La folla che si era presentata a guardare la corsa di Frida sul cavallo a otto zampe figlio di Loki era più numerosa di quanto lei potesse immaginare. E pensare che nemmeno ricordava con esattezza quanto detto o fatto la sera prima, nel locale in cui Balder le aveva proposto di andare. Sperava solo di non aver esagerato con le parole, data la gran quantità di gente accorsa lì per far il tifo. Frida si era risvegliata la mattina dopo la sua serata alcolica con un'enorme mal di testa, messo a tacere da un rimedio quasi magico che Balder le aveva offerto da bere, veterano di bevute. A dire il vero, Frida ricordava piccoli particolari di ciò che era successo dopo essere sgattaiolata via dalla locanda. Con la lucidità che tornava a riaffiorare la ragazza si rese conto di quanto era stata vicino a mettersi nei pasticci. Deglutì, le suole dei suoi stivali da cavallerizza picchiettavano contro il terreno. Camminando verso il grosso cavallo già sellato e imbrigliato, Frida ripercosse sconnesse e veloci scene di ciò che aveva fatto prima di addormentarsi.
A palazzo, nella grande e arieggiata camera di Balder, quest'ultimo e la midgardiana si erano chiusi schiamazzando di tanto in tanto, tra risate e scherzi privi di senso. L'unico movente del divertimento era l'idromele che bruciava alla bocca dello stomaco e mandava su dei conati acidi. Balder era possente, colui che teneva in mano la situazione, con le sue braccia possenti e l'espressione virile. Frida ricordava i bianchi capelli scompigliati dell'uomo troppo alto rispetto a lei, e i suoi zigomi attraenti come un dettaglio che la ragazza non avrebbe mai notato prima di allora se non in uno stereotipo di uomo così bello. Balder l'aveva accompagnata a sedere ai piedi del suo grande letto a baldacchino, costringendola ad indietreggiare sulle lenzuola di seta disfatte. Frida lo aveva guardato dritto in faccia, con le labbra semichiuse in cerca di una spiegazione, mentre Balder, camminando sulle ginocchia, tendeva ad avvicinarsi gradualmente tra le gambe della giovane. Poi si era chinato, quando Frida aveva emesso un sospiro accompagnato dal rumore della sua schiena contro la spalliera in legno del letto. Balder aveva tentato un bacio sudato e bagnato proprio con la bocca di Frida, che con un minimo di lucidità ed il cuore che le scoppiava nel petto sudato, lo aveva spinto con tutte le sue forze, non riuscendo a spostarlo; Balder, capendo immediatamente il rifiuto, non aveva esitato a scappar via dalla vicinanza con Frida. La ragazza, incredula e con le lacrime agli occhi, dovute ad una tempesta di emozioni, si raggomitolò su se stessa. Si sentiva troppo immatura per tutta quella situazione, a partire dalla sciocchezza dell'alcol al suo trasferimento ad Asgard; sentiva il bisogno di star con Loki, che quel gesto mancato con Balder lo avrebbe allontanato non di poco, e più di ogni cosa Frida voleva tornare a casa sua. Balder le aveva dato le spalle, tenendosi la testa con le mani. Poi Frida prese coraggio, e gli chiese con voce tremante:
«Che ti salta in mente?!»
Un sospiro di Balder quietò il nervosismo di Frida.
«Perdonami.»
Frida, tremante continuò: «I-io non capisco, per quale motivo ti sei accanito così con me?! Sono solo una ragazzina, cosa ci trovi in me? Fai tutto questo per dare fastidio a Loki? Lo fai di proposito?! Ti sei subito fatto bello e gentile con me, spiegami il motivo, perché io non so più di chi fidarmi in questo cazzo di posto!»
«Perché mi ricordi la mia sposa Ran.» la voce di Balder, seppur guidata da uno stato alterato che gli impediva di raccontare anche le verità più scomode, assunse un'intonazione gelida.
«Tu sei sposato?» domandò lei più calma.
«Lo ero, prima che lei lasciasse il mondo terreno...» Balder cercò di cancellare dalla sua testa la parola morte, ma ogni modo di dirlo era straziante.
«Mi dispiace.» disse la giovane abbassando gli occhi.
«Sai, era uguale a te; quando ti ho vista è stato quasi come aver davanti la sua reincarnazione, non riuscivo a crederci: gli stessi capelli ricci e scuri, gli stessi occhi castani e profondi, la stessa pelle candida, lo stesso portamento spontaneo e dolce, le stesse labbra...» gli occhi bruni difronte a lui si fecero enormi dall'imbarazzo: «Scusa se ho provato a saltarti addosso, ma con questa luce soffusa credevo di poter avere ancora una volta la mia Ran qui nel letto, ancora un'ultima volta.»
Frida cercò di evitare i suoi occhi in qualsiasi modo, mentre Balder aveva ricominciato a parlare: «Era la dea dell'oceano, di una bellezza superiore a quella di qualsiasi ninfea o sirena, una di quelle bellezze che ti rubano gli occhi. La incontrai per caso, durante una battuta di caccia. Un cinghiale corse troppo lontano dalla mia vista. Persi le sue tracce e, spaesato, mi trovai sulla riva del mare, lasciandomi il bosco alle spalle. E' stato lì che la vidi per caso, quella splendida creatura nuda, padrona delle acque. La sua attenzione si focalizzò immediatamente su di me, e da quel momento non ci lasciammo mai. La presi in sposa e poco dopo la buona nuova: era incinta di nostro figlio quando se ne andò.» un nodo alla gola lo costrinse a inghiottire prima di continuare il racconto:
«L'ira di Sturt, il signore delle terre di fuoco rovinò tutto. Per anni i sovrani del mare erano stati in conflitto con i sudditi del gigante, e quale maniera migliore per attaccare se non uccidere la regina con in grembo il proprio figlio? Non credo di riuscire a trovare le parole per descrivere il dolore che provai quando la persi per sempre, quando si tramutò in spuma di mare, ancora oggi riesco a sentire il suo profumo leggiadro nelle onde.»«Balder, mi dispiace tantissimo.» la mano sudaticcia della terrestre strinse l'avambraccio del dio, in un gesto di compassione e dolcezza.
Lei gli sorrise amorevolmente, trasmettendogli sicurezza e calore, un calore che riuscì a capire e consolare, accompagnando i due ubriachi nel sonno.Con la fronte sudata Frida ripensò a quanto accaduto e, con ansia, cercò Loki tra la mischia. Incredibile come si fosse sparsa la voce tra il popolo di quell'impresa screanzata da parte della ragazzina, con Loki in affido.
Balder le sorrise, quasi sicuramente per incoraggiarla, meno per trasmettere la sua preoccupazione. Tutti, nel profondo, sapevano che Frida non sarebbe stata capace di raggiungere il suo obbiettivo, di vincere quella scommessa per il suo ritorno a casa. Sleipnir era il cavallo più veloce che esistesse, una piccola svista, e la caduta avrebbe potuto esserle fatale. Il principe dai capelli argentei baciò su una guancia Frida, visibilmente tesa. Aveva adocchiato Thor, tra i primi in fila, con gli occhi brillanti per la rabbia di quella scelta impulsiva e l'eccitazione di chi sapeva che Frida ce l'avrebbe fatta. Frida sapeva quanto il buon Thor si fosse affezionato a lei, e ne traeva forza in quel momento, un attimo prima di montare in sella al maestoso animale.
Vestita come un vero e proprio maschiaccio, quindi, abbandonate le gonne e i corpetti tipici di quella realtà, Frida aveva acconciato i ricci in una complessa treccia fatta da una delle ancelle di Balder. Prese padronanza dell'animale, sistemandosi bene sulla sella, incastrando i piedi nelle staffe, strinse tra le mani le briglie e fece qualche prova su come tenersi in trazione durante la corsa. Quasi pronta a partire, giocherellò con l'anello d'ossidiana pensando a Loki.
«Meglio che vada a fare i bagagli allora.» quella voce con un tono alto e provocatorio fece girare di scatto Frida, con un sorriso gioioso. Ecco che lo vide, con gli occhi e con il fiato.
«Vincerai a mani basse con questo mio stallone.» le disse Loki, nessun altro modo migliore per farle capire che tutto era okay.
«Di certo saprà ascoltarmi.» rispose la ragazza, teneramente. Sarebbero passati dopo alle scuse e ai chiarimenti, per il momento, con la schiena dritta e tanto coraggio nelle mani, Frida fece fermare Sleipnir sulla riga di partenza. Accarezzò la criniera del cavallo e gli bisbigliò vicino al capo: «Adesso corri, fammi volare.»
L'animale sbuffò e poi, con uno strattone alle briglie, iniziò la corsa.
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Frida - La runa di Loki ✔️
FanficFrida Anderson è abituata a storie per nulla semplici, ma quella in cui Loki ne diventa il protagonista è in assoluto la più avvincente. -Questa storia altro non è che una revisione di "The girl who play with cold", se la prima versione del racconto...