Prima si iniziare vorrei darvi un piccolo avviso. Entreranno nella storia punti di vista diversi che saranno introdotti con "pdv *nome*"
Spero che la stoia continui a piacervi. Ora vi lascio tra le braccia della mia storia. Buona lettura ❤.
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Pdv Andy
Uno sparo
E poi ci fu il panico. Vidi Harley correre sul palco assicurandosi che stessimo tutti bene, poi notó qualcosa, o meglio qualcuno, tra la folla.
Inizió a correre, urlai il suo nome nella speranza che mi sentisse e si fermasse, ma in poco tempo vidi la sua candida chioma allontanarsi, fino a scomparire nel bosco vicino allo stage.
Stavo impazzendo, iniziai a correre. Le gambe andavano da sole verso la ragazza. Se le fosse successo qualcosa sarei stato capace di scatenare l'inferno.
Continuavo a chiedermi chi stesse seguendo.
Mi persi nel bosco. Non la trovavo. Il panico si stava facendo sentire. Guardavo ovunque, ma della ragazza nessuna traccia. Cercai di captare quche suono che mi potesse condurre a lei, ma nulla. Sentii il rumore di un ramo spezzato e mi voltai. Vidi Oliver.
"Dove cazzo è finita?" chiese anche lui nel panico "non ne ho idea.." dissi passando una mano tra i capelli umidi a causa del sudore creatosi per l'agitazione. Era come scomparsa.
Continuammo a girare per il bosco, fin quando un suono terribile giunse alle nostre orecchie.
Non poteva essere. Stavo letteralmente impazzendo.
Capii da dov'era provenuto il suono e dopo esserci guardati in faccia, io e Oliver iniziammo a correre.
Ció che vidi fu tremendo. Potei percepire il cuore frantumarsi. Il sangue pulsava con un ritmo frenetico fino al cervello e sentivo le tempie scoppiare.
Un uomo stava scappando accompagnato da un'arma da fuoco "Oliver tu segui lui, io vado da Harley, intanto chiama l'ambulanza" urlai disperato il nome della ragazza, mentre il ragazzo iniziava a correre prendendo il telefono.
Intanto Harley era a terra. Ripetei nuovamente il suo nome, nella speranza che mi rispondesse. Era stesa sulle radici di un salice piangente isolato, era il suo albero preferito. I suoi capelli candidi erano macchiati del suo stesso sangue. Sorrideva, come per sfidare morte. La accarezzai con mani tremanti, entrambi eravamo sporchi del suo sangue, ma in quel momento era il mio ultimo pensiero. Strappai parte della mia maglia e premetti il piccolo straccio ricavato sulla ferita da sparo che segnava il suo addome.
"Ti prego non lasciarmi" la mia voce era tremante, distrutta. Non poteva andarsene. Poggiai la mia testa sulla sua, sperando che in qualche modo si risvegliasse.
La cullai, la bacia e l'acarezzai. Il battito del suo cuore era dannatamente lento, mentre il mio era estremamente veloce, troppo. Le mie lacrime si mescolavano col sangue. Mi rifiutai di pregare. Se Dio fosse davvero esistito tutto ció non sarebbe successo sin dal principio. Nonostante io fossi inginocchiato mi rifiutai di pregare, non avrei mai guardato in alto il figlio del Signore.
Arrivarono i soccorsi. Sbraitai contro i soccoritori, ci avevano messo troppo tempo a raggiungerci. Caricarono poi Harley sul lettino che fu trasportato dentro all'ambulanza.
Mi sedetti di fianco a lei stringendole la mano e continuando a sussurrare parole di conforto, che servivano piú a me che a lei. Intanto le lacrime scorrevano copiose sul mio volto.
Arrivammo all'ospedale e ancora affiancavo il lettino su cui giaceva la mia creatura.
Pensavo e ripensavo a cosa sarebbe successo dopo. Ero cosí preso dai miei pensieri che non mi resi conto del medico che mi richiamava "scusi.. Ehi ragazzo!" sventoló una mano davanti al mio viso "scusi ero sovrapensiero" mi giustificai "mi scusi ma lei qui non puó entrare. Dobbiamo portare la ragazza in sala operatoria ed operarla d'urgenza. Non so dirle quanto ci metteremo, ma le prometto che lei sará il primo ad avere notizie" inizialmente ero contrariato dal fatto che non potessi stare vicino alla mia donna, ma poi capii la situazione e mi sedetti in sala d'attesa. Ero su una sedia di plastica rossa, con le la testa tra le mani era dannatamente, scomoda ma non mi interessava. Ero ricoperto in gran parte dal sangue, ma ció era relativo. Volevo solo sentirmi dire che Harly stava bene. Circa un quarto d'ora piú tardi entrarono dalla porta principale tutti gli altri. Jake e Ash cercarono di calmarmi portandomi un bicchiere d'acqua. Kellin era disperato. Lo capivo del resto. Continuava a piangere mentre gli altri membri della sua band lo consolavano, nonostante anche loro fossero molto preoccupati. Oliver era sul punto di una crisi isterica: camminava avanti e indietro e calciava tutto ció che gli capitava vicino, provocandomi ancora piú mal di testa di quello che giá avevo.
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Harley
FanfictionEra separata tra due mondi diversi, completamente diversi. Sapeva anche lei che prima o poi avrebbe dovuto scegliere solo uno dei due, ma aveva un grande dubbio: avrebbe fatto la scelta giusta?