Chapter 28

910 77 1
                                    

Pov Andy

Passarono i giorni, le settimane ed infine i mesi, ma non mi ero mai staccato dal letto della ragazza, se non quando tornavo a casa per lavarmi e prendere vestiti puliti.

I ragazzi venivano spesso a trovarla. Suo fratello diventava sempre piú sciupato e debole di giorno in giorno. Oliver parlava poco: anche lui era distrutto dalla situazione.

Io mi sentivo ogni sempre peggio, ma continuavo a sperare e a credere nel risveglio della ragazza.

Erano passati esattamente tre mesi da quel dannato giorno al warped tour, che era stato concluso brutalmente per l'incidente accaduto.

Numerosi fan e diversi band members scrivevano messaggi di condoglianze e speravano che la ragazza si riprendesse; cercavano di starci vicino in qualsiasi modo ed ero molto grato ad essi.

Era il 24 settembre quando uno dei dottori entró nella stanza della ragazza.

Era una cosa di routine ormai, poichè parecchi medici e infermiere entravano e uscivano dalla porta della stanza bianca.

Ero perso nei miei pensieri quando il dottore richiamó la mia attenzione "signor Biersack, posso parlarle un attimo?" "certamente" dissi con voce distrutta. Baciai la fronte di Harley, poi ci dirigemmo verso un ufficio nello stesso corridoio della stanza della ragazza.

Il dottore mi fece accomodare su una sedia e poi si sedette dall'altra parte della scrivania in legno di mogano. "Mi dica.. che succede?" chiesi con apatia. Ormai provavo solo dolore, nient'altro. La mia voce non aveva un minimo di enfasi. "Ecco.. Lei capisce che Harley è in coma da molto tempo.. Troppo tempo. Lo stato della ragazza è molto delicato e l'unica cosa che la tiene in vuta sono le macchine" disse gesticolando "dove vuole arrivare?" dissi sentendo la rabbia salire alla testa "Pensiamo che la ragazza non riuscirá mai a riprendersi e che l'unico modo per non farla soffrire sia staccare la spina.." a quella frase scattai in piedi facendo cadere a terra la sedia "non provi mai piú a chiedermi di uccidere la ragazza che amo" sputai a denti stretti "ecco signore il punto è che è stata giá firmata la liberatoria per staccare la spina" sbiancai. Com'era possibile? Chi era il bastardo che voleva portarla via da me? "Da chi?" chiesi sull'orlo di una crisi isterica "dal fratello.. E con lui c'era un amico" Kellin e Oliver... In quel momento sentii il sangue pulsare nelle tempie; il cuore accelleró. Non potevano farlo. Uscii dalla stanza sbattendo la porta. E rientrai nella stanza di Harley dove Kellin aveva preso il posto precedentemente occupato da me. "Con quale coraggio compi un gesto simile?" dissi prendendolo per il collo della maglietta "non riesco a vederla cosí!" si giustificó "allora per un tuo capriccio uccidi tua sorella?" lo fissai intensamente e inizió a piangere "sei un dannato bambino Quinn. Lei mi ha chiesto di non ucciderla e io non lo faró e non permetteró che tu lo faccia, quindi o vai a ritirare quella schifosa liberatoria o giuro che ti ammazzo in questo istante." ero a pochi centimetri dal suo volto. Vomitai quelle parole con tutto il disprezzo possibile. "Cosa vuol dire che ti ha chiesto di non ucciderla?" chiese Kellin ancora in lacrime dopo che lasciai la sua maglietta. Feci un respiro. "Te lo spiegheró quando ritirerai quella liberatoria" dissi ancora adirato. Riuscii a farlo a ragionare e una volta che si riprese dal pianto, si alzó e si diresse nell'ufficio del dottore. Dopo poco tornó. "Fatto?" gli chiesi; lui annuii. "Non permetterti mai piú di fare una cosa del genere" dissi. "Hai ragione.. Avrei dovuto parlartene" affermó lui. "Allora.. Cosa intendevi prima" mi chiese riferendosi alla richiesta che mi aveva fatto Harley. "Ecco.. Quando sono uscito dall'ospedale, dopo la notizia della morte di Harley, è succesa una cosa.. Strana." mi bloccai "continua.." disse Kellin "Ero a terra, inginocchiato sotto la pioggia, quando mi sono sentito sollevare da qualcuno e ho visto una ragazza. Era pallida in una bianca veste, i capelli erano bianchi ed era attorniata da una specie di aura abbagliante. Poi ho visto i suoi occhi. Li avrei riconosciuti tra mille. Erano gli occhi di Halrey. Mi parló e mi imploró di non ucciderla. Era una visione cosí reale. Poco dopo ho saputo che era ancora viva, ma che era entrata in coma. Solo pochi giorni fa ho capito a cosa si riferisse con quella richiesta. Io le ho promesso che non la uccideró e manterró ció che le ho detto." dissi facendo qualche pausa. "Mi dispiace Andy.." fu ció che riuscí a dire Kellin. Io annuii e poi presi la mano di Halrley. Era fredda. Avrei voluto sentire anche un minimo movimento o del calore, ma nulla. Avrei aspettato anche l'eternitá, ma non l'avrei mai uccisa.

HarleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora