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Un suono proveniente da un megafono mi fece risvegliare

"Signori e signore, si comunica che atterreremo tra circa trenta minuti. Si prega la gentile clientela di iniziare a lasciare le stanze e riunirsi negli appositi punti di sbarco. Vi ringraziamo per aver scelto la Lines Boeing Airplain e speriamo di riavervi presto in uno dei nostri voli."

Mi stiracchiai nel letto, guardando fuori dall'oblò: piano piano potevo vedere la terra avvicinarsi e il sole, ancora debole, iniziare a splendere nel cielo. Da lì a pochi momenti avrei cominciato una nuova vita.

Dopo il pranzo mi ero rinchiusa in camera, non uscendo se non per andare al bagno una volta. Quel bacio mi aveva scosso dentro, facendo aumentare il mio battito. Mai nessuno ne era stato in grado, avevo avuto delle relazioni, anche se brevi a causa dei miei continui spostamenti, ma mai nessuno di quei ragazzi era riuscito a farmi sentire così sopra le nuvole.

Avevo passato l'intero pomeriggio a fissare il soffitto, ripensando a quelle labbra, così morbide e rosee. Mentre ci pensavo le mie dita involontariamente sfiorarono la mia bocca, ancora in grado di sentire il suo sapore. Mi sentivo come in un altro universo e non capivo perché lui era davvero insopportabile, ma nonostante questo mi ero lasciata stregare alla fine. Per fortuna le possibilità di rincontrarlo erano davvero basse e anche se questo pensiero da una parte mi rassicurava, dall'altra avrei tanto voluto rivederlo solo per sentire ancora il suo tono arrogante e rivedere quelle due fossette, in cui avrei tanto voluto affondare le dita... ero stata in quello stato confusionale fin quando non mi ero addormentata, in un sonno profondo e senza sogni.

Mi alzai, vestendomi velocemente con un paio di jeans, una maglietta bianca e un tailleur beige, mettendo ai piedi le Chanel. Raccolsi i capelli in uno chignon basso e poi mi truccai velocemente.

Raccolsi tutte le mie cose, guardandomi indietro prima di uscire: il bigliettino con il suo numero era sul comodino accanto al letto.

Ero tentata di prenderlo ma mi autoconvinsi a lasciarlo lì, chiudendomi la porta alle spalle e dirigendomi verso il nostro punto per sbarcare. Avevo deciso di lasciarmi tutto alle spalle, non avevo bisogno di nuovi problemi.

Quando arrivai, di lui non vi era alcuna traccia. Tirai un respiro di sollievo, anche se nel profondo avrei voluto vederlo. Era incredibile come si fosse insinuato nella mia testa con tale facilità...

Quando la porta dell'aereo si aprì iniziammo a sbarcare, prima di scendere mi voltai di nuovo cercandolo, fino a quando il mio sguardo non si incrociò con il suo, non molto lontano da me. Tirai un sospiro, prima di girarmi e accodarmi al flusso di gente che usciva.

Non appena arrivai nell'aeroporto notai mio padre con un mazzo di fiori bianchi che mi aspettava sorridente, con accanto il facchino che aveva già caricato tutti i miei bagagli sul carrello. Gli sorrisi, correndogli incontro e non appena fui fra le sue braccia mi sentii di nuovo un po' a casa.

"Benvenuta a Vienna, piccola gemma"

Disse baciandomi la testa, mentre ancora ero sepolta fra le sue braccia. Mi era mancato il suo profumo.

Papà mi chiamava sempre così da quando la mamma se n'era andata, forse perché ero il suo tesoro più grande

"Grazie papino"

Lo guardai sorridente, lui mi porse il mazzo di fiori che io annusai, e poi gli presi la mano, uscendo dalla Hall e dirigendoci verso una Jaguar nera posteggiata di fronte. Il facchino ci seguiva spingendo il carrello con qualche difficoltà, talmente pieno che sembrava che la pila di valigie potesse collassare da un momento all'altro. Mio padre mi fece accomodare nel sedile posteriore, aprendomi lo sportello, per poi fare il giro della macchina e salire dietro, sedendosi accanto a me. Non appena tutte le valigie furono caricate nell'auto (non so come fecero ad entrare) mio padre allungò una banconota dal finestrino, dandola al facchino, per poi dire all'autista di partire.

Love is a strange thingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora