29.

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POV Sophie

bip bip bip

Un rumore costante e ripetitivo scandiva il tempo, risuonando nelle mie orecchie e svegliandomi dallo stato in cui mi trovavo

Bip bip bip

Il suono si faceva più insistente, più forte. Spalancai gli occhi di colpo

"Papà!"

Urlai, guardandomi intorno freneticamente, cercando di mettere a fuoco il posto in cui mi trovavo, ma le pareti bianche rendevano difficile vedere, facendo rimbalzare la luce e rendendola accecante.

Sfregai gli occhi, sentendomi il braccio limitato nei movimenti. Quando riaprii gli occhi, mi resi conto di essere attaccata a delle macchine con dei tubicini e che la stanza bianca era una stanza di ospedale. Cercai di alzarmi, ma un bruciore al torace mi riportò giù, distesa sullo scomodo materasso. Subito dopo sentii un gran vociare provenire dai corridoi, e una equipe di medici invadere la mia stanza

"È sveglia!"

Guardai con occhi corrucciati il dottore in camice che si fece avanti

"Dov'è mio padre?"

Pronunciai con voce gracchiante, la gola secca che urgeva acqua. Dietro di questo, gli infermieri si scambiarono sguardi pieni di pietà

"Signorina, cosa si ricorda?"

Chiese lui incerto. Cercai di fare mente locale, sfregandomi debolmente le tempie

"I-io ricordo Cesare, Stefan che urlava e..."

Sbiancai di colpo, alzando lo sguardo e incontrando quello del medico che mi guardava afflitto.

Cesare aveva sparato a mio padre. I ricordi mi investirono, lasciandomi solo paura e terrore

"V-voi lo avete s-salvato, non è così? Insomma, l-lui non p-può..."

Il medico abbassò lo sguardo, incapace di sostenere il mio, e così provai a guardare quello degli infermieri dietro di lui, ottenendo gli stessi sguardi colmi di pietà

"D-dov'è... perché nessuno me lo vuole dire"

Lacrime iniziarono a scendere dai miei occhi, perché sapevo. Sapevo che lui era... non riuscivo neanche a pensarlo

"Signorina, il signor Elia Fiore è stato ucciso in una sparatoria, il giorno in cui Cesare Moretti insieme a tutti i suoi complici è stato catturato, con pena l'ergastolo"

Mi portai una mano sulla bocca, cercando di nascondere i singhiozzi, consolandomi solo con il pensiero di sapere Cesare, l'uomo che mi aveva rovinato la vita, rinchiuso in una cella. Mio padre non c'era più... anche l'ultimo genitore che avevo mi era stato portato via precocemente. Una morsa mi stringeva a livello del cuore, rendendomi difficile respirare, e il medico se ne accorse, avanzando e toccandomi il braccio

"Signorina, so che è una notizia tremenda ma deve cercare di calmarsi... per la sua salute"

Io annuii, cercando di regolare il respiro, e riuscendoci qualche minuto dopo. Strinsi gli occhi, e accettai il bicchiere d'acqua offertomi da uno degli infermieri, sorseggiandolo con calma.

Avevo bisogno di un abbraccio dall'ultima persona che mi era rimasta... avevo bisogno che mi tenesse stretta a sé, dicendomi che tutto sarebbe andato per il meglio. Ma perché lui non era qui a tenermi la mano?

"S-stefan. Dov'è il mio ragazzo "

Il medico mi lanciò un altro sguardo pieno di pietà, e mi sentii morire. Anche lui no...

Love is a strange thingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora