ATTO I - Capitolo 1

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Tutto era iniziato durante la battaglia di New York.
Frida Anderson di anni ne aveva appena sedici, nel lontano orami 2012. La ragazza, originaria di Minneapolis, aveva avuto la brillante fortuna di trovarsi nella Grande Mela il giorno sbagliato al momento sbagliato. Teneva così tanto a quella gita scolastica nei musei della città, possibile, si chiese, che a rovinarle i piani fossero arrivati persino gli alieni?
Era comico il modo in cui la vita di Frida tendeva sempre di più alle stranezze del fato.
E a capo di questa baraonda il temibile uomo dall'identità di un dio. Il suo nome era Loki. La battaglia era iniziata, e che volesse o meno non poteva più far nulla per fermare l'invasione. Loki soffocò il debole rimpianto per il fratello in un sorriso soddisfacente, riempiendosi la memoria di tutte quelle grida di paura dei civili e del tonfo di macerie per le strade.
Scettro il mano e passo furtivo, Loki scatenò il panico tra un fiume di gente che si spingeva e fuggiva via dal suo cammino. Difronte al Metropolitan Museum of Art il gruppo di scolari si era accalcato per sfuggire alle cattive intenzioni di Loki, colui che pretendeva la sottomissione.
Frida venne spintonata dai ragazzi più agili e forti, quelli però maggiormente spaventati. Il suo cuore batteva forte, le mani sudate rischiarono di farle perdere i numerosi anelli argentei che le abbellivano le dita pallide. I lunghi ricci castani le fecero sudare la nuca, e stava davvero morendo di caldo in quella situazione di panico e caos ingestibile.
Restò indietro al gruppo, tra grida e richieste d'aiuto. Strinse il proprio zaino ancora in spalla, indietreggiando tra la polvere. Qualcuno le aveva pestato un piede; imprecò a bassa voce preoccupandosi dello stato delle sue povere dita piuttosto che della sagoma alta e sicura che ormai distava da lei pochi centimetri.
Frida esitò un respiro. Alzò il viso piccolo e roseo, rimanendo con le labbra semichiuse dallo stupore. Non voleva mostrarsi l'eroina della situazione, l'invincibile ribelle senza timore, ma pur concentrandosi Frida non poteva ammettere di essere così terrorizzata da Loki.
Era quasi entusiasta di poterlo ammirare così da vicino; di certo quell'uomo riservava un carattere davvero singolare e forte per essere riuscito a creare così tanta confusione.
La differenza d'altezza era più che notevole; l'adolescente non si allungava più del metro e sessanta, mentre il figlio di Laufey la squadrava dall'alto al basso come un vero e proprio gigante.
Vestito con un particolare completo verde e oro si fece ammirare con vanità compiaciuta dalla ragazzina in jeans e maglia bianca.
L'immagine del dio del caos, potente e fiero, avvolto da un telo di polvere color nocciola alzata dai corpi che cadevano in terra e dalla gente che correva, incuteva un naturale timore. Ecco cosa facevano le persone, correvano, fuggivano da quel mostro, e, in mezzo a quella confusione solo la riccia si era fermata ad affrontalo.
Il dio delle malefatte, del caos, insomma, abbandonato alla nascita perché non corrispondente gli standard dei giganti di ghiaccio, fratello adottivo di Thor, figlio adottivo di Odio; e lei che titoli aveva?
Frida era brava nel disegno e a costruire piccoli gioielli artigianali. Portava degli stravaganti occhiali da vista rosa, aveva un carattere estroverso e vivace ed aveva una malattia. Però, per come era abituato Loki dalle sue parti, sicuramente avrebbe trovato di fondamentale importanza che Frida fosse la primogenita della sua famiglia.
Strinse i pugni quando l'alito di Loki, che stranamente odorava di menta, le soffiò sul viso arrosato. Quel gesto non le diede affatto fastidio.
Lui aveva fascino, non lo si poteva negare. I lunghi capelli neri che si ondulavano verso l'interno arrivati alle spalle, lievemente oleosi dal caldo. Gli occhi chiari, le labbra sottili e i tratti del viso spigolosi e magri.
Frida invece, se proprio deve essere descritta, portava il ciuffo scompigliato da una parte all'altra del capo. Rosee e carnose labbra le coloravano il viso, e occhi scuri brillavano pur non avendo particolari colori cristallini come quelli del dio.
Gli sguardi di entrambi si scambiarono un furtivo attimo di silenzio e tensione.
Loki, con un sorriso malizioso, si leccò il labbro superiore e attese una qualche reazione di immediata fuga dalla ragazza.
Fu certo che quella stupida ragazzina fosse paralizzata dallo spavento.

Frida - La runa di Loki ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora