Capitolo 9

1.6K 98 12
                                    


Un urlo nel buio, delle gelide mani lungo il suo corpo e una puzza insopportabile di incenso e sangue fecero svegliare Frida, coperta con una veste bianca e semitrasparente, legata ad una parete con delle corde strette ai polsi e alle caviglie.
Intorno e se cinque donne indossavano una tunica nera, che inghiottiva il loro volto nelle tenebre.
Il terrore la persuase, non riuscendo ad articolare nemmeno un grido d'aiuto. Tutto era buio, umido ma soprattutto sporco, illuminato soltanto da grandi torce poste in maniera concentrica intorno a lei.
Dal cerchio che le cinque streghe avevano formato una si fece avanti, tenendo fra le mani una scodella di legno con un liquido nero molto denso e cremoso all'interno.
«Eiris sazun idisi
sazun hera duoder.
suma hapt heptidun,
suma heri lezidun,
suma clubodun
umbi cuoniouuidi.» [1] Sussurrò la megera, seguita in coro dalle altre.
Frida iniziò ad ansimare, cercando di allontanare il viso da quello spettacolo, strattonando i polsi e le caviglie dalle corde pesanti e strette che le stavano escoriando le magre articolazioni. Le lunghe dita della donna si impregnarono in quel cremoso pasticcio, disegnando sulle guance e sulla fronte della midgardiana due linee parallele, mentre lei si dimenava e mugugnava.

«Lasciatemi!» Urlò strattonando violentemente le braccia, facendosi male alle spalle, attaccandosi dei capelli alla tintura nera sul suo viso. Dal cerchio uscì un'altra donna, che teneva in mano un pugnale dal manico avvolto di una stoffa rossa.
«Cosa volete farmi?!» Strillò Frida disperatamente focalizzando l'arma sporca.

«Figlie delle tenebre, saremo libere al crollo di Asgard.» Ridacchiò la donna, incidendo con la punta della lama il palmo destro della mano della terrestre, che aprì uno squarcio sanguinolento. L'accurata incisione proseguì, continuando lungo polso, ormai libero dalla corda che si era intrisa del sangue della giovane. La ferita verticale arrivò fino all'avambraccio, strappando le sporgenti vene che spiccavano nelle bianche braccia, sanguinando copiosamente, quasi in un'emorragia. Le urla di Frida erano sicuramente reperibili fino a midgard, strappandole le corde vocali, cercando di sopportare quel lancinante dolore. La donna disse parole impercettibili che Frida non capì, forse troppo terrorizzata e distratta dal dolore per comprenderle davvero. La strega la liberò da quelle corde ormai quasi strappate dalle caviglie violacee, lasciandola cadere in terra, in preda allo shock.                                                                                               

«Torna ad Asgard.» Disse autoritaria la donna con la lama insanguinata fra le mani, sporche anch'esse del rosso della terrestre, che a quelle parole si alzò in piedi, correndo per il buio bosco, fra gli alberi, dove i suoi piedi scalzi calpestarono foglie secche e muschio. Corse come un cerbiatto che scappa dal cacciatore, sporcandosi il bianco abito di sangue, che continuava a sgorgare dal suo braccio. Il dolore era l'ultima cosa che la disturbava, l'adrenalina le diede la forza di proseguire la propria fuga senza interruzioni. Con il cuore in gola e il fiato che le stava facendo esplodere i polmoni raggiunse le porte della città, che in quella situazione fu come una luce in fondo al tunnel. Si trovò fra la gente che passeggiava per le strade, terrorizzata e spaesata, accompagnata dalle voci di alcuni passanti che le chiedevo se avesse bisogno d'aiuto.
Balder la vide da lontano, correndole incontro; «Ti stiamo cercando da ore, dove eri finita? Come stai?»
L'estraneo dio parlò velocemente con tono preoccupato, stringendola a se, coprendola con il proprio mantello. Caricò Frida in groppa al suo cavallo bianco e la portò a palazzo.

Quando Loki la vide, con il viso sporco di nero e l'abito insanguinato, un nodo alla gola lo soffocò, facendogli tremare le gambe. Era terrorizzato ma allo stesso tempo felice di rivedere Frida viva, di non averla perduta per sempre.

«Come stai? Credevo di averti persa...» Il figlio di Laufey l'abbracciò forte, trattenendole la testa sul suo petto, facendo sentire alla tremante umana il battito impazzito del suo gelido cuore.
«I-io.» Balbettò Frida, interrompendosi immediatamente dopo aver incrociato gli occhi spaventati del dio del caos. Lui sorrise sereno, credendo di averla calmata, di averla fatta sciogliere con il proprio candore, ma lo sguardo di Frida si modificò terribilmente;
«Ljótu leikborði skaut fyr mik in lævísa kona.» [2].Disse come in uno stato di ipnosi, non accennando movimento delle pupille o battito di ciglia. L'espressione del dio delle malefatte si tramutò, più terrorizzata di prima.
«Come conosci la lingua asgradiana?» Chiese prendendole il viso tra le mani, pulendo con i pollici le guance nere di Frida, annerendole ancora di più. Thor si avvicinò a lei, prendendole le guance con la mano e spostandole il volto verso di lui, dubbioso e serio.
«Portatela nella sua stanza, e chiamate il padre degli dèi!» Disse ad alata voce, camminando a passo veloce. Loki la prese il braccio, a fatica. Lui era ancora debole, non aveva mai avuto i bicipiti di suo fratello, soprattutto dopo aver trascorso quasi due anni di prigionia, ma non voleva lasciarla vinta a Balder, che era già pronto a sostituirlo. Stesero Frida sul letto di Loki, lavandole il viso con acqua tiepida e disinfettando la ferita, fasciandola.

Odino arrivò di fretta, accompagnato da Thor, nella camera in cui c'erano Loki, Balder e due ancelle attente a medicare Frida.
«Per le Norne, cosa è successo?» Chiese Odino guardando la ragazza distesa a letto con lo sguardo fisso nel vuoto.
«Non lo sappiamo ancora padre, forse una maledizione.» Spiegò Thor serio.
«Ok stǫkkr þá láss af limum, en af fótum fjǫturr.» [3] Borbottò Frida, con un sorrisetto maligno alla vista del padre degli dèi. La paura più grande per i due fratelli compliciera che Odino scoprisse le vere origini della terrestre, mandando a monte tutto.
«Stregoneria...» Sussurrò Odino quasi compiaciuto, avvicinandosi al capezzale di Frida, mentre Loki si allertò subito.
«Cosa ti hanno detto?» Le chiese provocatorio il padre degli dèi. Frida si voltò verso il dio del caos, che la guardava dolcemente, dicendo; «Laufeyson guiderà la guerre delle tenebre, che avranno la loro libertà.» Scoppiando in una risata maligna, subito dopo trasformata in un pianto infastidito, guardando con occhi spaventati Loki Frida sussurrò: «Ghiacciata dentro senza il tuo tocco, senza il tuo amore, caro. Solo tu sei la vita in mezzo alla morte.»

Note:
[1] Un tempo le savie idisi
si posavano qua e là;
alcune annodavano lacci,
alcune immobilizzavano schiere,
alcune davano strappi
alle catene: sorgi dai roghi!

[2] Una donna malvagia m'ha dato un compito rischioso.

[3] e braccia e piedi si liberarono dai ceppi.

Frida - La runa di Loki ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora