Era stata Natasha a bussare alla loro porta, senza nemmeno entrare. Aveva svegliato Frida ed Axel educatamente parlando loro dall'altra parte della parete. Disse alla coppia di prepararsi e scendere quanto prima alla sala principale, dove tutti quanti li attendevano.
Coi nervi a fior di pelle -Frida più di Axel- si precipitarono in bagno a lavarsi e vestirsi.
Con un po' di smarrimento iniziale in quel grande e dispersivo complesso, Axel trovò la direzione giusta trascinando Frida all'interno della stanza piena. Frida si affidava completamente ad Axel, colui che al novantanove percento delle volte le evitava di cacciarsi nei guai.
Peccato per lui che quell'un percento fosse piuttosto rilevante.
Tutti gli Avengers fecero silenzio fin quando Frida ed il suo compagno non si sedettero in un divanetto a due posti, accerchiati dagli eroi.
Axel si mise composto così come Frida, che storpiò la propria posa per via del nervosismo. Accavallò le gambe e giunse le mani poggiandole su un ginocchio, ridipinto di inchiostro sottile.
Frida aveva legato i capelli scompigliati, raccogliendoli in un ammasso concentrico di ciocche lisce e lucide. Indossava i suoi sottili occhiali da vista, senza un filo di trucco sul viso lievemente abbronzato. Passare le giornate sotto il sole della sua spiaggia quasi privata le aveva bruciato il naso, spellato e arrossato a chiazze sulla punta. Nonostante ciò Frida appariva genuinamente bella.
Non disse nulla, tra l'imbarazzo e il timore di apparire troppo sfrontata preferì aspettare che qualcuno tra loro parlasse.
«Dunque, siamo giunti alla conclusione che...» Thor, coi gonfi capelli biondi tirati indietro, incominciò a parlare impacciato, ma immediatamente Steve Rogers lo sovrastò;
«Hai mai combattuto? Intendo, uno scontro corpo a corpo.»
Frida serrò le labbra pallide ed annuì: «Certamente.»
«Come te la sei cavata?» continuò Steve.
Frida sorrise piano. Abbassò lo sguardo e si sollevò in piedi. Raccolse con le mani l'orlo della sua canottiera aderente e di colore celeste, mostrando al Capitano le sue costole. In mezzo ad altri tatuaggi era visibile la bianca cicatrice causata da Malekith.
«Thor se ne ricorderà, questa ferita era brutta e profonda. Me la provocò Malekith quando mi rapì. Ero andata volontariamente in contro a lui, per combatterlo. Riuscì a liberarmi dalla sua terribile prigionia correndo e dissanguandomi con le sue guardie mostruose alle calcagna. Mi nascosi nel bosco, aspettando che qualcuno con buone intenzioni mi trovasse, e così fu. Ebbi il tempo di pulire la ferita e provare a fermare l'emorragia che immediatamente tornai ad affrontarlo.» Frida si sedette di nuovo volgendo lo sguardo verso Thor.
«Racconta il vero. Malekith le percosse ancora la ferita aperta, ma Frida, nonostante fosse quasi inerme, lo trapassò con la stessa arma usata da lui stesso per provare ad ucciderla.»
«Non sono riuscita a trafiggerlo da parte a parte, però apprezzo che tu lo abbia raccontato.» disse Frida sorridendogli amorevolmente.
Steve, assieme a Tony e Natasha, guardarono Frida pericolosamente, come se volessero estorcerle una terribile confessione.
«Voglio parlare con sincerità, ve l'ho già detto. Non ho super poteri o abilità straordinarie, a parte la storia del sangue di Loki e degli occhi che vi ho già elencato...»
«Ecco, chiariamo questa storia. Cosa hanno i tuoi occhi di straordinario? Sparano raggi laser?» ironizzò Tony. Quella battuta infastidì Axel.
Frida alzò il mento e per abitudine mosse la spalla come per portarsi i capelli lunghi dietro alla schiena; «No. Possono semplicemente vedere il colore delle anime, una qualità che mi ha donato sempre Loki. Non era così terribile come ve lo ricordate voi.»
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Frida - La runa di Loki ✔️
FanfictionFrida Anderson è abituata a storie per nulla semplici, ma quella in cui Loki ne diventa il protagonista è in assoluto la più avvincente. -Questa storia altro non è che una revisione di "The girl who play with cold", se la prima versione del racconto...