitando di finire con la faccia spalmata sul pietrisco della strada, e rimasi in quella posizione per qualche minuto, mentre le lacrime rigavano le mie guance e mille pensieri frullavano nella mia testa, togliendomi il fiato. Chiusi gli occhi, tappandomi le orecchie

"BASTA!"

Urlai. Probabilmente se qualcuno mi avrebbe visto non avrebbe pensato due volte ad etichettarmi come folle, e come dargli torto...

Cercai di stabilizzare il respiro rotto dai singhiozzi e regolarizzare il mio battito cardiaco. Non potevo mostrare nessuna emozione a Stef, o avrebbe capito che era successo qualcosa. Così mi sollevai da terra, spolverando le ginocchia e guardando i palmi delle mani, leggermente scorticati dall'impatto con il terreno. Guardai il telefono, notando che oramai si erano fatte quasi le sei e mezza, e così ricominciai a correre verso casa.

Ero arrivata a circa metà strada quando con la coda dell'occhio notai una macchina nera; avrebbe potuto essere normale, magari qualcuno che andava a lavoro, eppure questa si ostinava a non sorpassarmi, mantenendo un'andatura calma, andando esattamente al mio passo.

Sbiancai, non riuscendo a guardare chi fosse alla guida, ma a questo punto avevo le mie ipotesi. Non dovevo mostrare paura, non potevo farmi mettere i piedi in testa. Così mi fermai, non cercai di scappare, e probabilmente questo sarebbe stato una grandissimo sbaglio.

Anche la macchina si arrestò non appena giunse davanti a me e mi avvicinai cautamente, notando il finestrino oscurato abbassarsi lentamente e un ciuffo nero corvino farsi spazio nella visuale

"Buongiorno tesoro! Sapevo che il mio consiglio "alzati e splendi" avrebbe dato i suoi frutti"

Serrai i pugni, cercando di mantenere la calma, e presi un profondo respiro prima di parlare

Love is a strange thingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora