Capitolo 2

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Era passato poco più di un anno e mezzo dalla frenetica avventura di Frida. La riccia dagli occhi scuri aveva appena compiuto diciotto anni. Il suo giovane viso aveva assunto fattezze molto più delineate che si avvicinavano maggiormente all'età adulta. Non era poi cambiata molto da quella indelebile avventura tra le macerie e il caos.
Frida era rimasta semplicemente spontanea, senza peli sulla lingua o cattiverie fra la testa.
Un sorriso timido le gremiva le labbra, ed un brusio spiritoso nella sua voce e nel suo modo di parlare le avevano spianato il sentiero verso i propri progetti ed obbiettivi futuri..
Era sempre disposta ad aiutare i più deboli, che fossero umani o animali, che fossero di qualsiasi altra razza, lei sentiva l'estremo bisogno di salvare qualcuno. Lo faceva semplicemente perché anche lei sentiva di far parte di quei deboli, perché anche lei era come loro.
Una malattia, un brutto male la distingueva dagli altri, un male che logora le ossa dall'interno, un continuo dolore provocato dal suo stesso corpo, che dilaniava le viscere, che distruggeva ogni tipo di speranza e sentimento.
Ma per quanto questa malattia fosse tremenda, tutto poteva portarle via, le sue gambe, le sue mani, ogni cosa, ma non la voglia di combattere.
Era forte, un'eroina, ma proprio la fonte della sua forza la rendeva allo stesso tempo infinitamente fragile e debole.
Un corpo posseduto da una malattia detiene un'anima estremamente vulnerabile, capace di essere raggiunta da qualsiasi tipo di contatto ultraterreno.
Fu per questo motivo che Loki non trovò alcuna difficoltà nel mettersi in contatto con lei, proprio per questa particolare etichetta anonima la contentezza del dio gli diede speranza.
E adesso, possiamo tornare al nostro dio dai tratti corvini; il figlio di Laufey rinchiuso nelle prigioni asgardiane per i propri crimini commessi contro il sovrano e la terra.
Ormai da quasi due anni quella cella candida era diventata la sua vita.
Dormire, mangiare, stare in silenzio e poi ancora dormire.
Non poteva fare altro che stendersi sull'elegante divano che gli aveva fatto portare Frigga, leggere migliaia di volte l'unico libro datogli a disposizione, e chiudere gli occhi, cadendo nel regno dei sogni.
Voleva vendetta, semplicemente quello, e poi, forse con più ardore, il desiderio di rivedere quella giovane terrestre.
Loki stava via via scadendo, dimenticato da tutti, era ormai uno scarto magro e soffrente sotto Asgard. Era privo di possibilità, ma non di idee.
E così, con la sua magia insegnatagli dalla madre adottiva, con più precisione e ostinazione, Laufeyson riuscì a controllare i sogni, a trasportare completamente la sua forza e la sua anima in quel baratro di fantasie.
Viaggiava inizialmente nei propri di sogni, poi, pian piano, arrivò in quelli dei bambini del regno magico, trovandosi persino nelle menti dei giovani giganti dei mondi di fuoco, ed infine, trovò spazio nei sogni dei midgard, il suo unico scopo.
C'erano davvero tanti pensieri notturni in cui poteva intrufolarsi, ma nessuno di essi era abbastanza debole, ma soprattutto, puro, da poterlo accogliere e realizzare ciò che aveva pianificato. E tra tutte quelle menti trovare proprio Frida era diventata una caccia faticosa.
Sembrava essere davvero impossibile stuprare un suo sogno. Frida era ormai divenuta la sua fantasia malinconica.
Un'afosa notte d'estate, però, riuscì a trovarsi in un sogno, quello di una ragazza dai capelli ricci.

Lo scenario era quello di un vasto campo piano, costernato da enormi distese di fiori e cespugli.
Il cielo era così azzurro da distogliere l'attenzione dal verde acceso del prato sotto i suoi piedi, e come sottofondo, un cinguettio di uccellini rimbombava nelle orecchie di Loki.
Era disgustoso, un tremendo sfondo di una favola sdolcinata per bambini.
Il dio imprecò fra se e se, iniziando a camminare nel sogno, e a cercare la creatrice di tutto quello scenario.
Quasi immediatamente trovò la giovane, in piedi, scalza e con un abito bianco e leggero che le arrivava fino alle ginocchia.
I lunghi capelli marroni le solleticavano le spalle, ed un dolce sorriso la faceva quasi risplendere.
Loki la guardò ed inevitabilmente due lacrime gli tagliarono il viso.
Era Frida, era proprio lei.
Con il suo passo felino ma intimorito, l'uomo dai capelli neri avanzò verso Frida, che chinò il capo confusa.
Lei sorrise ancora, massaggiandosi il collo con un gesto timido del braccio. Non sembrava averlo riconosciuto.

Frida - La runa di Loki ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora