Tutto troppo affrettato ma per nulla forzato. Frida ed Axel trascorsero la notte in una squallida stanza di un motel poco frequentato. Fino a tarda notte il racconto di Frida e le domande di Axel piovvero tra le quattro mura scolorite della camera. Axel dapprima lasciò parlare Frida, ascoltando i dettagli della sua storia. Era certo che la ragazza avesse subìto un qualche trauma, costruendo tutta quella storia per respingere ciò che veramente le era successo. Le chiese se qualcuno le avesse fatto del male, ipotizzando un possibile rapitore o stupratore, ma Frida, insistente, gli giurò sulla sua stessa vita che la sparizione non aveva nulla a che vedere con una cosa simile.
Quindi, ricapitolando, l'ultimo giorno in cui Axel l'aveva vista ed incontrata nel bosco lei subito dopo si era inoltrata in una grotta e da lì era giunta in un regno abitato dagli dei (Asgard) per direttiva dello stesso dio che aveva invaso New York. Questo tizio, un certo Loky
«Loki senza y, con la i.» lo corresse Frida.
«Si, Loki con la i.»
Ad ogni modo, questo Loki aveva suggerito a Frida di raggiungerlo per liberarlo dalla sua punizione, e da lì il resto è storia.
Axel stentò a crederle, e Frida impiegò quasi un'ora a convincerlo del vero. La prova inconfutabile furono le tre rune sul suo corpo e l'anello nero al dito. Con quei reperti l'avventura di Frida pareva aver più senso.
Il ragazzo, con la testa che gli faceva male e le spalle poggiate sulla spalliera del letto, alla fine, credette a Frida. Verso la fine del suo colloquio con Axel, quando parlò del modo in cui era andata via dal regno dorato, il ragazzo capì che non poteva essersi inventata ogni cosa, i suoi occhi bruni non mentivano.
Quel tizio strano esisteva davvero, Axel conosceva anche la disavventura dell'incontro ravvicinato che Frida aveva avuto con Loki durante la sua gita con la scuola, e se quel mostro aveva scagliato su New York un'orda di alieni la tesi di un pianeta divino non sembrava così irreale.
Stanca, Frida si sdraiò di fianco ad Axel, sospirando.
I due ragazzi si accorsero che qualcosa nell'aria si quietò, come se Frida avesse aperto gli occhi all'improvviso e Axel avesse imparato ogni segreto dell'universo.
Com'era stato possibile? Com'è stato possibile non pensarsi più?
Axel l'aveva fatto ogni giorno, donare un pensiero a Frida, lei però era stata troppo annegata dalla presenza di Loki.
Come fu possibile?
Frida voltò il capo verso Axel, con l'espressione di chi ha finalmente capito ogni cosa in un tremendo errore. Axel fece lo stesso, ma privo di sensi di colpa.
Così l'ha ucciso, amore. E rinascerà Axel, senza perdonarla mai. Frida, fuori di se, doveva assassinare il suo amore per quella magia, per Loki.
Prese una lama e la conficcò nel suo stesso fianco, e seppur non avesse realmente un'arma compì quel questo con uguale proporzione di dolore tirando verso di se Axel. Lui la baciò cautamente, come se si stesse scottando, e poi Frida lo rassicurò con il suo enorme profumo, che ogni cosa sarebbe andata meglio, che non sarebbe andata via.
Le mani di Axel erano così diverse da quelle di Loki, una cosa abissale, imparagonabile. Loki le aveva ossute e pallide, spesso fredde ma morbide, Axel invece era bollente, rosso e umido.
Frida gli morse l'indice che si era portata dentro alla bocca, non sapendo resistere al sapore dolce della pelle di Axel.
Con la schiena premura sul materasso disfatto e il corpo massiccio di Axel sul suo, dentro il suo, in superficie del suo, Frida capì che non avrebbe mai potuto dimenticare Loki. Non era la fine del mondo, non sarebbe morta, ma non lo avrebbe mai più cancellato dalle sue cellule.
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Frida - La runa di Loki ✔️
FanfictionFrida Anderson è abituata a storie per nulla semplici, ma quella in cui Loki ne diventa il protagonista è in assoluto la più avvincente. -Questa storia altro non è che una revisione di "The girl who play with cold", se la prima versione del racconto...