5.

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Mio padre spostò lo sguardo confuso da me a quel ragazzo che se ne stava tranquillamente davanti l'ingresso di casa mia. Era anche più bello di come lo ricordassi, anche se erano passate poche ore. Indossava un jeans nero molto attillato, che gli metteva in risalto il sedere perfettamente tondeggiante, e ai piedi degli stivaletti in pelle neri. Il torso era fasciato da una camicia bianca larga, con le maniche arrotolate fino a poco sotto il gomito, lasciando intravedere alcuni dei suoi tatuaggi. I capelli tirati indietro, con un ciuffo che gli cadeva scombinato sull'occhio destro. Mio dio.

"Voi due vi conoscete?"

Chiese il padre di Stefan, Aron, da quanto avevo sentito.

Prima che potessi aprire bocca, lui rispose per me

"Sì papà, abbiamo viaggiato insieme da Tokyo"

Vidi mio padre guardarmi in confusione, per poi sorridermi e rispondergli

"Che meraviglia! Sono felice che andiate d'accordo, io e tuo padre siamo amici di vecchia data"

Stavo per controbattere sul fatto di 'andare d'accordo', ma di nuovo Stefan mi fermò

"Signore, sua figlia è una ragazza davvero notevole"

Disse guardandomi maliziosamente con un ghigno stampato in faccia. La mia bocca si spalancò, ma che stava facendo?? Mio padre in tutta risposta, al posto di farsi due domande su quella definizione, rise, tirandogli una pacca sulla spalla

"Ti prego, chiamami Elia. Non sono poi così vecchio e poi gli amici di mia figlia, sono anche i miei"

Lo spinse dentro, richiudendosi la porta alle spalle e avviando una conversazione con Aron, dirigendosi vero la sala da pranzo. Io rimasi sul pianerottolo delle scale, con le braccia conserte e le sopracciglia unite. Lui mi si avvicinò con le braccia spalancate

"Non vuoi dare un bell'abbraccio al tuo 'amicone'?"

Prima che potesse solo sfiorarmi, passai sotto il suo muscoloso braccio, schivandolo

"Evapora"

Lo guardai malamente, mentre rideva sotto i baffi. Mi diressi anch'io verso la sala da pranzo, con lui al seguito.

La tavola era apparecchiata per quattro, con due posti per lato. Sfortunatamente mio padre e Aron si erano seduti accanto, così mi sarebbe toccato sorbirmelo per l'intera cena. Potevo fingere un malore improvviso ma prima che potessi solo pensare a cosa mio padre parlò

"Su ragazzi, accomodatevi. Abbiamo pensato che vi avrebbe fatto piacere sedere accanto"

Sorrisi forzatamente, sussurrando a denti stretti un 'grazie', non molto convincente. Così mi accomodai di fronte a mio padre, con Stefan accanto. La sua colonia subito invase le mie narici, era così buona...

Una donna con un grembiule bianco entrò, servendoci da mangiare, e mettendomi di fronte un piatto di pasta al ragù. La mamma usava spesso farlo

"È una delle cose che mi manca di più dell'Italia"

Disse Aron, guardando la forchetta piena di pasta, in ammirazione, per poi portarsela alla bocca, socchiudendo gli occhi in pura beatitudine

"È ottima. Devi darmi la ricetta"

Mio padre rise

"Senza alcun dubbio, è la ricetta che faceva sempre Cristina, ma non sono mai riuscito a farla buona come la sapeva fare lei"

Un sorrise triste spuntò sui nostri visi, mentre Stefan mi guardava confuso, non capendo. Dopo un minuto di silenzio, i nostri genitori ritornarono a parlare spensieratamente. Aron poi mi chiese, puntando il suo sguardo su di me: ecco da chi aveva preso i suoi occhi Stefan, solo che quelli del padre erano leggermente più scuri

Love is a strange thingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora