Thor aveva libero accesso a tutto il palazzo, naturalmente. Si portò dietro la giovane umana, che cercò con tutta se stessa di contenere l'entusiasmo.
Era evidente che quella ragazza non proveniva dalle parti di Asgard, il suo modo di camminare non era posato come una fanciulla di palazzo, ma accanto al figlio di Odino non poteva creare sospetti.
La lunga camminata che indolenzì i polpacci di Frida li portò ad insidiarsi sempre più nelle profondità del possente castello, dove l'espressione di Thor cambiò di colpo, facendosi più serio.
L'ingenua umana non aveva la minima idea di ciò che le si sarebbe presentato, che situazione ci fosse nelle prigioni in cui erano diretti e in che condizioni fosse Loki. Era davvero in ansia, e il suo goffo comportamento la fece notare dalle guardie.
Scesero gli ampi scalini che portavano alle celle. Da lontano si udivano già lamenti, e una grande confusione.
Frida camminava a testa alta in mezzo alle celle, con mostri detenuti che gridavano spiacevoli frasi e battute sul suo conto. Nel petto il suo cuore batteva forte, colmo di nervosismo.
Frida e Thor giunsero davanti alla cella di Loki senza che lei potesse accorgersene. Costretta a non indossare gli occhiali da vista per non tradire la propria identità fu inghiottita da una grande bolla di confusione.Il lotto destinato a Loki era ben arredato ed illuminato, diverso dalle altre topaie dove erano rinchiusi il resto dei prigionieri.
Loki era rannicchiato in un angolo, magro, con la testa a muro.
I suoi morbidi capelli neri erano lunghi ed arruffati, pieni di nodi, gonfi e crespi; la pelle più bianca del solito colorito pallido; certo, non che ci fosse un grande cambiamento di tonalità, ma il pallore di prima era naturale, quello che si presentava adesso era malsano e malaticcio. Profonde occhiaie scavavano quel magro viso accentuato dagli spigolosi zigomi sporgenti; i suoi occhi di quel colore del mare erano spenti, vuoti. Quella luce che fa capire che c'è vita in quel corpo, che c'è un'anima, era del tutto assente. Le mani erano magre, con le unghia nere, piene di tagli e lividi, dovuti ad un vano tentativo di sfogo su quelle pareti che lo circondavano. Ignorava le comode poltrone e i numerosi libri, ormai non gli importa nulla.
La giovane era così scioccata da quell'immagine che rimase senza parole. Tutta la tensione che aveva tenuto repressa in fondo alla gola uscì fuori, ormai impossibile da trattenere; ne aveva viste tante di persone ridotte male, ma con Loki era diverso. Si avvicinò di più alle pareti trasparenti della cella, notando che fra le mani ferite Loki teneva il ciondolo che lei gli aveva regalato. Un nodo alla gola la soffocò. Frida fu provata dalla pena e dalla pietà.
Timidamente lo chiamò: «Loki?»
Lui parve riconoscere subito quella voce, attutita dal campo di forza che lo imprigionava. Il dio l'aveva tenuta in mente perché Frida lo aveva letteralmente incantato con il proprio coraggio, lei, che paura di lui non ne aveva.
I suoi occhi erano dello stesso colore dei tronchi degli alberi sulla collina dove andava a leggere il tardo pomeriggio da giovane; i capelli castani e ricci, che gli ricordavano il caos, forse perché erano un vero e proprio caos quei ricci, liberi di fuggire ovunque.
Le sue labbra rosee, come rose fra i roghi, le sentiva irraggiungibili, ma dannatamente meravigliose.
Le sue bianche mani, che gli avevano sfiorato il viso, morbide e chiare, con le unghie colorate di nero. Lo stesso colore che prendevano le unghie del figlio di Laufey nella sua forma da gigante di ghiaccio.
Era così, così che Loki l'aveva ricordata per tutto quel tempo rinchiuso nelle carceri.
Ripassava a memoria i tratti di quel viso meraviglioso, che lo avevano rapito.
Quasi due anni passati ad innamorarsi di quella midgardiana, nella sua mente, nelle sue fantasie, nei suoi sogni. La solitudine della punizione lo aveva portato a svagare il proprio pensiero su l'ultima cosa bella che aveva tastato con mano.
Lui non era solo in quella cella. Lui era sempre stato in compagnia di Frida.Si voltò verso di lei con enorme stupore, ed appena realizzò della sua effettiva presenza si alzò in piedi, dirigendosi a fatica verso di lei, trovando la forza solo dalla potentissima felicità che stava provando, per la prima volta nella sua vita, una felicità incontenibile, arrivando a credere che quel sentimento così puro lo avrebbe ucciso.
Frida aveva preso tremare, cercando invano di trattenere la propria espressione addolorata.
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Frida - La runa di Loki ✔️
Hayran KurguFrida Anderson è abituata a storie per nulla semplici, ma quella in cui Loki ne diventa il protagonista è in assoluto la più avvincente. -Questa storia altro non è che una revisione di "The girl who play with cold", se la prima versione del racconto...