26.

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POV Stefan

Erano passate due settimane da quando Sophie aveva scoperto di Cesare e di Elia, ma le cose ancora non erano tornate normali tra loro due... ma come biasimarla? Scoprire così che la persona che ti aveva cresciuto non aveva fatto altro che rifilarti cazzate su cazzate. Eppure lei era una persona buona, avrebbe perdonato Elia, era solo questione di tempo prima che accadesse, prima che lei accettasse la verità.

In compenso le cose tra noi andavano a gonfie vele... non so bene l'effetto che questa ragazza aveva su di me. Ma una cosa era sicura: l'amavo più di quanto io avessi mai amato nessuno e avrei fatto tutto, di tutto, pur di tenerla al sicuro. Proprio per questo motivo mentre lei era uscita con la sua amica, Kylie, io mi ritrovavo davanti la porta della sua villa, in attesa che Elia mi venisse ad aprire. Avevo ricevuto voci su mio padre e un presunto incontro proprio con la persona di cui Sophie non avrebbe mai dovuto scoprire. I dettagli del motivo non mi erano noti, ma ero riuscito a risalire al luogo dell'incontro, bastava mettere qualcuno di sorveglianza e avremmo potuto sorprenderli con le mani in flagrante o comunque saremmo riusciti a prendere qualche informazione, utile ad incastrarli.

Elia, finalmente, venne ad aprirmi la porta, facendomi cenno di entrare senza neanche rivolgermi un saluto, non nascondendo il disprezzo nei miei confronti. Né tanto meno io avrei nascosto il mio nei suoi. Avremmo dovuto mantenere i rapporti professionali, per Sophie e per la sua sicurezza; questa era l'unica motivazione per cui ancora non ci eravamo saltati alle gole.

"Cosa ti porta qui? Sophie non è in casa"

Lo seguii mentre andavamo nello studio, probabilmente l'unico posto sicuro da cimici e altro

"Ho delle informazioni utili"

Lui si sedette nella poltrona dietro la scrivania, incrociando le mani sotto il mento, non prima di avermi fatto cenno di sedermi su una di quelle di fronte, ma io rifiutai, avvicinandomi semplicemente e poggiando le mani sui bordi della scrivania, chinandomi e mantenendo un contatto visivo

"Mio padre si incontrerà con Cesare Moretti, domani"

Elia mi guardò con sguardo diffidente

"Come faccio a fidarmi?"

Roteai gli occhi al cielo

"Non devi. Neanche io mi fido di te. Ma qui non si tratta né di me, né tanto meno di te. Si tratta di Sophie. E stai certo che io farò qualsiasi cosa pur di tenerla al sicuro. Non piace neanche a me lavorare con te, ma so che tu le vuoi bene e che sei disposto a tutto per lei. Esattamente come me. Mi basta questo"

Lui annuì

"Cosa proponi? È rischioso mandare degli agenti. Non sappiamo neanche il motivo dell'incontro... non devono sospettare che sono tenuti sotto sorveglianza"

"Andrò io. Tu non puoi andare di sicuro, Cesare conosce la tua faccia. A me non ha mai visto, e se mi dovessero scoprire dubito che mio padre mi possa uccidere. Ho fatto ben di peggio che spiarlo"

"Sophie non deve saperlo"

Scossi la testa

"Non lo saprà. Mi inventerò qualcosa per tenerla fuori da tutto questo"

Feci per uscire dalla stanza, ma la sua voce mi fermò

"So che la ami. Ma anche Cesare amava Cristina, eppure questo non gli ha impedito di mettere a rischio la sua vita. Io non voglio che succeda lo stesso con Sophie. Non me lo perdonerei mai. Lei è mia figlia, è la cosa che amo di più al mondo"

Girai la testa, guardando l'uomo che sembrava tanto impassibile e privo di emozioni, in realtà essere divorato dalla paura

"Voglio che tu sappia che se le accadesse qualcosa, verrò a cercarti fino all'angolo più remoto sulla terra, e quando ti troverò, perché lo farò, stai certo che la tua vita diventerà un vero inferno. È una promessa"

Love is a strange thingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora