Capitolo 39

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Loki portò Frida con se cercando di mantenere l'andatura veloce per tutto il percorso. Frida non disse nulla perché aveva già percepito la tensione che emanava Loki. Camminava dietro di lui, alto e con la schiena immensa avvolta dall'anima che soltanto Frida poteva vedere. Era diventata tutta rosso carminio lasciando intuire a Frida cattivi presagi.

Salirono parecchie scale all'interno di quel palazzo messo su da enormi vetrate. Frida si accorse di essere già ad un piano molto alto, ma andando via via a salire ipotizzò di trovarsi almeno al quarantesimo piano di quella sottospecie di enorme grattacelo. Ebbe un piccolo capogiro per via delle vertigini mentre, salendo le scale, lasciava cader l'occhio verso il basso attraverso i vetri. Loki la tenne per mano trasportandola con se.

Fu una camminata fatta di angoscia per via del silenzio costante insinuatosi tra loro due. Loki fece capire a Frida di essere giunti a destinazione quando le rampe di scale da percorrere furono terminate. Quella era la camera data a Loki dal Gran Maestro, all'ultimo piano di quel grattacielo. All'interno Frida non poté far altro che meravigliarsi. Il tetto alto costruiva l'enorme spazio di un ambiente unico. Le sole parti separate dal letto, il camino, un bancone pieno di bottiglie di vetro e molti altri mobili ornamentali dai più sgargianti colori erano il bagno -altrettanto spazioso- ed una ordinata cabina armadio straripante di abiti.

Frida si trascinò lentamente verso il grande letto matrimoniale di forma circolare, posizionato proprio difronte alla vetrata più imponente che mostrava una vista mozzafiato della città straordinaria. Frida si sedette ai piedi del letto ben fatto, toccando con le mani delicate le lenzuola lucide di seta rossa.

Loki le si avvicinò solo dopo aver riempito di alcol un bicchiere di cristallo, offrendolo a Frida prima di berne il primo sorso. La ragazza rifiutò scuotendo il capo mentre Loki le si sedette di fianco osservando lo stesso panorama caotico e colorato fatto solo di altri palazzi alti e navicelle che passavano tra di loro.

Frida pensò che non avrebbe più potuto trovarsi in un posto così singolare e magnifico come Asgard, ed invece sorrise in modo stanco e incredulo nel vedere il cielo grigio di Sakaar.

«Ti ospitano qui allora.» il tono di Frida suonò senza un punto di domanda.

Loki annuì bevendo ancora il suo drink.

«Lussuosa, te lo sei fatto amico.» la ragazza provò a scherzare, tenendo il peso del busto con le braccia spostate in dietro. Mostrò il profilo spesso a Loki che si accorse di come belli fossero quei capelli bruni e lucidi, lisciati in quel modo facevano apparire Frida più adulta e composta.

«Ed io? Io sono amica del Gran Maestro?»

Loki sospirò, come se non fosse ancora pronto a prendere quel discorso. Frida si innervosì, voltando il corpo verso il dio. Incrociò le gambe e prese le caviglie nude tra le mani.

«Che mi succederà? Qual è il tuo piano?»

Loki sbottò di scatto, angosciato; «Niente! Non permetterò che ti accada niente! Ho anche incontrato Thor, sta bene. Il Gran Maestro lo userà come guerriero nell'arena.»

«Non è un problema per Thor.» disse Frida meno in pena.

«Ed invece lo è senza il suo martello. Figurati che sono riusciti persino a rasargli i capelli.» raccontò Loki, sorridendo soddisfatto.

«Cosa?! No, non ci credo!» rise Frida con divertimento, volendo assaporare della leggerezza in quel discorso che consapevolmente le procurava una preoccupazione reale.

«Avresti dovuto vedere la sua faccia; lui ha detto al Gran Maestro che ero suo fratello per essere lasciato libero, ed io gli ho risposto che si ero stato adottato.»

Frida - La runa di Loki ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora