Capitolo 51

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Morire ma continuare ad esistere, incredibile, davvero. Capite cosa intendo, no?

Loki era morto ma biologicamente continuava ad esistere dentro alle vene e alle arterie di Frida, così come lei si sentiva spacciata e persa per via della sua scomparsa ma nonostante ciò voleva respirare ancora.

Decomporsi ma comporsi ugualmente in ogni fibra nervosa collegata ai ricordi di Frida. Lei aveva quasi del tutto dimenticato le sensazioni di quella pelle bianca e fredda dentro e attorno al suo corpo. Nemmeno gli occhi sapevano più disegnarlo sulla tela bianca e le mani erano come rotte, inutilizzabili per tracciare i tratti di Loki con matita e carboncini.

Frida discusse con Axel tutta la notte riguardo alle buone ragioni per il quale fosse la scelta giusta ascoltare Thor. Furono l'amore del suo futuro marito, sempre pronto a sostenerla, e la continua presenza putrida della morte di Loki dentro il suo copro a far decidere Frida di intraprendere anche questa, e probabilmente, ultima missione.

Non voleva assolutamente trovarsi faccia a faccia con Thanos, anche se c'era un rischio tangibile; era terrorizzata da quel mostro, nonostante fosse stata in grado di superare e convivere con tutto ciò che le era accaduto Frida era rimasta traumatizzata dal titano.

Pensava a tutta una serie svariata di dubbi e ripensamenti che aveva discusso con Axel per ore intere quella notte insonne, mentre lasciava ondeggiare il braccio nudo in balia del vento che entrava dal finestrino calato. Con la loro vecchia macchina, Axel alla guida, si erano messi in viaggio verso il complesso degli Avengers. Nel bagagliaio c'erano due zaini, uno per ciascuno, con lo stretto necessario per passare al massimo tre giorni via da casa. Non avevano idea di quanto tempo avrebbero trascorso con i vendicatori e nemmeno come li avrebbero accolti. Sia Frida che Axel pensavano a quanto fosse ridicolo da parte di Thor insistere sul fatto di far partecipare la terrestre ad una cosa tanto importante. Nonostante ciò, però, Axel era stato capace di tranquillizzare Frida e lasciarle riporre fiducia nei piani sconosciuti di Thor.

Lei era diventata una parte fondamentale delle sfide del figlio di Odino. Forse la presenza di Frida gli era necessaria per avere vivo il ricordo di Loki con se e trarne forza.

Arrivarono, dunque, davanti alla moderna e lussuosa struttura che era quasi ora di pranzo. La giornata era soleggiata e faceva piuttosto caldo. Axel parcheggiò l'automobile proprio difronte alla porta d'ingresso, lasciando che fosse Frida a bussare allo stipite. Timorosa, si trovò davanti ad un lussuoso videocitofono che non riuscì bene a decifrare inizialmente.

Il collo le iniziò a sudare ed i lunghi capelli lisci si incollarono alla pelle trasmettendole ancor più energia negativa. Fu quasi sul punto di pigiare col dito uno schermo touch per provare a suonare, e se ciò non avesse funzionato allora avrebbe messo da parte l'orgoglio e telefonato Thor nella speranza che gli rispondesse.

Una voce nitida provenne dal display alla sua altezza, facendo sobbalzare Frida per lo spavento.

«Questa è proprietà privata, non puoi star qui ragazzina.» le disse quella voce carismatica e seccata, come se la vedesse ferma lì senza sapere cosa fare.

«Mi chiamo Frida Anderson, sono qui per Thor.» rispose educatamente.

«Non facciamo autografi, mi dispiace deluderti, torna a casa a contemplare i suoi poster.»

«Sul serio, non è uno scherzo! Sono una sua amica, per favore gli dica che sono qui.»

Frida si morse il labbro inferiore voltandosi di scatto verso Axel. Lo guardò dentro alla macchina gesticolare buffamente e sorridendole. Lei rise scuotendo il capo, cercando di calmarsi e smettere di sudare.

La voce maschile sospirò facendo attendere Frida pochi minuti davanti alla porta.

La vetrata scorrevole si aprì da sola attraverso un sensore di movimento e dal complesso uscirono Thor e Tony Stark.

Frida - La runa di Loki ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora