Capitolo 9.

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CARA’S POV.

-Ti stai vestendo?-. Entro in camera di Barbara senza chiederle il permesso, osservando come quella stanza piccola sappia ancora di lei e Zayn. Appese al muro ci sono le loro foto, i loro sorrisi di quando tutto sembrava magico . In alcune di queste ci sono anche io: la nostra amicizia, il nostro viaggio alla casa al mare dei miei genitori, che tra parentesi non vedo e sento da mesi ma questo non sembra preoccuparli minimamente. Sembra che io non sia la figlia perfetta, non sono quella che si sarebbero aspettati, non erano la figlia che ogni genitori vorrebbe avere. Ma loro sono fatti così.

-Cosa ne pensi?-. Si volta con addosso un abito che le sta di incanto. Lungo fino al ginocchio, squadrato con maniche a tre quarti, nero.

-Penso sia perfetto, dovresti mettere uno stivale, quelle gambe li fuori potrebbero congelare-. Le annuisce mentre io scorro ancora su qualche foto, soffermandomi ad osservare quelle che mi mettono allegria. Siamo belle e spensierate in quelle foto, del tutto ignare del futuro che ci attendeva. Non dico di star male adesso, anzi vivo serenamente ogni giorno, ma vorrei quel brivido che adesso manca; quel pizzico di spirito di avventura che invece alla nostra età dovremmo avere.

-Dovremmo prenderci una vacanza-.

-Magari prima finiamo la scuola, cosa te ne pare?-.

-Finita la scuola appunto, partiamo davvero!-.

-L’idea è quella-. Dice, ma so che in realtà lei vorrebbe solo essere a Londra da Zayn.

-Ti ha scritto da quando è partito?-. Fa un cenno di no con la testa, so che dovrei evitare di toccare l’argomento ma penso sia giusto affrontarlo, prendere coscienza di quanto le stia succedendo. Lei ha una vita da riprendere in mano, di viversela davvero.

-Penso che tornerò a prendere lezioni di danza, la mia vecchia insegnante mi ha detto che potrei andare due volte a settimana quando voglio-.

-Penso sia un’ottima idea-. Mi siedo sul letto accavallando le gambe, osservando le mie nuove scarpe Gucci. –Sei sempre stata molto brava-.

-Ricordi quando venivi a suonare il piano?-.

Sorrido al solo ricordo. -Dovremmo rifarlo qualche volta-.

-Lo penso anche io-. Afferra la sua borsa sorridente. –Dai andiamo che la nonna ci aspetta!-.

Abbiamo deciso di trascorrere una serata in compagnia della nonna sotto sua proposta, a lei piace tornare giovane ogni tanto e le piace farlo con noi. So che non sembrerebbe essere il massimo della serata, ma quando hai una nonna come la mia non puoi che essere felice di trascorrere una serata insieme a lei. È una donna che merita tutto quello che la vita le ha offerto: una bella casa, una vita agiata, un marito che l’ha sempre amata. È rimasta vedova forse troppo giovane, ma lei è sempre stata forte, occupandosi di papà e lavorando, prendendo in mano le redini dell’azienda quando papà doveva solo pensare a studiare. Ha saputo farci nella vita, e per me e Barbie è un esempio di vita.

-Papi noi andiamo!-. Urla raggiungendo l’uomo seduto sulla poltrona a leggere il giornale. –Ciao papino!-.

-Salve Signor Palvin!-.

-Cara non capisco perché tu voglia sempre chiamarmi così, quando sai benissimo che potresti anche chiamarmi per nome-.

Io faccio spallucce. –Non lo so, signor Palvin lo trovo sexy!-.

-Cara, stai parlando con mio padre!-. Mi rimprovera scherzando la mia amica. Il padre di Barbara è un uomo che potrebbe far girare la testa a milioni di donne, se solo lo volesse. Alto, affascinante, due occhi castani, capello brizzolato, un lavoro interessante, e un sorriso da mozzare il fiato.

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